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Perché la morte di Diogo Jota ha colpito tanto anche chi non segue il Liverpool, la Premier League e il calcio portoghese? Schiacciando il tasto ‘demagogia’ potremmo dire che la commozione andrebbe riservata anche a sconosciuti morti sul lavoro e non a un calciatore, sia pure sfortunatissimo, che ha perso la vita sulla sua Lamborghini. Ma chiunque viva il calcio dalla propria nascita sa che non è soltanto un gioco, meno che mai uno spettacolo (nel caso sarebbe un brutto spettacolo, anche paragonato ad altri sport) e che i calciatori, non soltanto i campioni come Diogo Jota, rappresentano la parte più pura di noi. La morte nel fiore degli anni, degli Astori e dei Meroni, dei Curi e dei Foè, è anche un po’ la nostra.
Quante squadre di Serie A si stanno riempiendo di calciatori bolliti, da Arabia che però paga meno? Molte più del solito, dimenticata la retorica sui giovani che segue ogni fallimento della Nazionale, con l’aggravante di una critica (…) che si è inventata gli instant team. Ovviamente non è che i direttori sportivi siano autolesionisti, è anzi vero il contrario: i cosiddetti cicli durano ormai un anno, al massimo due, con rarissime eccezioni e in Italia nessuna dopo le partenze di Gasperini e Inzaghi da Atalanta e Inter. Si va verso situazioni tipo basket, con roster ribaltati di continuo e tutti provvisori, I giovani meglio che li formino altri.
I 90 anni di Osvaldo Bagnoli, arrivati poco dopo i 40 dello storico scudetto del suo Verona, sono il pretesto per ricordare come giocasse quella squadra, andando oltre una certa narrazione del personaggio Bagnoli, che spesso lo sminuisce e lascia ai posteri l’immagine di un catenacciaro che parlava in dialetto milanese. Colpa anche delle formazioni date dall’1 all’11, che ispirano a chi non c'era gli articoli storici più strampalati. In realtà quello di Bagnoli era un 4-4-2 che potremmo definire all’inglese, con due attaccanti-attaccanti con caratteristiche però diverse fra di loro (Elkjaer e Galderisi, per non dire gli Skuhravy-Aguilera del Genoa) ed esterni capaci di cambiare pelle: Marangon era un difensore soltanto per gli almanacchi, di fatto era l’esterno sinistro di un 3-5-2 che a centrocampo vedeva Fanna, Volpati, Di Gennaro e Briegel, oltre che lui, e in difesa, davanti a Garella, Fontolan e Ferroni a marcare e Tricella a costruire. Il famoso ‘Il terzino faccia il terzino’, che fa tanto calcio pane e salame, faceva parte del personaggio Bagnoli ma non dell’allenatore Bagnoli, che per quasi un decennio, visto che il suo Verona era nato nel 1981 in B e sarebbe morto nel 1990 con una incredibile retrocessione, diede lezioni di calcio con gli scarti delle grandi.
Gli eredi di Silvio Berlusconi si sono finalmente, finalmente dal loro punto di vista, liberati del Monza, ceduto al fondo statunitense Beckett Layne Ventures, che ha come uomini per l’Italia Mauro Baldissoni e Nicolas Burdisso, con un Galliani inevitabilmente diretto verso l’uscita o una carica onorifica. Si può quindi dire, in un certo senso, che i Berlusconi si siano liberati di Galliani. Poi non si capisce come un fondo USA possa pensare di guadagnare da una realtà retrocessa in B che negli ultimi 7 anni è costata alla Fininvest circa 200 milioni e che è schiacciata geograficamente non soltanto da Inter e Milan ma anche dall’organizzata (e soprattutto identitaria) Atalanta e dal Como no limits, però fare meglio della fallimentare, anche perché sentimentale, gestione Galliani (il Monza attuale ha 13 giocatori in rosa…) non dovrebbe essere difficile.
stefano@indiscreto.net
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