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La prima C della Sampdoria© LAPRESSE

La prima C della Sampdoria

Una retrocessione poco annunciata, i consigli di Bagni e lo sponsor della Juventus

1 giorno fa

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Nemmeno la mano, peraltro invisibile, di Roberto Mancini ha potuto qualcosa in una stagione maledetta. La retrocessione della Sampdoria in Serie C è incredibile, anche con il senno di poi degli spiegatori di tutto e anche avendo presente la confusione societaria (senza contare la catena di controllo, che è un altro discorso) e tecnica: 4 allenatori (Pirlo, Sottil, Semplici e nelle ultime 6 partite Evani che è stato il migliore di tutti), 38 giocatori senza calcolare quelli soltanto convocati, 5 portieri fatti ruotare, due sessioni di calciomercato di grande livello che avevano portato in squadra eccellenti attaccanti da Serie B come Tutino e Coda, e in gennaio Niang che con la Juve Stabia ha avuto anche fra i piedi il pallone per la salvezza. Comunque stiamo parlando di una squadra con il secondo monte ingaggi della B, dietro al Sassuolo, una squadra che ai playoff sarebbe dovuta andare fischiettando. Quanto è successo è fuori da ogni logica, anche al netto della sfortuna (come la frattura di Tutino), delle critiche all'ex emergente Accardi (allontanato insieme a Semplici) e di una mancanza di carattere sottolineata dai 27 punti persi da situazioni di vantaggio. La realtà è che per la prima volta nella sua storia la Sampdoria, con una tifoseria che per numeri è la dodicesima in Italia, giocherà in Serie C. Con un futuro societario tutto da scrivere: il piano di risanamento era basato sul ritorno in A. Manfredi è (a questo punto ‘era’) consigliere di Lega, i soldi reali messi nell’ultimo anno sono comunque stati tanti e non c'è tutta questa voglia di azzerare tutto in un momento storico in cui i prezzi dei club stanno esplodendo. 

A proposito di Serie C, ha fatto scalpore il servizio delle Iene in cui un inviato della trasmissione Mediaset si è finto fratello di un giovane calciatore in cerca di un’occasione ed è entrato in contatto con l’agenzia di scouting di Salvatore Bagni. Che senza mezzi termini ha diviso i calciatori in quelli bravi, che lui seleziona e a cui cerca una squadra, e e in quelli paganti (nell’ordine dei 30.000 euro), senza possibilità di carriera ma con tanta voglia di provare in un club o in un settore giovanile importante. Situazione non troppo diversa dalla Formula 1, se non fosse per le cifre miserabili anche per i calciatori di Serie C veri, cifre che a molti consiglierebbero di fare l’operaio vicino a casa invece di giocare chissà dove senza nemmeno la certezza di prendere quei 2000 euro lordi al mese. L’ex campione di Perugia, Inter e Napoli ne esce malissimo, così come le società che gli devono imprecisati favori, ma ha soltanto fotografato la realtà di un professionismo finto, con poche eccezioni. 

Fa discutere, ma non troppo, il contratto della Jeep come sponsor di maglia della Juventus, 19 milioni di euro per la prossima stagione e 23 per ognuna delle due successive. Non soltanto perché Jeep, facendo parte del gruppo Stellantis, è roba di famiglia, tipo il Bologna che gioca la scritta Saputo, ma anche per la cifra in sé stessa. La Juventus è infatti, a seconda delle rilevazioni, il tredicesimo o il quindicesimo brand calcistico del mondo, ed esattamente 20 anni fa firmava con la Tamoil un contratto da 24 milioni l’anno. Siccome nel frattempo la Juventus non è scomparsa, ma ha vinto 9 scudetti ed è quasi sempre stata in Champions League, verrebbe da fare un confronto fra dirigenti, invece dei soliti fra Allegri e Thiago Motta o Delneri.

stefano@indiscreto.net     

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