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La scoperta di Thuram e Yamal© Getty Images

La scoperta di Thuram e Yamal

L'Inter di Barcellona, le sei inglesi in Champions, gli ultras da squalificare, Napoli e Bologna d'Arabia, Sabatini 70 e la scelta di Ranieri

2 giorni fa

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Prima della partita del Montjuic Simone Inzaghi avrebbe firmato per uno 0-0 ma dopo lo spettacolare 3-3, con perdita di Lautaro Martinez, forse invece rimpiange i vantaggi non mantenuti e le tante situazioni di contropiede, soprattutto nel secondo tempo, che non si sono tramutate in occasioni da gol. Comunque una partita enorme, anche perché arrivata dopo una settimana in cui l'Inter ha perso quasi tutto, dallo scudetto alla Coppa Italia, trasmettendo al di là del risultato anche brutte vibrazioni, soprattutto con la Roma. L’andata di Champions di Barcellona lascia tutto aperto per il ritorno, al di là della grottesca scoperta di Yamal da parte di tanti, ma anche una certezza, anzi due, davvero scontate: con Dumfries e Thuram l’Inter è una squadra da corsa ai massimi livelli in Europa, senza di loro fatica anche in contesti inferiori. Con una rosa effettiva di 14-15 giocatori, basta vedere i minutaggi quando stanno tutti bene, può funzionare così. Gli ultimi allenatori da progetto rimasti in Serie A, cioè gli unici ad allenare la loro attuale squadra da più di un anno, sono rimasti Inzaghi e Gasperini: qualcosa vorrà dire. 

 

Le semifinali di Europa League hanno detto tante cose, ma soprattutto che al 99% l’Inghilterra avrà nella prossima Champions ben 6 squadre, visto che il ranking annuale le permette di averne 5, come del resto avvenuto anche per l’Italia all’ultimo giro (va precisato per prevenire il disco disfattista), e che le probabili finaliste di Europa League, Manchester United e Tottenham, a dispetto del mitologico fatturato stanno disputando una Premier League penosa, che attualmente le vede al quattordicesimo e sedicesimo posto. Da ricordare anche il Chelsea di Maresca che si avvia a vincere la Conference fischiettando, a meno di un'impresa di Real Betis o Fiorentina. Di sicuro i soldi non possono inventare campionissimi, che oltretutto si muovono raramente (e quasi sempre verso il Real Madrid) ma aiutano a fare incetta al livello medio-alto.

 

La parte sportiva dell'inchiesta sui rapporti fra Inter e Milan e i loro ultras, centrata soprattutto sull’Inter, dopo il patteggiamento (non di tutti, perché Calabria ha detto no) è finita con multe e squalifiche modeste ma significative, con le squalifiche (di una giornata) che hanno riguardato Inzaghi e Calhanoglu. Nella sostanza è stata punita la frequentazione personale con gli ultras, parliamo di Calhanoglu, per quanto senza consapevolezza della fedina penale di alcuni di loro, e non il rapporto organico a livello dirigenziale, che non è stato dimostrato al di là dei selfie. Punto debole di questo epilogo sportivo a tarallucci e vino è il discorso biglietti, perché facilitare l’acquisto (pensiamo alla finale Champions di Istanbul) anche a prezzi ufficiali equivale ad avere un canale preferenziale con chi di sicuro ci farà un ricarico e in sostanza a penalizzare i tifosi normali, quelli che non fanno paura se li incontri per strada. Va detto che a differenza di quanto avveniva negli anni d’oro, se così si può dire, degli ultras, gli Ottanta e i Novanta, oggi i club li cancellerebbero volentieri visto che lo stadio è una percentuale sempre più importante del fatturato e che i futuribili stadi con posti premium, corporate, eccetera, non sono certo a misura di ultras.

 

Inter e Milan, questa volta insieme a Napoli e Bologna, saranno di nuovo in Arabia Saudita per la Supercoppa italiana. Lo ha comunicato la Lega, ma non lo ha deciso la Lega visto che tutto è dipeso da valutazioni degli arabi, che per il disturbo pagano 23 milioni a edizione, di cui quasi 7 per la Lega stessa e circa 16 di montepremi per le partecipanti. Tanto, ma non tantissimo: dagli stessi soggetti la Liga spagnola intasca quasi il doppio. La buona notizia è che squadre che nel mondo hanno un marchio inferiore alla Juventus, come Napolli e Bologna, sono state ritenute accettabili per un pubblico neutrale. O più concretamente che 23 milioni sono spiccioli per chi deve fare sportwashing.

 

I 70 anni di Walter Sabatini sono quelli di un uomo che è l’archetipo del direttore sportivo di una volta, quello sintetizzato perfettamente dall’Ugo Tognazzi (e dal Pupi Avati) di Ultimo minuto, il dirigente che entra anche nel merito tecnico ed è convinto di saperne più dell’allenatore. Fra l’altro il piano A di Sabatini dopo il ritiro dal calcio giocato era proprio quello dell’allenatore… A questa competenza super Sabatini ha poi aggiunto anche un’aura intellettuale e pseudo-maledetta che sui media funziona sempre. Sarà per le sigarette, oggi che non fuma più nessuno, per i libri che nel mondo del calcio fanno sempre impressione, o per i tanti ‘What if’ della sua carriera dirigenziale che sembrava finita 25 anni fa all’Arezzo con la vicenda che lo avrebbe portato alla radiazione per irregolarità in alcuni tesseramenti, radiazione poi annullata (mentre rimase la squalifica di 5 anni). Il miglior Sabatini dirigente si è visto alla Lazio, in due epoche molto diverse, e alla Roma, ma ovunque sia andato, anche per breve tempo, Sabatini ha lasciato un segno con scelte e scommesse forti. La salute, prima ancora dei 70 anni, lo tiene lontano dai vari casting, ma in realtà lui è uno adattissimo al calcio di oggi forse più che a quello di ieri.

 

A proposito di Roma, Claudio Ranieri non sa più in quale lingua dire che lui di fare l’allenatore non ha più voglia. E che ormai (ma questo non lo dice) che a 74 anni è troppo vecchio per aspettare la panchina della Nazionale italiana che più volte avrebbe meritato e che almeno due volte ha davvero sfiorato: nel dopo Lippi (nel 2010, durante il suo primo periodo da tecnico della Roma) e nel dopo Conte, quando la tentazione di lasciare il Leicester City subito dopo il miracolo era grande. Insomma, meglio farsi rimpiangere. E a dirla tutta meglio lasciare la Roma del tutto, visto che per scegliere fra Pioli e Fabregas non c’è bisogno di senior advisor o figure del genere. Anzi, del senior advisor non c'è bisogno proprio mai.

 

stefano@indiscreto.net 

 

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