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Il primo vero Mondiale per club arriva insieme ai 70 anni di Michel Platini, che se fosse riuscito a diventare presidente della FIFA lo avrebbe probabilmente impedito, o per lo meno lo avrebbe impedito con questa formula e queste modalità di qualificazione inventate in corso d’opera. Non lo sapremo mai, visto che l’ex fuoriclasse di Francia e Juventus ha passato gli ultimi 10 anni a difendersi da accuse poi rivelatisi infondate, con una carriera dirigenziale stroncata e adesso impossibile da riprendere, visto che fra l’altro lui non ne ha nemmeno voglia. Gli errori politici enormi non sono mancati: dal sostegno molto francese al Qatar al fair play finanziario, dall’allargamento dell’Europeo a 24 squadre alla creazione di Infantino, forse il peggiore di tutti. Ma al vertice della FIFA ogni appassionato di calcio avrebbe voluto vedere Platini. Quanto spreco.
L’Inter in Serie C, adesso dopo l’esclusione della SPAL è ufficiale. Nopn è stata retrocessa per colpa di Simone Inzaghi, al quale nelle ultime settimane viene data la colpa di tutto. Sarà lì con la sua seconda squadra, appena formata da Marotta: i nerazzurri giocheranno quindi nello stesso campionato della Juventus Next Gen e dell’Atalanta Under 23, e la domanda più ovvia è se ci sia qualche possibilità per il Milan Futuro appena retrocesso, con la Serie D che rende ancora più assurdo un progetto secondo noi già discutibile in Serie C. Con poche eccezioni in tanti (prossimo arrivo la Roma) stanno notando che la Serie C non forma campioni ma è una discreta miniera di plusvalenze, appiccicando il marchio del grande club a un ragazzo che nella SPAL avrebbe tutt’altro prezzo. Il Milan, dunque. In teoria potrebbe starci, perché il limite di seconde squadre in C è attualmente di quattro, quindi con un girone che ne avrebbe due. In pratica però è quasi impossibile, perché la strampalata (ma sarà vera?) iscrizione del Brescia di Cellino, ormai scomparso, alla C, mette in prima fila per i ripescaggi il Ravenna che ha come vicepresidente Ariedo Braida, buon amico di Cellino. Se Cellino non avesse fatto niente il posto del Brescia, da regolamento, sarebbe toccato a una retrocessa, quindi il Caldiero Terme. Ma fino alla compilazione dei calendari il Milan Futuro può ancora sperare nei fallimenti di altri, al di là del fatto che il progetto (quale?) andrebbe avanti anche in Serie D. Rimane incomprensibile, a chi non è cultore di cavilli regolamentari, come mai retroceda chi ha perso il playout contro una squadra scomparsa.
L’addio di Silvio Baldini al Pescara, subito dopo la promozione in B e con le solite motivazioni vaghe (“Non sento più la magia”) ha sorpreso tutto tranne i suoi cultori, abituati a scelte spesso andate contro la convenienza finanziaria del momento, e a una mai troppo lunga lontananza dalla Toscana. Insomma, per stupire davvero Baldini dovrebbe andare ad allenare in Arabia… Al netto della retorica sugli uomini veri e sugli uomini finti, usata spesso per scrivere di amici e nemici, Baldini fondamentalmente è sempre stato bene soltanto a casa sua ed è per questo che nessuna delle sue tante (Chievo, Brescia, Palermo due volte, Parma, Lecce, Catania, Vicenza, Perugia, Crotone e appunto Pescara) esperienze fuori dalla Toscana è durata più di un anno. Lo avremmo visto molto bene sulla panchina di un Empoli da promozione in Serie A, ma Corsi ha già ingaggiato Pagliuca che per molti versi è un mini-Baldini.
Sta facendo molto discutere (per modo di dire) il modo in cui Gigi Buffon sta interpretando il ruolo di capodelegazione della Nazionale: non solo ex campione carismatico e indiscutibile come erano Riva (la cui esatta carica era un'altra) e Vialli, con il compito di tenere unito l’ambiente e far andare i giocatori nella stessa direzione, ma sorta di frontman delle decisioni di Gravina, che da politico navigato ha già indicato ai media il colpevole dell’eventuale fallimento di Gattuso. E nel caso Gattuso facesse bene, per lo meno andando al Mondiale, il presidente della FIGC si riprenderebbe la scena. Avesse davvero voluto riprendere Mancini sarebbe passato sopra al consiglio di Buffon, indicandogli la porta di uscita, e così con il Mourinho che sarebbe stato spinto dall’Adidas, come scrive Repubblica. Inaomma, saltato il Ranieri condiviso uno valeva l’altro: tanto vale cavalcare questa retorica del 2006, degli uomini veri (quelli di Euro 2020 erano finti?), dell’attaccamento alla maglia. Tanto, comunque vada, non sarà Gravina ad andarsene.
stefano@indiscreto.net
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