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Adesso che il prolungamento del contratto con il Barcellona fino al 2027, quando avrà 37 anni, è ufficiale, la storia di Wojciech Szczesny diventa ancora più incredibile. Dal ritiro annunciato a Giuntoli nell'estate 2023, con due anni di anticipo (il portiere polacco gli aveva detto di voler lasciare nel 2025, a fine contratto), all'essere messo nell'estate 2024 fuori dal progetto, per dirla in giornalistese, nonostante non pretendesse il posto fisso dopo l'arrivo di Di Gregorio. Da lì la decisione di andare in pensione con un anno di anticpo sul previsto e poi in autunno la telefonata dell'amico Lewandowski, che lo invitava a raggiungerlo a Barcellona dopo l'infortunio di Ter Stegen, senza garanzie perché il club voleva prima testare da titolare l'ex grande promessa della casa Inaki Pena. Nonostante la forma scadente e la testa lontana dal calcio, al punto di essere al mare fuori stagione, in Szczesny si è riacceso qualcosa e così ha accettato di buon grado di fare la riserva. Di fatto Flick ha puntato su di lui soltanto da fine gennaio, venendo ripagato nella Liga, poi vinta, e in Champions, chiusa in semifinale contro l'Inter. Di più: con Ter Stegen guarito nelle ultime partite Szczesny è tornato tranquillamente in panchina e da qualche giorno, comunque da prima della firma del prolungamento, è il terzo o il quarto portiere del Barcellona, dopo il capitano Ter Stegen (che però potrebbe andarsene) e l'emergente Joan Garcia comprato dall'Espanyol. Dal punto di vista tecnico non è il peggior errore fatto da Giuntoli nel suo modesto biennio in bianconero, ma da quello umano forse sì.
stefano@indiscreto.net
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