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Due anni di brutta Italia© Getty Images

Due anni di brutta Italia

Uno Spalletti già esonerato ha chiuso la sua avventura azzurra battendo la Moldova 2-0 e salutando con tanti rimpianti. Di questo periodo rimarrà pochissimo, questo l'unico aspetto positivo... 

3 giorni fa

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In un clima di rara mestizia si è chiuso a Reggio Emilia un brutto biennio della Nazionale. Quasi in silenzio il pubblico ha seguito la fine dell’avventura azzurra di Luciano Spalletti: con il 2-0 alla Moldova, gol di Raspadori e Cambiaso, il bilancio dell’allenatore del terzo scudetto del Napoli è di 24 partite con 12 vittorie, 6 pareggi e 6 sconfitte. Una grande notte, quella della vittoria in trasferta con la Francia, un po’ di tran tran e qualche enorme delusione, su tutte il modo in cui è stato affrontato Euro 2024.

Inutile però analizzare il passato, visto quanto è pesante il presente: la goleada con la Moldova non è arrivata ed anzi la squadra di Clescenco ha avuto almeno quattro grosse occasioni per battere Donnarumma, solo un suicidio della Norvegia potrebbe far perdere ad Haaland e compagni la qualificazione diretta al Mondiale. A proposito: questo presunto Brasile del 1970, di cui gli esperti di calcio internazionale (ma come possono vedere tutto? Basta sommare le partite di due campionati e la settimana è finita) conoscevano la grandezza da sempre, ha battuto a fatica l’Estonia con un gol di Haaland…

Tornando all’italia di Reggio Emilia, biusogna dire che mai si era vista una Nazionale guidata da un commissario tecnico esonerato: un triste record, oltre che una colpa supplementare di Gravina, e ancora più triste è che non si sia vista questa grande differenza con altre partite azzurre degli ultimi tempi. A questo punto la soluzione più logica sembra quella di Ranieri, perché nessuno può inventarsi i giocatori ma qualcuno, come appunto Ranieri, può migliorare dalla sera alla mattina l’ambiente della Nazionale che sarebbe la base da cui ripartire visto che Spalletti non ha mai lasciato a casa Yamal e Bellingham. Non guasta il bonus mediatico di cui gode e godrà Ranieri, decisivo quando i dirigenti, da Gravina a Buffon, si defilano lasciando che il popolo chieda la testa del ct. È un contesto difficile in cui l’allenatore deve fare la differenza e, come Spalletti ha onestamente ammesso a caldo, lui la differenza non l’ha fatta. Né a livello tecnico né soprattutto a livello psicologico: conquistare la qualificazione al Mondiale sarà più facile che riconquistare gli italiani. 

stefano@indiscreto.net

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