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L’ultima partita del Pisa in Serie A risale al 26 maggio 1991, sconfitta 0-1 in casa contro la Roma di Ottavio Bianchi. Era ancora il Pisa di Anconetani, che nemmeno Lucescu, esonerato a marzo lasciando in panchina il solo Giannini, riuscì a salvare anche se la quadra era decente: Chamot e Calori in difesa, a centrocampo la solidità di un giovane Simeone e di Henrik Larsen che l’anno dopo sarebbe diventato campione d’Europa da super-protagonista, in attacco Michele Padovano e Neri. 34 anni spesso travagliati, fra retrocessioni e fallimenti, fino all'arrivo di Knaster: con lui proprietario il Pisa non ha mai avuto mezze misure, o lotta per la promozione o campionati deludenti. E con Pippo Inzaghi la Serie A è finalmente arrivata, con pieno merito ma senza gridare al miracolo perché soltanto il Sassuolo era sulla carta una squadra di un’altra categoria nella B di quest’anno. Detto questo, Inzaghi è un rarissimo caso di ex campione che abbia avuto l’umiltà di riconvertirsi psicologicamente e di superare prove durissime, per uno che ha vinto tutto e non ha bisogno di soldi: la serie C con promozione (Venezia) subito dopo il mezzo fallimento in un Milan in cui avrebbero fallito in tanti, la serie B con promozione (Benevento) dopo un altro tentativo di A andato male, a Bologna, la retrocessione con il Benevento e due esoneri con storie diverse. Una volta lo si sarebbe definito allenatore di categoria, ma lui a 52 anni è tuttora convinto che la categoria sia la A e potrebbe anche avere ragione.
L’incredibile rimonta della Roma versione Ranieri ha reso la lotta per il quarto posto da Champions ancora più interessante, con i giallorossi, la Lazio e la Juventus quarti a 63 punti e il Bologna settimo a 62. Prima di inerpicarci in calcoli cervellotici aspettiamo Lazio-Juventus, ma già adesso bisogna sottolineare un clamoroso buco nel regolamento della Lega e cioè l’assenza di spareggi anche se a pari punti al quarto posto dovessero trovarsi soltanto due squadre: in questo caso si prenderebbero in considerazione gli scontri diretti, mentre con una parità a tre o a quattro si dovrebbe guardare la classifica avulsa (ed è anche per questo che bisogna aspettare Lazio-Juventus). Nessuno sa perché Napoli e Inter a pari punti si giocherebbero lo scudetto in uno spareggio, così come Empoli e Lecce, per dire, si giocherebbero la Serie A in caso di arrivo a pari punti terzultime, mentre la qualificazione Champions (che per molte proprietà attuali significa vita o morte) avrebbe un binario diverso. Regolamento cambiato nel 2005-2006, perché prima gli spareggi per Champions o altre coppe c’erano e tutti a loro modo sono rimasti nella storia. Opportunità persa per godersi (e vendere) una partita vera in più, dribblando le troppe squadre in vacanza.
Al Liverpool Federico Chiesa ha a 28 anni vinto il primo scudetto in carriera anche sul piano formale, visto che quella contro il Chelsea è stata la sua quinta presenza in Premier League, ma certo non lo festeggerà come i compagni: le continue esclusioni da parte di Slot sono state pure scelte tecniche e non si può dire che l’allenatore olandese abbia sbagliato a puntare su Diaz, Nunez, Salah, Djogo Jota e Gakpo più che sul campione d’Europa 2020 da protagonista, inserito nell’undici ideale della manifestazione. Ma adesso è un altro Chiesa, per l’infortunio e la perdita di spunto che era comune nei calciatori di una volta ben prima dei trent’anni. Insomma, un flop clamoroso per i dirigenti del Liverpool e uno dei rari colpi di Giuntoli, con la Juventus a incassare 12 milioni per un giocatore che sarebbe andato in scadenza di contratto (quello attuale arriva invece al 2028) e che comunque non rientrava nei piani di Thiago Motta. Chi lo conosce afferma che vuole riconquistare la Nazionale, dove è apparso per l’ultima volta a Euro 2024, quindi è probabile un ritorno in Serie A, scommettendo (e non per modo dire, visto che si dovrebbe tagliare l’ingaggio) su se stesso.
stefano@indiscreto.net
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