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FC Internazionale President Steven Zhang Visits Club's Training Center

COMO, ITALY - JANUARY 08:  FC Internazionale President Steven Zhang meets FC Internazionale coach Simone Inzaghi, CEO of FC Internazionale Giuseppe Marotta, CEO of FC Internazionale Alessandro Antonello, Sportif Director of FC Internazionale Piero Ausilio and Vice Sportif Director of FC Internazionale Dario Baccin during his visit at the club's training ground Suning Training Center in memory of Angelo Moratti on January 08, 2022 in Como, Italy. (Photo by Emilio Andreoli - Inter/Inter via Getty Images)© Inter via Getty Images

L'Inter da Zhang a Oaktree

La proprietà del club campione d'Italia passa al fondo statunitense, adesso è ufficiale. Mentre più incerte sono le prospettive, tranne quelle di Marotta...

22 maggio

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Gli Zhang hanno vinto il loro secondo scudetto ma hanno perso l’Inter, che adesso è nella sostanza e anche nella forma, visto che è arrivato l’annuncio ufficiale, nelle mani del fondo statunitense Oaktree che non si è visto rimborsare il suo credito di 395 milioni di euro nei confronti di Grand Tower, la società lussemburghese degli Zhang che fino a ieri aveva la maggioranza dell’Inter. Questo il comunicato dell’azienda: “Dal 22 maggio 2024 i fondi gestiti da Oaktree Capital Management sono proprietari di FC Internazionale Milano. Nel maggio 2021, con l'Inter che si avviava a registrare perdite finanziarie record per l'esercizio finanziario 2020/2021, Oaktree ha fornito alle holding dell'Inter le risorse necessarie per stabilizzare la situazione finanziaria del club e continuare così ad operare, garantendo anche il pagamento di giocatori e dipendenti. Nei tre anni trascorsi dall’intervento di emergenza di Oaktree, l'Inter ha vinto la sua ottava e nona Coppa Italia, si è assicurata la sesta, settima e ottava Supercoppa, e ha guadagnato il 20° scudetto e la storica seconda stella, oltre ad aver raggiunto la finale di Uefa Champions League per la prima volta dal 2010. Oaktree è dedicato a conseguire il miglior risultato per la prosperità a lungo termine dell'Inter, con un focus iniziale sulla stabilità operativa e finanziaria del club e i suoi stakeholder. Oaktree ha un grandissimo rispetto per la storia dell'Inter, la passione dei giocatori, la lealtà degli interisti; ha inoltre grande considerazione per il significativo ruolo del club nei confronti della città di Milano, dell'Italia e della comunità sportiva globale. Oaktree intende lavorare a stretto contatto con l'attuale team di gestione dell'Inter, con i partner, con la lega e con gli organi di governo dello sport per garantire che il club sia posizionato per il successo dentro e fuori dal campo, concentrandosi su una gestione e una governance solide con una visione di crescita sostenibile e di successo”.

Traducendo dal comunicatese di Oaktree: "Nessun retroscena, negli ultimi tre anni l’Inter è andata avanti grazie ai nostri soldi, sia pure dati a Zhang e non direttamente all’Inter, e quindi adesso che il debito non è stato onorato l’Inter data in pegno è nostra. Non la svenderemo e continuerà a gestirla chi l’ha fatto così bene negli ultimi anni". Un finale logico, per un debitore che non ripaga un creditore e quindi perde il bene dato in pegno, ma ugualmente clamoroso perché Steven Zhang fino all’ultimo ha provato a trovare finanziamenti che la sua recente insolvenza (non può uscire dalla Cina proprio per questo, per la mancata restituzione di un prestito di 320 milioni a China Construction Bank, controllata dallo stato cinese) ha reso giorno dopo giorno sempre più improbabili. Il quadro di fondo è che tutti pensano che i grandi club calcistici nei prossimi anni aumenteranno di molto il proprio valore, a maggior ragione quelli come l’Inter agganciati al treno della Champions e del Mondiale per Club, e che quindi perderli in questo modo sia da evitare fino all’ultimo. È proprio ciò che ha cercato di fare Zhang, fra un colpaccio sfiorato (su tutti la superlega dell'amico Andrea Agnelli) e l'altro, prima di arrendersi sabato scorso con un comunicato stizzito, forse anticipo di una battaglia legale con poche basi oggettive. È ciò che farà Oaktree, al di là del frontman che sceglierà al posto di Zhang, forse Marotta stesso.

