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Genoa CFC v Bologna FC - Serie A TIM

GENOA, ITALY - MAY 24: Thiago Motta, head coach of Bologna (center), celebrates with his players after the Serie A TIM match between Genoa CFC and Bologna FC at Stadio Luigi Ferraris on May 24, 2024 in Genoa, Italy. (Photo by Simone Arveda/Getty Images)© Getty Images

Thiago Motta in carriera

A Bologna hanno preso male la scelta professionale dell'allenatore italo-brasiliano che ha appena portato la squadra in Champions League. Ma è sempre la solita storia...

29 maggio

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Bologna e il Bologna hanno preso davvero male l’addio di Thiago Motta. Con critiche, che ci possono stare, ed insulti che qualificano soprattutto chi li urla, dai cantanti (ma quanti sono?) agli ultras. Una situazione che costringe a ricordare che il prossimo allenatore della Juventus ha, dopo un anno non memorabile nelle giovanili del PSG, iniziato la carriera da allenatore di prima squadra nel 2019 con un esonero, dopo 10 partite, e che nessun tifoso del Genoa si è (giustamente) preoccupato per il suo futuro. Presa in mano la squadra da Andreazzoli a fine ottobre, non riuscì a festeggiare il Capodanno 2020 in panchina nonostante un buon inizio, vittoria con il Brescia ed onorevole sconfitta con la Juventus. Cacciato con la squadra ultima in classifica, che Preziosi affidò a Davide Nicola, che in quella stagione ricordata soprattutto per il Covid riuscì all’ultima giornata a strappare la permanenza in Serie A.

E la stessa situazione si sarebbe ripetuta anche allo Spezia, dopo un anno di disoccupazione, da ricordare anche questo, dove il predestinato (sulla fiducia, come molti predestinati) italo-brasiliano aveva raccolto la difficile eredità di Italiano e fu più volte ad una partita dall’essere esonerato. Lo sarebbe al 100% stato prima di Natale, se non avesse vinto in trasferta contro il Napoli di Spalletti, senza fare un tiro in porta, grazie ad un autogol di testa di Juan Jesus e ai miracoli di Provedel. Quella è stata la partita più importante della sua carriera di allenatore, la madre di tutte le sliding door. Subito dopo lo Spezia avrebbe cambiato marcia salvandosi brillantemente e Thiago Motta lo lasciò al momento giusto, senza avere niente in mano. Il resto è quasi storia di oggi, con il Bologna preso in mano a stagione iniziata, con l’aggravarsi delle condizioni di Mihajlovic, e tranquillo a centroclassifica, prima dell’exploit della stagione successiva, cioè questa.

Ma se invece di arrivare clamorosamente in Champions League, a 60 anni di distanza dall’ultima volta, fosse rimasto invischiato nella lotta per la retrocessione con un Bologna che ha giocatori pagati in totale circa 27 milioni di euro lordi (parliamo di ingaggi), meno di quelli delle retrocesse Sassuolo e Salernitana, in tanti avrebbero chiesto la sua testa. Insomma, è il solito discorso: il club e i tifosi pretendono di poter lasciare, se hanno opportunità migliori, ma non accettano di essere lasciati. Per fortuna non funziona così, nel calcio e nella vita, e chi ha potere contrattuale e immagine, come Thiago Motta in questo momento, fa benissimo a farsi rispettare perché la ruota gira. Chi gli augura di fare la fine di Maifredi, peraltro non una brutta fine, sta mettendo sul suo successore (con Italiano sarebbe proprio ruota che gira) al Bologna, senza Zirkzee e magari anche Calafiori, una pressione enorme. La vera riflessione da fare è su un sistema che fa considerare da tutti, anche dagli stessi protagonisti, qualcosa di estemporaneo un Bologna da Champions League. Ma, per citare un cantante emiliano che sul calcio esterna poco, non siamo mica gli americani. 

stefano@indiscreto.net

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