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Ingaggiando Allegri il Milan ha compiuto la scelta più logica, con il più affidabile degli allenatori attualmente sul mercato che non a caso era la prima o la seconda scelta di tanti, tranne ovviamente che della Juventus. Una scelta alla Tare, che a qualche tifoso rossonero potrà sembrare una minestra riscaldata, per non parlare di chi vuole il fantomatico ‘progetto’, ma che con il senno di prima, non della classifica nella prossima primavera, è la migliore per far funzionare una buonissima rosa che con pochi ritocchi potrebbe diventare da scudetto, in un calcio italiano dove la classe medio-alta si è allargata e vale quasi tutto. Per Allegri una rivincita su Elkann e Giuntoli, ma anche sui media che vanno dietro al primo maglioncino nero che li conquista con calcio relazionale, fluidità, gegenpressing, eccetera. Ritrova un Milan peggiore di quello in cui arrivò nell’estate 2010, fortemente voluto da Galliani ma non da Berlusconi, ma migliore di quello lasciato nel gennaio 2014 per fare posto all’intuizione (sbagliata) Seedorf. Un cavallo vincente, Allegri, per usare le sue metafore, alla peggio un cavallo che fa la corsa più logica.
Il nuovo inizio di Allegri coincide non a caso con la fine di Giuntoli alla Juventus, a due anni dal suo arrivo sulle ali dello scudetto di Spalletti e a uno dal brutto addio all’allenatore livornese. Il direttore tecnico non ha pagato soltanto la cattiva stagione sportiva, comunque salvata dal quarto posto da Champions, e gli acquisti sopravvalutati anche se nessuno fra Douglas Luiz, Koopmeiners e Nico Gonzalez sarebbe con cifre inferiori considerato un bidone, ma la contradditorietà, per non dire la confusione, di molte operazioni soprattutto in uscita, da Kean a Huijsen. Sponsor prima di Thiago Motta e poi del traghettatore scontento Tudor, Giuntoli non ha comunque avuto colpe nella fallimentare operazione Conte, al quale i segnali bianconeri erano arrivati da Chiellini, ma il suo tempo era comunque finito. E sarebbe finito anche con Conte.
A proposito dell’allenatore campione d’Italia, cosa gli ha fatto cambiare idea? Perché fino alla festa scudetto compresa si era ben guardato dal dire che avrebbe rispettato il contratto fino al 2027 (che non è un dettaglio) con il Napoli, al punto che molti tifosi napoletani avevano già preso l'addio con il giusto distacco. Non può essere stato folgorato dalla città, visto che non l’ha scoperta ieri, e nemmeno dalla prospettiva di gestire un De Bruyne in modalità vecchia gloria e che tatticamente con il calcio di Conte c’entra poco. Già più credibile è il discorso ingaggio che dagli attuali 6 milioni netti più bonus dovrebbe arrivare a 9, o quello del mercato super che De Laurentiis gli avrebbe promesso. Non è da trascurare l'influenza della moglie Elisabetta, pur essendo lei di Torino. Da conoscitori di Conte filtra e arriva un’altra verità: Conte sa che ripetere un campionato come questo a Napoli sarà difficilissimo, ma già dai primi contatti nella Juventus non ha visto chiarezza su strategie, obbiettivi, organigramma societario (da non dimenticare Calvo, che aveva un rapporto diretto con Elkann, che andrà all’Aston Villa, e di fatto sarà sostituito da Chiellini), area tecnica visto che Comolli è un dirigente bravo ma anche uno che entra nel merito delle scelte degli allenatori. Insomma, non c’erano i margini, anche per via della Champions che non è mai stata la sua specialità, per incidere alla Conte. Anzi il rischio di un flop era dietro l'angolo. Meglio il rapporto diretto, sia pure freddo, con De Laurentiis.
Il Brescia è in Serie C, ma la Serie B intesa come campionato è tutt’altro che salva al di là dei verdetti nel momento in cui scriviamo (Frosinone salvo, spareggio Salernitana-Sampdoria). I 4 punti, degli 8 totali della squalifica, da scontarsi in questa stagione, dicono il club di Cellino ha poche speranze, ma in realtà l’accordo con l’Agenza delle Entrate raggiunto da Cellino per versare la somma che il mitologico Alfieri Group si era inventato potrebbe influire sul verdetto d’appello che è previsto prima dello spareggio (15 e 20 giugno). Ma il terzo gradi della giustizia sportiva sarà inevitabilmente dopo, senza contare TAR e Consiglio di Stato. In ogni caso chi rimarrà con il cerino della C in mano ha pronta un’estate di ricorsi. Poi il proverbiale marziano da otto anni si chiede cosa importi del Brescia a un tifoso del Cagliari che vive fra Miami e Londra, se lo deve gestire in questo modo.
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