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Situazione Gravina ma non seria© LAPRESSE

Situazione Gravina ma non seria

Un presidente votato da tutti, il rifiuto di Ranieri e il mercato di Pisacane

4 giorni fa

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La crisi della Nazionale, come immagine e come sostanza, dovrebbe in teoria mettere a rischio la poltrona di Gravina al di là di un altro Mondiale visto da casa che per il momento è soltanto uno scenario. Però la politica sportiva è cosa diversa dai social network e il presidente della FIGC e del miracolo Castel di Sangro la frequenta dalla metà degli anni Novanta, da consigliere di Nizzola, quando Spalletti aveva appena iniziato ad allenare l’Empoli. Se tutte le componenti hanno votato per Gravina (98,68% dei delegati, sia pure con il peso assurdo dato alla LND), con soltanto qualche dissidente isolato alla Lotito, significa che l’era Gravina può terminare soltanto con sue dimissioni. E non le darà mai, come dimostra il modo in cui Spalletti è stato dato in pasto a media e popolo senza nemmeno avere la certezza sul nome del suo successore. Avanti con Gravina e con chi per giustificare i suoi fallimenti si inventa il calcio di strada, sport sconosciuto a Yamal (primo cartellino con il Barcellona firmato a 7 anni), a Bellingham (firma con il Birmingham a 7 anni) e anche allo spauracchio Haaland (nell’academy del Byrne a 5 anni).

Claudio Ranieri preferisce fare il consigliere alla Roma che il commissario tecnico dell’Italia: la perdita di fascino della Nazionale, ma anche del calcio per nazionali, è tutta in questa scelta incomprensibile ai più visto che i Friedkin gli avevano dato il via libera per il doppio incarico. Certo per un allenatore, o ex allenatore come si considera Ranieri (situazione da ricontrollare alla prima contestazione nei confronti di Gasperini), rifiutare la convocazione in azzurro è ancora più strano che per un calciatore. Stranissimo se si considera che Ranieri viene sì identificato con la Roma ma non è un personaggio divisivo per le altre tifoserie, senza contare poi il fatto che sarebbe arrivato dopo due anni azzurri disastrosi e quindi fare meglio sarebbe stato quasi scontato, senza bisogno di entrare in zona Leicester. Chi conosce bene Ranieri dice che l’unica esperienza che davvero lo ha traumatizzato, fra quelle conclusesi male, è stata quella da allenatore della Grecia e non soltanto per i risultati disastrosi (perse in casa con le Far Oer…) e le contestazioni. Ma non ci sembra una spiegazione sufficiente.

Mai come nel 2025 il mercato che conta è quello degli allenatori, l’unico che fa sognare i tifosi di squadre piene di giocatori invendibili prima ancora che incedibili. E così è molto curiosa la storia di Fabio Pisacane, nominato allenatore del Cagliari dopo tre anni da tecnico del settore giovanile. Se al posto del Cagliari ci fosse stato un grosso club, di quelli con tifosi che militarizzano i social network, saremmo già qui a parlare di maestro, di predestinato, di innovatore, ma sfortunatamente non sappiamo se Pisacane sia tutte queste cose: di sicuro al Cagliari ha lavorato bene, vinto l’ultima Coppa Italia Primavera e conquistato la fiducia di Giulini, che lo ha preferito sia a Nicola sia a Vanoli, andando anche contro le idee del suo direttore sportivo. In tutto questo il mistero è Nicola: cosa dovrebbe fare di più per aprire un ciclo in un qualsiasi posto? Vista la situazione e i vari rifiuti (mentre stiamo scrivendo queste righe è arrivato il no di Pioli…) potrebbe anche guidare la Nazionale.

stefano@indiscreto.net

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