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Mateo Retegui all'Al-Qadsiah per quasi 70 milioni di euro dimostra una volta di più che l'Atalanta sbaglia qualche acquisto, come tutti, ma non sbaglia mai le cessioni. Quasi tutte quelle della sua storia recente sono infatti avvenute al massimo del valore di mercato: Hojlund, Koopmeiners, Romero. Gosens, eccetera. A occhio ci è sembrato affrettato Ruggeri all'Atletico Madrid, ma sono dettagli rispetto alla cifra che sarà incassata dagli arabi per Retegui, più del triplo di quanto l'anno scorso l'italo-argentino, già stabilmente in Nazionale, fu pagato al Genoa.
Per la soddisfazione di quasi tutti: dell'Atalanta che incassa e da una poszione di forza può fare lei il prezzo di tutti i suoi giocatori, da Ederson in giù, dell'Al-Qadsiah che da squadra sconosciuta ai più adesso potrà dire di avere il centravanti della Nazionale italiana (appena scesa dal nono all'unicesimo posto nel ranking FIFA, ma pur sempre l'Italia), di Retegui che in due anni è passato da attaccante come tanti, scaricato dal Boca Juniors e mai preso in considerazione dall'Argentina, a protagonista del calciomercato mondiale con ingaggio da 20 milioni netti all'anno, uguale (al netto delle imposte, appunto) a quello di recente concorrdato fra Haaland e il City.
Soldi che nella logica dell'Al-Qadsiah sono ben spesi: il proprietario è infatti un colosso come Saudi Aramco, cioè come in quasi tutti gli altri casi lo stato, con nessun fair play finanziario da rispettare ma con il problema non da poco di convincere le famiglie dei calciatori, per quanto strapagati, a vivere a Khobar, a 400 chilometri dalla capitale: una tranquilla città di mare, ma fuori da tutto. E infatto nonostante il budget la rosa a disposzione di Michel è modesta: qualche europeo al capolinea, come Nacho, e tanta classe medio-bassa. Niente a che vedere con i nomi delle grandi squadre di Riad.
Insomma, detto senza ironia, andare a seppellirsi lì è proprio una scelta di vita, più facile quando si è liberi (Retegui non è sposato e non ha figli), una scelta che oltretutto nemmeno mette in pericolo la maglia azzurra vista la scarsa concorrenza e la stima che Gattuso ha per lui. Di sicuro l'Italia non ha titolo per il 'signora mia, che tempi' visto che quando poteva permetterselo la Serie A aveva i migliori calciatori del mondo anche in squadre di secondo piano.
stefano@indiscreto.net
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