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La Champions di Donnarumma e Luis Enrique© LAPRESSE

La Champions di Donnarumma e Luis Enrique

Nella finale di Monaco il PSG ha dominato l'Inter oltre ogni aspettativa, in una serata in cui nella squadra di Simone Inzaghi hanno deluso tutti...

2 giorni fa

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Il PSG ha vinto la prima Champions League della sua storia stradominando l’Inter in una finale senza storia fin dall’inizio, con una superiorità fisica, tecnica e tattica che supera qualsiasi analisi. Anche restringendola, l'analisi, alla sola Champions di quest’anno, dove entrambe sono arrivate in finale in maniera faticosissima, come è logico: il PSG nel girone e nell’ottavo con il Liverpool, l’Inter nel quarto con il Bayern e nella semifinale con il Barcellona. A sorprendere non è stato il nome della squadra vincitrice, ma l’imbarcata (il 5-0 mai si era visto in una finale di Champions) di un’Inter che era in formazione tipo e che ha avuto zero da alcuni suoi uomini simbolo: Dimarco, Calhanoglu e Lautaro Martinez i peggiori in una serata in cui non si è salvato nessuno, a partire da Simone Inzaghi che per la prima volta in carriera ha fallito l'approccio psicologico a una grande partita. Qualche volta aveva perso (come con il Manchester City due anni fa), tante volte aveva vinto, ma semprte aveva tirato fuori il massimo dalla sua squadra.

Inzaghi da questa delusione può ripartire con una squadra ringiovanita o prendere il pretesto per salutare dopo quattro anni eccellenti, facendo spendere al club meno della concorrenza italiana e a maggior ragione di quella europea. La seconda finale di Champions persa in carriera, ma anche la seconda a cui arriva in tre anni (una cosa clamorosa, in mezzo al disfattismo cosmico sulla Serie A), la quarta per Marotta e in tutti e quattro i casi (Barcellona, Real Madrid, Manchester City, PSG) rispettando il pronostico. Poco dopo la morte di Ernesto Pellegrini, la cui Inter la Coppa dei Campioni l’ha giocata soltanto una volta (altri tempi visto che la giocavano soltanto le vincitrici dei campionati), la chiusura di questo ciclo nerazzurro, con Marotta che prima del Mondiale dovrà prendere decisioni drastiche visto che il calo è evidente da mesi ed è stato interrotto soltanto dalla prestazioni eroiche con Bayern e Barcellona. Cinque gol non cancellano quattro stagioni e nemmeno una Champions con una finale raggiunta con una squadra che ha giocato vicina ai propri limiti, per questo la palla in questo momento è sui piedi di Simone Inzaghi, che ha ancora un anno di contratto e stando a chi lo conosce bene nessuna voglia di pensione, sia pure dorata, in Arabia. Ma il 5-0 è una botta e potrebbe cambiare convizioni consolidate. Discorsi prematuri ma non troppo, visto che la scorsa settimana di mercato ha insegnato a usare di più il condizionale e che questa finale non è stata una partita come le altre.

Dalla parte del PSG il coronamento di un sogno iniziato 14 anni fa e costato cifre incredibili ai qatarioti, anche nella scorsa estate quando dopo l’addio Mbappé è partito il mitico progetto: che in realtà è consistito nei soliti acquisti a prezzi assurdi (ma tutti decisivi: da Doué a Pacho, da Joao Neves fino a Kvaratskhelia preso a gennaio e quindi campione d’Italia e d’Europa) e nella piena fiducia in Luis Enrique, al suo secondo anno al PSG e alla sua seconda Champions vinta ma con una pelle diversa rispetto al Luis Enrique del Barcellona. Costruttore di una squadra basata su un pressing ragionato, che ha messo in difficoltà anche Sommer, e su contropiedi di gruppo: comunque una squadra, non una collezione di figurine. Una squadra che ha lottato molto, perché il percorso in Champions non è stato da predestinati, ma in questo momento non ci sono suoi tifosi che rimpiangono Messi e Neymar.

Un PSG che è stato portato in finale da Gigio Donnarumma, con i rigori parati al Liverpool e le parate pazzesche contro l’Arsenal: con l’Inter il portiere della Nazionale ha fatto quasi da spettatore, per arrivare al punto più alto della carriera insieme all’Europeo con l’Italia di Mancini. Le patenti di ‘migliore del mondo’ in ogni ruolo vengono distribuite con facilità, in base all’ultima partita, anche per Luis Enrique che è lo stesso Luis Enrique che l'anno scorso con il PSG in Champions fu impacchettato da Terzic e che quest'anno stava per essere buttato fuori nel girone, ma a 26 anni Donnarumma ha già fatto una carriera incredibile. Di sicuro il calcio italiano ha almeno un fuoriclasse, e non da oggi, insieme a tanti ottimi giocatori: la retorica dei poveretti è davvero degna di miglior causa. Tornando alla Champions, il bilancio di questa prima vera stagione da campionato d’Europa (il progetto poco segreto è che fra due anni le 8 partite sicure del megagirone diventino 10 o 12) è più che positivo: anche in questo caso il calcio di una volta, quello che nessuno vedeva, non è da rimpiangere.

stefano@indiscreto.net 

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