Giornale di critica e di politica sportiva fondato nel 1912
Leggi Guerin Sportivo
su tutti i tuoi dispositivi
Nei quarti di Nations League gli azzurri troveranno la squadra di Nagelsmann, che in questa gestione sta davvero giocando un buon calcio. Non però al punto di dover mettere le mani avanti...
Anche Spalletti avrà il suo Italia-Germania da ricordare, come in manifestazioni ufficiali l’hanno avuto molti suoi illustri predecessori: Mancini, Conte, Prandelli, Lippi, Sacchi, Vicini, Bearzot, Valcareggi e ci fermiamo qui nella corsa all’indietro. Il sorteggio dei quarti di finale di Nations League ha infatti detto che gli azzurri giocheranno l’andata il 20 marzo in Italia e il ritorno 3 giorni dopo in Germania. Chi passerà il turno andrà alle Final Four ancora da assegnare come organizzazione, in ogni caso incrociando in semifinale la vincente di Portogallo-Danimarca. Spagna-Olanda e Francia-Croazia, sfide evocative di tante, troppe, cose, le altre due semifinali di una manifestazione che continua a contare poco ma che sta lentamente facendo passare un principio giusto, e cioè che si debba giocare contro avversari più o meno del proprio livello, non fare i bulli o gli umili a seconda delle situazioni. Ma al di là dei massimi sistemi, come sta la Germania?
Il disfattismo preventivo, già nell’aria per mitizzare una vittoria o giustificare una sconfitta, si scontra subito con la realtà. La nazionale tedesca è undicesima nel ranking FIFA, mentre la vituperata Italia è nona. Ma soprattutto arriva da quattro fallimenti consecutivi fra Mondiali (due eliminazioni nel girone) ed Europei (fuori negli ottavi a Euro 2020 e nei quarti quest’anno in casa), fallimenti ovviamente per gli standard locali e le aspettative create dai tanti buoni giocatori creati da un sistema a metà strada fra il centralismo francese e il modello spagnolo. Fallimenti con asterischi giganti, come appunto quello a Euro 2024 quando sull’1-1 nel quarto di finale con la Spagna fu negato ai tedeschi un rigore enorme per fallo di mano di Cucurella. Azione rivista mille volte ed entrata nel curriculm dell'arbitro Taylor. Fra colpe sue, bravura degli avversari ed errori arbitrali la Germania multi-etnica, multi-culturale, multi-eccetera, degli ultimi dieci anni non è finora nel calcio andata da alcuna parte, anche se Nagelmann ha l’età, 37 anni, e il phisique du rôle per essere credibile come allenatore da progetto. Fra l'altro, se non ci si ferma ai risultati, la Germania di Nagelsmann ha quasi sempre giocato bene e non ci ricordiamo una Spagna dell'era moderna schiacciata come fu schiacciata per almeno metà partita la squadra futura campionessa d'Europa.
Di sicuro pur restando fedele al 4-2-3-1 della sua gestione e dello stesso Europeo, Nagelsmann in questi ultimi mesi qualcosa ha cambiato. Basta con Havertz punta centrale, arretrando il giocatore dell’Arsenal e andando alla ricerca di un attaccante magari più grezzo ma capace di farsi sentire fisicamente. E così ecco l’usato sicuro di Füllkrug contro l’Ungheria, il riciclaggio di Undav con l’Olanda, l’esordio di Kleindienst contro la Bosnia. Unica eccezione recente, per caratteristiche, Gnabry che fino a qualche settimana fa sembrava, come si usa dire, fuori dal progetto. Come si nota, tutti giocatori vicini ai 30 anni e nessuno considerabile un genio del calcio o almeno parente alla lontana dei tanti grandi attaccanti avuti dalla Germania nella sua storia. Certo non gente superiore a Retegui, per guardare il nostro orticello.
Dal punto di vista tattico la Germania ha in Andrich una sorta di equilibratore, uno che si abbassa come Kroos ma che è anni luce distante dal centrocampista da poco ritiratosi: comunque la sua intelligenza consente più libertà alla linea dei trequartisti e al compagno di reparto, quindi più occasioni create: come finirà contro il neo 3-6-1 di Spalletti? In definitiva La Germania post Neuer, Gundogan, Thomas Müller, ovviamente post Kroos, ha in queste partite autunnali giocato un buon calcio e Nagelsmann sta facendo bene, al punto che la DFB gli ha offerto il prolungamento del contratto dal 2026 al 2028. Per talento giovane (Musiala, Wirtz, Havertz, Schlotterbeck e da poco anche Nmecha, solo per citare giocatori importanti e sotto i 25 anni) e meno giovane (i Kimmich e gli Sanè, i Brandt e i Tah, sono comunque sotto i 30) i tedeschi hanno una qualità media superiore a quella di cui può disporre Spalletti. Sarà dura e del resto per trovare una vittoria italiana bisogna tornare indietro di 7 partite e 12 anni, fino alla semifinale europea di Balotelli.
stefano@indiscreto.net
Condividi
Link copiato