Giornale di critica e di politica sportiva fondato nel 1912
Leggi Guerin Sportivo
su tutti i tuoi dispositivi
Il ritorno di Sergio Cragnotti a Formello, accolto con un inaspettato calore da Lotito, ha rappresentato l’incontro fra due visioni della Lazio, del calcio, della vita. Va da sé che nella media i tifosi al fantomatico 'scudetto del bilancio' preferiscano la visione di Cragnotti, fra l’altro nemmeno totalmente colpevole della situazione debitoria e fiscale che Lotito nel 2004 si trovò a dover gestire (quelle due stagioni di transizione meriterebbero una serie di Netflix), riportando poi la Lazio in alto ma non in altissimo, e indicando la strada a tanti arrivati nel calcio dopo di lui con la stella polare della classe media che non va strapagata. Per motivi diversi Cragnotti e Lotito non hanno avuto buona stampa e forse si sono incontrati anche su questo.
Domenica scorsa è morto Enzo Ferrari, bravo allenatore di tante squadre ma soprattutto dell’Udinese, che da tecnico della Primavera subentrò a stagione in corso a Giagnoni per poi salvarla a tre minuti dalla fine dell’ultima giornata (memorabile il gol salvezza di Gerolin) e guidarla nelle tre stagioni successive in Serie A, fra cui quella 1983-84 che vide l’arrivo di Zico. Dopo la salvezza del 1981 l'Udinese fu acquistata dalla Zanussi, con il presidente Mazza che confermò Ferrari e rinforzò la squadra prima con Causio, poi nel 1982 con Edinho, Surjak, Mauro, Virdis… Da ricordare che l’Udinese in cui Zico arrivò nell’estate 1983 dopo una incredibile trattativa di Franco Dal Cin era appena arrivata sesta in campionato. Con Zico, per assurdo, fece peggio, ma non fu questa la ragione della partenza di Ferrari per il Saragozza bensì la certezza che il club (non Dal Cin, che di lì a poco sarebbe andato all'Inter) aveva contattato Vinicio per sostituirlo. Enzo Ferrari non è stato il primo allenatore italiano all’estero, ma di sicuro è stato il primo a essere chiamato in un grande campionato, decenni prima che questo diventasse normale. Al Saragozza trovò Barbas, che l’anno dopo sarebbe andato al Lecce, e ritrovò Surjak: in mezzo a un caos societario, con diversi cambi di dirigenza, fece abbastanza bene e gli fu proposto di rimanere, ma la voglia di tornare in Italia era tanta e lui lo fece con la Triestina, all'epoca buona squadra che però finì dritta dentro il secondo calcioscommesse, che le fece perdere la promozione in A. Ecco, Ferrari non ha avuto fortuna.
Ha vinto la logica, che consigliava di mettere in contemporanea tutte le partite della penultima giornata di A tranne l’ormai inutile Genoa-Atalanta, e così sarà domenica alle 20:45. Ma questo non toglie che se Napoli e Inter dovessero essere ancora a un punto di distanza, o comunque con lo scudetto non ancora assegnato, il problema si riproporrebbe aumentato per l’ultima giornata, con Napoli-Cagliari e Como-Inter che si dovrebbero disputare mercoledì o giovedì in modo da creare lo spazio per l’eventuale spareggio scudetto. In altre parole, chi ha un biglietto e/o un viaggio prenotato per seguire queste due partite non sa quando saranno e in ogni caso avrà un paio di giorni di preavviso per organizzare un piano B. Una precisa colpa della Lega di Casini e delle persone da lui scelte, visto che Simonelli c’è da dicembre (mentre l'amministratore delegato De Siervo c'era anche prima ed è stato riconfermato a gennaio), che non hanno valutato la probabilità, vicina al 40% guardando l’ultimo decennio, che una squadra italiana andasse in finale di Champions.
L’ufficio dietrologia lavora a pieno ritmo dopo la dimissioni di Francesco Calvo dalla Juventus, di cui era, al di là delle cariche in inglesorum, il dirigente più importante oltre che il più centrato sul futuro e sui rapporti istituzionali. Al punto di essere diventato, da poco, consigliere federale e sostenitore di Gravina. L’ex migliore amico di Andrea Agnelli andrà a fare il CEO all’Aston Villa, scelta quantomeno strana per un uomo che aveva in mano il rilancio della Juventus. E qui entra in scena l’ufficio davantologia: Calvo è legatissimo a Giuntoli, con competenze diverse ma con la stessa visione del calcio (infatti Allegri entrò in attrito con entrambi), quindi la sua 'partenza' non è una buona notizia per il direttore sportivo che come Spalletti dopo aver salutato il Napoli non ne ha azzeccata una.
stefano@indiscreto.net
Condividi
Link copiato