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FC Internazionale v AC Milan - Italian Super Cup Final

RIYADH, SAUDI ARABIA - JANUARY 06:  Head coach of AC Milan Sergio Conceicao celebrates after winning the Italian Super Cup Final match between FC Internazionale and AC Milan at  Al- Awwal Park Stadium on January 06, 2025 in Riyadh, Saudi Arabia. (Photo by Claudio Villa/AC Milan via Getty Images)© AC Milan via Getty Images

L'inizio di Sergio Conceiçao

Il primo trofeo di Cardinale, il futuro della Supercoppa e i problemi dell'Inter

7 gennaio

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La Supercoppa vinta dal Milan con due rimonte clamorose visto l’andamento delle partite, contro la Juventus in semifinale e contro l’Inter in finale, è il primo tofeo rossonero dell'era Cardinale e ha fatto partire alla grande anche quella di Sergio Conceiçao che sulla carta sarà breve (di fatto il suo contratto è di sei mesi) ma che potrebbe riservare sorprese. Perché al di là dei risultati sul campo lui al Porto ha valorizzato giocatori forti come ad esempio Luis Diaz ma anche un grande numero di giocatori medi, tutti venduti a cifre clamorose in Premier League ma non soltanto: Otavio, Eder Militão, Vitinha, Evanilson, Fabio Vieira, Dalot, eccetera. Non ha il phisique du rôle né la buona stampa dei maestri (con loro condivide soltanto i maglioncini attillati), ma forse per un motivo sbagliato, cioè il mancato sostegno della società a Fonseca nel suo rapporto con alcuni giocatori, questa proprietà rossonera ha trovato il suo allenatore giusto. E anche 9,5 milioni di euro tutto compreso (bonus di partecipazione, risultati, diritti tv) per 2 partite. Certo ai tifosi, purtroppo pochi gli italiani che hanno potuto affrontare i costi proibitivi di questa trasferta, importa di più l'aspetto sportivo, che è quello di una coppa superando le due rivali storiche e recuperando i due giocatori chiave della storia recente del Milan, cioè Rafael Leão e Theo Hernandez.

Si sarebbe potuto fare meglio in Italia? Una qualche formula avrebbe potuto distribuire 24 milioni di premi complessivi, anche ipotizzando il tutto esaurito per le tre partite? A questo giro di Supercoppa gli arabi hanno avuto Milan, Inter e Juventus, cioè le squadre che volevano, più l’Atalanta con Gasperini che a differenza dei tre colleghi ha avuto la bella pensata di presentare la squadra B, come se vincere trofei fosse per l’Atalanta una cosa normale. Inutile fare i fenomeni, quelli che ne capiscono, perché anche il medio appassionato di calcio italiano sarà sempre più attirato da Real Madrid-Barcellona che da Atletico Madrid-Athletic Bilbao. Non a caso gli arabi non hanno ancora deciso se ospitare o no la Supercoppa in un teorico gennaio 2026 e daranno una risposta soltanto a primavera inoltrata, quando sarà più chiaro chi potrebbero essere le quattro partecipanti. Però pur con l’ambiente spentissimo di Inter-Atalanta (soltanto 10.000 spettatori reali) e quello spento (con il doping di effetti sonori in stile Fuga per la vittoria) delle altre due partite nonostante il pubblico formalmente ci fosse, si può dire che questa Supercoppa abbia funzionato meglio dell’edizione precedente e che al di là degli incassi per le singole squadre serva anche alla Lega per promuoversi in un contesto internazionale dominato mediaticamente dalla Premier League, molto al di là dei suoi meriti. Per contratto bisognerà giocare in Arabia due edizioni delle prossime quattro, poi la Lega avrà di nuovo le mani libere e potrà soddisfare le richieste dei tanti padroni americani di club di A, con spostamento quasi sicuro negli USA. Questo a prescindere dalle eventuali future offerte arabe e dal piatto forte di cui nelle ultime riunioni in via Rosellini si è parlato, cioè un turno di campionato da disputare interamente all’estero, con il blocco delle grandi (le quattro di Riad più la Roma) che sta valutando anche l’idea ancora più clamorosa di una trentanovesima giornata.

Le sconfitte di Riad tornano a casa con pensieri differenti. L’Atalanta evidentemente crede davvero allo scudetto, anche se ha sbagliato a non giocarsela al 100%, la tranquillità con cui è uscita di scena rimarrà un brutto ricordo di questi fantastici anni di Gasperini. La Juventus di Thiago Motta non riesce a vincere neppure quando gioca bene, il passaggio da guru del futuro a capro espiatorio per gli errori anche dei dirigenti è breve. L’Inter la Supercoppa l’ha buttata ma indubbiamente ha avuto meno fuoco del Milan, meno motivazioni, meno capacità di gestione del vantaggio, meno dai cambi di Inzaghi, oltre che Thuram assente. In questo momento i problemi per Marotta non vengono però dall’ultimo trofeo italiano per importanza, che però è sempre un trofeo che aiuta per il resto (e l’Inter lo sa bene), ma dall’inchiesta sui rapporti con gli ultras che nel silenzio quasi generale degli addetti ai lavori (facile capire perché) potrebbe avere conseguenze enormi per i dirigenti e quindi a cascata per l’Inter stessa, vista l’importanza massima, quasi totale ricordando il contesto in cui arrivò quello che già nel 2018 era considerato il miglior dirigente italiano, avuta da Marotta in questo ciclo vincente. Come fondamentale era stato per gli scudetti della Juventus di Andrea Agnelli, di cui Marotta era amministratore delegato. Agnelli fu squalificato, da presidente, proprio per una vicenda analoga anche se nel caso juventino il rapporto con alcuni ultras, anche per la gestione dei biglietti, andava oltre i favori fatti dopo aver ricevuto vaghe minacce, cioé il quadro delineato anche da Zanetti (a proposito di capri espiatori). Ma è sbagliato metterla sul piano soltanto della giustizia sportiva o di eventuali future rivelazioni di Beretta, perché a Marotta e alle sue malcelate ambizioni di un finale di carriera da presidente FIGC i danni potrebbero arrivare soprattutto da una evidenza mediatica internazionale del caso. 

stefano@indiscreto.net

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