Giornale di critica e di politica sportiva fondato nel 1912
Leggi Guerin Sportivo
su tutti i tuoi dispositivi
La Supercoppa UEFA al Friuli, l'Italia di Gravina, la nuova Intercontinentale e la Serie B di Bedin
Davvero un bel colpo per la credibilità del calcio italiano la finale della Supercoppa UEFA 2025 al Bluenergy Stadium, cioè il Friuli, di Udine, il prossimo 13 agosto. Prima finale di una coppa europea a Udine, prima finale di Supercoppa in Italia. A favore di Udine ha giocato prima di tutto la forza politica dell'Italia in seno alla UEFA, in questo momento storico, un pochino (a essere generosi e ingenui) l'enfasi posta dall'Udinese e da Udine su concetti come la sostenibilità, di gran moda anche se nessuno sa esattamente cosa voglia dire, e anche, diciamolo, il fatto che non ci fosse la coda per organizzare una partita di grande valore sportivo (visto che in campo sono obbligate a esserci vincitrici di Champions e Europa League) ma che non ha mai scaldato le masse. E così l'assegnazione della sede è diventato un mero strumento di politica sportiva. Dopo i 15 anni a Monte Carlo la Supercoppa dal 2013 ha sempre cambiato sede: Praga, Cardiff, Tblisi, Trondheim, Skopje, Tallinn, Istanbul, Budapest, Belfast, Helsinki, Atene e Varsavia.
Visto che l'Italia in caso di vittoria con la Germania organizzerebbe anche le Final Four di Nations League (se sconfitta toccherebbe alla Germania), già scelta Torino, si può dire che sul piano internazionale Gabriele Gravina è uno che si sa muovere e non da oggi. Anche se il sostegno a Ceferin, fin dalla prima ora, fu un'idea di Tavecchio. Nelle varie discussioni sui poteri forti, dopo un'eliminazione di nazionale o di club, da ricordare che i poteri forti siamo noi. Il prossimo 3 febbraio Gravina sarà rieletto presidente della FIGC fischiettando, in ogni caso, con o senza avversari, ma certo Udine e le eventuali Final Four di Nations League miglioreranno la sua immagine che fuori dai palazzi non è certo il massimo.
La Coppa Intercontinentale esiste ancora, anzi è rinata dopo 20 anni di stop per fare largo al Mondiale per club a cadenza annuale. Mercoledì al Lusail Stadium di Doha, lo stesso della finale del Mondiale 2022, il Real Madrid giocherà la finale contro i messicani del Pachuca che hanno appena battuto ai rigori l'Al Ahlay egiziano. La nuova Coppa Intercontinentale altro non è che una rimasticatura del Mondiale per club degli ultimi 20 anni, con tanto di rebranding vintage e la novità non da poco che la vincitrice della Champions League va direttamente in finale, tipo il Challenge Round della Coppa Davis di una volta. Siccome tutto è targato FIFA, diversamente dalla vecchia Intercontinentale che era una partita ufficiosa e che solo a posteriori è stata nobilitata, i trofei si moltiplicano e di fatto ne viene assegnato uno per ogni spareggio: prima la African-Asian-Pacific Cup (l'ha vinta l'Al Ahly), poi la Challenger Cup (di fatto una semifinale, l'ha vinta il Pachuca) e il Derby of the Americas (fra le vincitrici della Libertadores e della Champions CONCACAF), infine l'Intercontinentale. Al netto della retorica sul 'Si gioca troppo', parzialmente infondata nell'era dei 25 giocatori veri invece di 14, cosa aggiunge questa coppa? Davvero niente. Proprio la trasformazione del Mondiale da annuale in quadriennale dimostra che i grandi eventi non devono essere inflazionati.
La Serie B ha un nuovo presidente, Paolo Bedin, che all'Hilton di Milano è stato eletto con 15 voti contro i 5 di Vittorio Veltroni (fratello del più noto Walter), alla terza votazione dopo il ritiro di Mauro Balata che puntava alla rielezione ma che nelle prime due non era andato oltre le 5 preferenze. Bedin viene dal ruolo di direttore generale nella Lega Pro di Matteo Marani e prima ancora dallo stesso incarico nella Lega di Serie B, nel periodo di Abodi. Dopo questa vittoria, non proprio a sorpresa visti i buoni rapporti di Bedin con Gravina e Abodi, viene il difficile e cioè rilanciare una categoria mediaticamente quasi scomparsa dopo l'addio a Sky, schiacciata fra la forza della Serie A e la vivacità della C, dopata anche dalle seconde squadre di Juventus, Atalanta e Milan, con Roma e Inter in arrivo. Missione difficile ma non impossibile, perché il calcio è spinto dal tifo e il 'prodotto Serie B' non esiste, così come non esiste il 'prodotto serie A'.
stefano@indiscreto.net
Condividi
Link copiato