Ma veniamo all’Inter come squadra. Non cambierà niente, come da settimane molti, forse troppi, dicono? Il fatto che l’attuale gruppo dirigente, Marotta in testa, sia indiscutibile significa davvero che non cambierà niente? Ecco, non è vero. Perché è vero che dal 2021 ad oggi il saldo fra cessioni e acquisti è positivo, ma è ancora più vero che nel suo complesso la gestione è in costante perdita, sia pure con tendenza alla diminuzione: il bilancio chiuso il 30 giugno 2023 aveva un rosso di 85,8 milioni, quello precedente di 140. In 8 anni gli Zhang a vario titolo (aumenti di capitale e prestiti) hanno pompato nell’Inter quasi 700 milioni (98 solo nell'ultimo anno), e non contiamo le sponsorizzazioni della casa o di aziende amiche. E altri ancora avrebbero dovuto tirarne fuori, quindi è tutto da vedere se Oaktree abbia questa intenzione: il suo orizzonte in ogni caso è quello di vendere il club, come fatto a suo tempo da Elliott con il Milan, alleggerendo un po’ la sua situazione finanziaria ed in ogni caso prima della scadenza del bond da 415 milioni nel 2027. Al di là delle bandiere, dai cinesi ad un fondo statunitense a controllo canadese, il passaggio è epocale: è la prima volta nella sua storia che l’Inter è di proprietà di un’entità indefinita e non di persone che giocano la loro partita in proprio, come Zhang e come era Thohir.

Nessun tifoso si suiciderà e non si suiciderà nemmeno Marotta, anzi. Paradossalmente (ma nemmeno tanto) una proprietà lontana, con un presidente che non poteva uscire dalla Cina, è stata qualcosa di positivo visto che Marotta ha gestito l’Inter come se fosse sua. Una cosa che in mezzo secolo di calcio non gli era mai capitata, ad alcun livello, dal Varese alla Juventus. E a cui ha preso gusto: la sua posizione è solida. Diversa quella di Simone Inzaghi e di chi ha un grande mercato internazionale, da Lautaro Martinez a Thuram, da Calhanoglu a Bastoni. L’allenatore, in scadenza nel 2025, potrebbe farsi prendere dalla sindrome di Conte, soprattutto se gli si chiederà la Champions. I giocatori possono scordarsi richieste da Real Madrid, a cui magari nel caso di Lautaro Martinez sarebbe seguito un sì di Zhang, non il presidente-tifoso che le varie ‘voci della società’ (formalmente giornalisti) hanno descritto ma senz’altro uno che ci aveva preso gusto, come aveva detto anche Moratti che lo ha in grande simpatia per motivi anche psicanalitici. Da non dimenticare che mei primi due anni aveva dovuto sopportare la convivenza con Thohir ma con l’autunno 2018, uscita di scena di Thohir, autonomina a presidente e ingaggio di Marotta, sul piano sportivo l’Inter ha cambiato passo. E la sua presidenza, 6 anni, si chiude con più trofei di quelle dei milanesissimi Fraizzoli e Pellegrini. A suo merito aver lasciato lavorare, anche prima delle vicende giudiziarie, i suoi dirigenti, senza delegittimarli in stile italiano (alla Moratti, viene da dire), a suo demerito non avere le spalle abbastanza larghe dal punto di vista finanziario: essere (relativamente) poveri è una colpa, se si ha la pretesa di avere una squadra di calcio di questo livello: poi il gruppo Suning del 2016 non era quello quasi azzerato di oggi, va detto. Se l’Inter venisse valutata più di un miliardo Zhang potrebbe addirittura uscire da questa avventura con una mancia. Ed essere ricordato dai tifosi dell'Inter con affetto: incompreso e incomprensibile, del tutto digiuno di calcio fino ai suoi 20 anni, ha in proporzione fatto meglio di quasi tutti i suoi predecessori.

stefano@indiscreto.net

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