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Massimo Moratti compie oggi 80 anni, compleanno importante per un uomo che è stato grande protagonista del calcio italiano per quasi vent’anni, dal 1995 quando rilevò l’Inter da Pellegrini al 2013 quando ne vendette la maggioranza a Thohir. Ricorrenza giustamente celebrata con interviste e rivelazioni fuori tempo massimo, ma questa è una rubrica di attualità calcistica e quindi riportiamo tutto al presente, visto che ‘Come l’Inter di Moratti’ è un’espressione ormai di uso comune e che non suona esattamente come un complimento, significando non soltanto grandi spese, perché i soldi li hanno spesi e li spendono in tanti, ma anche confusione a livello dirigenziale, con decisioni incoerenti che rendono inefficaci anche le scelte giuste. In questo senso Juventus e Milan di oggi sono come l’Inter di Moratti, il che non significa perdere sempre (Moratti ha alzato 16 trofei, dalla Champions in giù) ma fare peggio del proprio potenziale. Non c’è insomma alcun DNA, anche se ai tifosi di tutte le squadre piace sentire cose del genere, ma dirigenti bravi e dirigenti scarsi, con gradazioni intermedie e il caso limite di nessun dirigente.
Lo spettacolo dell’Olimpico pieno per Bologna-Milan non deve far dimenticare che si è trattato della finale di Coppa Italia meno vista in televisione da quando si è tornati alla finale in gara unica, cioè il 2008, quando sempre all’Olimpico la Roma di Spalletti sconfisse l’Inter di Mancini. Da allora risultati altalenanti, dalle vette di Inter-Roma 2010 (11,6 milioni di telespettatori, con Mourinho a battere Ranieri) fino appunto a Milan-Bologna che ha coinvolto 6,5 milioni di persone. Facile dire che è colpa del Bologna, squadra il cui tifo è quasi tutto in una sola area geografica, ma questo non spiega i 10,2 milioni di Juventus-Lazio 2020. Forse bisogna andare alla macrotendenza degli ascolti televisivi dello sport in calo, al di fuori dei grandi eventi, e dello sport dal vivo in crescita. Non è in fondo una cattiva notizia.
Una cattiva notizia è invece la conferma che del Mondiale a 64 squadre si stia parlando seriamente, visto il presidente della CONMEBOL, Alejandro Dominguez, ha chiesto alla FIFA di allargare il campo dei partecipanti già dall’edizione monstre del 2030, con 6 nazioni coinvolte. A questo punto Argentina, Uruguay e Paraguay (non a caso Dominguez è paraguayano) potrebbero non accontentarsi più delle briciole… Con tante partite insulse che si vedono il problema non sono certo due settimane di Mondiale in più, anzi noi vorremmo un Mondiale di 4 mesi per quanto lo amiamo, ma la strada verso il gigantismo che è stata imboccata, una strada senza fine visto che la cadenza quadriennale era già stata discussa ai tempi di Havelange. Lo spettatore ideale è quello senza una vita.
La Coppa Italia del Bologna è un atto di accusa non tanto contro le grandi tradizionali, che il torneo l’hanno sempre considerato (nella migliore delle ipotesi) un trofeo di consolazione, ma contro le squadre medie senza ambizioni, che nella Serie A di una volta erano tante ma che in quella di oggi, con proprietà dalle spese senza limiti come quelle di Como e Parma, e realtà che spesso fanno strada come Fiorentina e appunto Bologna, si sono ridotte al solo Torino. Nel club granata, il cui fatturato è simile quello del Bologna (tanto per metterci a posto con il fantomatico scudetto del bilancio), Cairo è sempre più contestato dai tifosi normali anche se non sono molti i media a riportare queste contestazioni e questa ondata di scherno da social network. In vent’anni di Cairo, di cui quattro in Serie B (ma il primo non era colpa sua), il Torino soltanto una volta ha partecipato a un torneo europeo (Europa League) e in un’altra occasione è arrivato agli spareggi, mai in Coppa Italia è arrivato alle semifinali e in campionato la sua collocazione quasi fissa è il decimo posto o peggio. Senza contare gli anni con Inter e Milan ai minimi termini, quando con qualche ambizione inserirsi alle spalle della Juventus sarebbe stato possibile. Nessuno chiedeva a Cairo di diventare Moratti e nemmeno il suo ex capo Berlusconi, beninteso. Ma Saputo e Commisso non si sono certo rovinati.
stefano@indiscreto.net
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