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Dopo Parma-Napoli e Lazio-Inter si può dire, con il senno di poi che sta alla base di tutto, che nella corsa a perdere questo scudetto l’Inter è riuscita a perderlo un po’ più del Napoli e un po’ meno dell’Atalanta, tre squadre di livello simile che a gennaio inspiegabilmente non hanno fatto quello sforzo, anche con un paio di prestiti mirati, per giocarsi ogni chance. Nel caso dell’Inter, l’unica delle tre in corsa su più fronti anche dopo gennaio, lo sforzo sarebbe stato da fare come minimo per una terza punta, ma sarebbe riduttivo parlare solo di questo in un campionato che si vincerà a 82 punti: 12 meno dell’Inter dell’anno scorso, 8 meno del Napoli di due anni fa, 4 meno del Milan di Pioli, 9 meno dell’Inter di Conte, eccetera. Per trovarne uno assegnato a 82 punti, quindi con tanti rimpianti da parte dei secondi, bisogna tornare al Milan di Allegri e all’Inter di Mourinho. Al nostro discorso tagliato con l’accetta dobbiamo però aggiungere che la classe media della Serie A di oggi è molto meglio rispetto a quella del passato e che sulla spinta delle proprietà straniere migliorerà ancora.
Il rigore del 2-2 segnato da Pedro ha fatto discutere due giorni prima che venisse assegnato, vista la designazione di Marco Guida al VAR. Lo stesso Guida in passato al centro di polemiche (anche per decisioni pro Inter, fra l’altro) e che poche settimane fa aveva spiegato che lui e Maresca, arbitri napoletani, a causa delle pressioni ambientali hanno scelto di non arbitrare il Napoli anche se i regolamenti adesso hanno abbattuto (giustamente, visto che il tifo pro o contro le tre grandi è geograficamente trasversale) qualsiasi limitazione. Insomma, una designazione teoricamente corretta ma praticamente senza senso visto che nei fatti questo nuovo corso ha trovato applicazione pochissime volte. La fortuna di Guida è che il fallo di mano di Bisseck fosse evidente, senza contare l’aspetto politico più volte sottolineato: il Napoli e la Lazio sono gli unici club di un certo livello a non avere eletto Gravina e Simonelli.
A proposito di campionati buttati via, quello dell’Ajax di Francesco Farioli non scherza visto che si è fatto rimontare 10 punti in 4 partite prima dell’ultima giornata che ha consegnato il titolo della Eredivisie al PSV. Di sicuro Farioli e i suoi maglioni neri, indispensabili nel guardaroba dell’allenatore da progetto, non si sono dimessi per il campionato buttato, sorprendendo la dirigenza dell’Ajax. Ufficialmente Farioli lascia per imprecisate divergenze di vedute, in realtà questo è un giro buonissimo per allenare un club di nome in Italia, con le caselle ancora vuote di Juventus, Milan e Roma, solo per andare sul sicuro, in attesa della ‘decision’ definitiva, dopo l’ammorbidimento degli scorsi giorni, di Gasperini in merito al suo ultimo anno di contratto con l’Atalanta. Di sicuro al di là dei moduli (all’Ajax chiunque deve giocare con il 4-3-3 almeno formale) fra gli emergenti Farioli è quello che ha una maggiore caratterizzazione difensiva, figlia anche delle situazioni in cui si è trovato all’Ajax e di un pressing alto che per intensità ricorda quello di Gasperini.
Il caso Sampdoria, che poi è il caso Brescia, ci dice che non può esistere estate senza la Serie B nell’incertezza totale, anche se a questo giro le colpe delle istituzioni sembrano limitate, visto che la Covisoc già da mesi aveva messo nel mirino il Brescia di Cellino per versamenti IRPEF irregolari (ma formalmente regolari, perchè la cessione del credito di imposta è ammessa: il punto è che quei crediti erano inesistenti) e che la risposta tardiva è stata colpa dell'Agenzia delle Entrate. In breve, giovedì il Brescia rischia 4 punti di penalizzazione che lo porterebbero alla retrocessione diretta in C insieme a Cittadella e Cosenza. Situazione di cui beneficerebbero la Sampdoria, che nel nuovo scenario dovrebbe giocarsi il playout con la Salernitana, e ovviamente il Frosinone che sarebbe salvo. Di sicuro non si può disputare un playout senza sapere se le squadre che lo giocano siano quelle giuste, quindi fra i vari gradi di giudizio si può pensare che si vada a metà giugno, se va bene. Tutti sono consapevoli del delirio di ricorsi che si potrebbe abbattere sulla B e anche della soluzione più probabile: in pratica allargamento a 22 squadre, salvando direttamente Frosinone, Salernitana e Sampdoria, più il Brescia con l’asterisco. E il rischio di ritrovarsi una B, nella realtà con le sentenze definitive, a 21 squadre. Una specie di riedizione, con altre cause scatenanti, del caso Catania dell’estate 2003 che portò al blocco delle retrocessioni (e al salvataggio del Genoa dalla C, fra parentesi), con allargamento della categoria addirittura a 24 squadre. Dietrologia 1: il Brescia è in vendita e non da oggi. Dietrologia 2: per la B perdere la Sampdoria sarebbe un danno enorme.
Il Milan non farà ricorsi per la retrocessione in Serie D di Milan Futuro, avvenuta totalmente sul campo. Anche perché questa debacle, materializzatasi dopo la sconfitta con la Spal nei playout, sarà con ogni probabilità cancellata dai vari fallimenti di questa agonizzante categoria e dai relativi ripescaggi. Questo non toglie che Milan Futuro rappresenti un altro fallimento dell’Ibrahimovic dirigente: la rottura tecnica con Abate, forse anche per la gestione del poco promettente figlio Max, mettendo Bonera al suo posto, quella dirigenziale con D’Ottavio sostituito con un Kirovski totalmente a digiuno di Serie C, poi l’esonero di Bonera per giocarsi tutto con Oddo. Il tutto in mezzo a quasi 15 milioni spesi in meno di un anno e alla presunzione di giocarsela soltanto con i ragazzi in un campionato di professionisti. Ragazzi oltretutto spesso privati dei migliori di loro, da Camarda a Liberali a Jimenez a Bartesaghi, giustamente convocati in prima squadra nel momento del bisogno.
stefano@indiscreto.net
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