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Un nuovo miracolo Italiano© Getty Images

Un nuovo miracolo Italiano

La terza Coppa Italia del Bologna, la categoria di Sartori e il Milan senza dirigenti

7 ore fa

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La Coppa Italia vinta dal Bologna di Vincenzo Italiano ha un’importanza davvero storica, come del resto ce l’aveva la qualificazione Champions con Thiago Motta. Non soltanto perché il Bologna era riuscito nell’impresa soltanto due volte, nel 1970 con Mondino Fabbri e nel 1974 con Pesaola, entrambe le volte con in campo icone come Bulgarelli e Beppe Savoldi, ma anche perché nell’era moderna la Coppa Italia è sempre stata un premio di consolazione per club metropolitani delusi, a maggiore ragione da quando assicura un posto in Europa League e l’accesso alle final four di Supercoppa con tutto quel che ne consegue come soldi. L’ultimo club fuori da una grossa città e dal suo potere politico (banalmente anche il solo portare la gente in piazza) e mediatico a vincere il trofeo era stato il Parma 2001-2002, sul finire dell’era Tanzi, con un viavai di allenatori (Ulivieri, Passarella, alla fine Carmignani) e i giocatori migliori venduti, anche se la rosa era superiore a quella del Bologna attuale. Da allora 6 edizioni della Coppa Italia vinte da Inter e Juventus, 4 dalla Lazio, 3 dal Napoli, 2 dalla Roma e una dal Milan. Soltanto in 6 casi su 22, meno di 1 su 3, si è trattato della stessa squadra che in quella stagione ha vinto lo scudetto. E quindi? Fra le tante cose negative che si possono dire delle proprietà straniere, con impostazione statunitense anche se Saputo è canadese, ce n’è senz’altro una positiva e cioè che proprio avendo come stella polare il business questa nuova Serie A non accetta che a vincere siano sempre gli stessi e lo accetterà sempre meno. Nel 2025 comunque siamo ancora alle grandi che ‘falliscono’ e ai club come il Bologna per cui si parla di ‘miracolo’.

Quasi superfluo ricordare i meriti di Italiano, che nonostante abbia fatto il calciatore in Serie A non ha mai avuto l’aura del predestinato, al punto di iniziare la carriera con una retrocessione dalla Serie D all’Eccellenza. Poi quello che ha fatto con Trapani, Spezia e Fiorentina è storia conosciuta da tutti, facendo sempre meglio rispetto alle aspettative e sentendosi anche sbeffeggiare per le finali perse. Ma questo Bologna, e lo stesso ingaggio di Italiano, portano la firma di Giovanni Sartori, che siamo abbastanza vecchi per aver visto giocare in qualcuna delle poche partite del Milan in cui Liedholm lo mise in campo, nell'anno dello scudetto della stella ma anche sul finire di quello precedente. Non c’è alcun dubbio che Sartori, letteralmente auto-inventatosi dirigente al Chievo, con una storia personale simile a quella di Walter Sabatini (aspiranti allenatori che poi hanno trovato la loro strada dietro a una scrivania), per poi fare ottime cose all’Atalanta, sia il miglior dirigente italiano nella categoria ‘Club di metà classifica non proprio obbligati a vincere’. Andarsene da Bologna, come per Italiano, sarebbe un errore, a meno di trovare un’altra società così organizzata.

Un interessante esperimento sarebbe scrivere un articolo nell’ipotesi che il Milan avesse vinto la finale, cosa che al netto delle differenze nelle pagelle dettate dal dio risultato (in certi casi sembra che ci sia stata Grande Ungheria contro la squadra dell’oratorio) ci sarebbe anche potuta stare, visto lo strepitoso riflesso di Skorupski su Beukema e Jovic, per non dire della possibile espulsione di Beukema per la gomitata a Gabbia. Con la Coppa Italia, e quindi l’Europa League, sarebbe stata una stagione accettabile? Al punto addirittura di trattenere Sergio Conceiçao, con la scritta ‘Traghettatore’ in fronte fin dal suo primo istante in rossonero? Si ritorna a quanto scritto prima, ricordando che le finaliste di Europa League sono quartultima e quintultima in Premier League. I grandi club tradizionali possono fallire una o più stagioni, ma conta anche il modo. Il Milan 2024/25 ha avuto due discreti allenatori e una rosa da corsa, da metà campo in su, ma gli è mancato quell’ambiente che solo i dirigenti capaci sanno creare. Perché i giocatori li sbagliano tutti, anche i presunti re del mercato, ma le squadre no: quelle i Sartori non le sbagliano. Nessuno nel 2025 scopre Maradona fuori dai radar, ma contano i dettagli, quelli che hanno mantenuto la zona Champions League a pochi punti di distanza e ancora (molto) teoricamente raggiungibile. Negli Stati Uniti di Cardinale e Singer un gruppo dirigente del Milan come quello attuale sarebbe azzerato, con l'eccezione di Moncada. 

stefano@indiscreto.net

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