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Lautaro contro Thuram© Inter via Getty Images

Lautaro contro Thuram

L'uscita di Juventus e Inter dal Mondiale è per i bianconeri l'inizio di due mesi di cantiere e per i neroazzurri di due mesi di tutti contro tutti, mentre Inzaghi potrebbe essere considerato il miglior allenatore del torneo...

17 ore fa

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Inter e Juventus hanno chiuso il loro Mondiale agli ottavi di finale e magari adesso gran parte dei loro tifosi si unirà al coro di chi rimpiange il fantomatico bel calcio di una volta, forse perché non lo ricorda o non lo ha mai visto. O magari non sa contare i minuti di impiego effettivo... Il tabellone dei quarti è del tutto degno di una Champions League, oltretutto di una Champions quadriennale e non inflazionata come quella UEFA, ma non ditelo a chi preferisce Milan-Lecce e Napoli-Verona, chidendo una settimana senza impegni per prepararle al meglio e battere così la pirateria che uccide il calcio. 

Sarebbe comunque sbagliato dire che Juventus e Inter escono allo stesso modo dal torneo, perché la squadra di Tudor lo ha fatto dignitosamente con il Real Madrid, difendendo brerianamente una sconfitta in mezzo all'autolesionismo aziendalista (Vlahovic in panchina per 90') di Tudor e rimanendo un grande cantiere con tutti intercambiabili, dove gli introiti del Mondiale verranno bruciati per un qualunque mezzo giocatore, purché sia nuovo e dica cose da Juve (ma in cosa sono diverse da quella da Barcellona o da Gent?). 

Se la Juventus è sembrata la quasi-Juventus del resto della stagione, molto peggio è stata invece l'Inter, soprattutto come ambiente. E quanto avvenuto dopo la sconfitta con il Fluminense, giocando soltanto un tempo, ha dimostrato che lo spogliatoio sarebbe esploso a prescindere dal risultato. Non a caso Marotta si è premurato di indicare al popolo il destinatario dello sfogo di Lautaro Martinez: un indolore Calhanoglu, indolore visto che è il primo della lista dei partenti, invece del più pesante Thuram, quello che negli ultimi mesi ha avuto il crollo di rendimento e di atteggiamento più evidente. Saremo all'antica, ma il cambio di pettinatura è sempre un segnale che non mente.

La caotica situazione interista, con il circo dei like e dei commenti di parenti e amici, ha poco a che fare con la finale di Monaco, preparata male (anche da Inzaghi) ma raggiunta con prestazioni eccezionali, e molto con la scarsa accettazione di Lautaro Martinez come leader, oltretutto leader quasi nominato dalla società. Un grave errore di Marotta, che può sbagliare i giocatori ma sulle scelte di spogliatoio e di ambiente, anche dolorose, anche contro il parere dell'allenatore (Conte era disponibile a riprendersi Icardi...) ci ha sempre visto giusto. 

In mezzo a questa faida di fine ciclo l’incolpevole Chivu, in America salvato dall’esperienza di ex calciatore e che per il momento viene rispettato, cosa non scontata visto il curriculum di 13 partite in Serie A, e un Inzaghi che finora si è dimostrato il miglior allenatore del Mondiale, senza dimenticare i mini-rinnovi che lo facevano impazzire e quei discorsi del tipo ‘a fine stagione ci metteremo intorno a un tavolo’. Invece il tavolo lo ha rovesciato lui, facendolo sapere con largo anticipo (ma questa è un'altra storia). Il bello è che l’Inter viene da una ottima stagione, che però i suoi protagonisti hanno venduto male. Fin troppo fafile prevedere che nella prossima non ci saranno tutti quelli che secondo Lautaro Martinez e il gruppo degli italiani si sono troppo gestiti, per usare un eufemismo, pensando al loro futuro invece che a un presente che rischia di non esserci più (a meno che due finali di Champions in tre anni siano la normalità). da Thuram a Calhanoglu a Pavard. Ma vendere bene chi ha il cartellino VENDESI in fronte e nessuna voglia di andare in Arabia è sempre difficile. 

stefano@indiscreto.net

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