Giornale di critica e di politica sportiva fondato nel 1912

Le Lazio di Sarri ed Eriksson© Getty Images

Le Lazio di Sarri ed Eriksson

La vittoria contro il Bayern Monaco all'Olimpico, con qualificazione ai quarti di Champions peraltro ancora tutta da conquistare, è qualcosa che va al di là del risultato...

Stefano Olivari

15.02.2024 ( Aggiornata il 15.02.2024 11:54 )

  • Link copiato

La Lazio battendo il Bayern Monaco ha vissuto una delle più grandi notti europee della sua storia, per certio versi la più grande. Non perché sia già qualificata ai quarti di finale di Champions League, anzi al ritorno un Bayern che ha questo torneo come ultimo obbiettivo stagionale possibile farà di tutto per ribaltare l’1-0 dell’Olimpico figlio del rigore di Immobile, ma perché fra i due club la differenza di valori sportivi e finanziari era enorme ed enorme rimane. Non è offensivo per nessuno notare che fra le 16 arrivate negli ottavi soltanto il Copenhagen sia stato costruito con meno soldi della squadra di Sarri. Come non è offensivo contare quanti giocatori con grande mercato abbia ognuna delle 16 squadre. 

Bisogna una volta di più sottolineare la mano di Sarri, anzi del nuovo Sarri nato la scorsa stagione, quello difensivista per forza di cose, in questa impresa che allo stato attuale è una mezza impresa. Perché anche se adesso Tuchel verrà linciato il Bayern all'Olimpico è stato una buona versione di sé stesso, soprattutto nel primo tempo, quando Kane e Musiala si sono mangiati due gol, e Sané su punizione è anche lui andato vicino allo 0-1. La Lazio è rimasta ordinata, cortissima, non poteva fare altro ma lo ha fatto bene e senza troppo affanno. Poi prima del rigore decisivo ha sfiorato il gol con Isaksen, ha sofferto anche quando il Bayern è rimasto in 10 dopo l’espulsione di Upamecano, ma ha anche poi sfiorato il raddoppio. I valori dei singoli sono chiari e non tutto può essere ridotto agli allenatori, ma sono loro che possono dare un’organizzazione e tirare fuori il massimo in uno sport in cui la classe media ha sempre qualche chance.

Ma al di là del presente, è da ricordare che la Lazio soltanto 8 volte nella sua storia (sarebbero state 9 senza la squalifica della squadra di Maestrelli nel 1974 per gli incidenti post Ipswich) ha partecipato alla massima competizione europea per club e che soltanto una volta, la prima nel 1999-2000, è arrivata ai quarti di finale. Era la ricchissima Lazio di Cragnotti, che in quella stagione avrebbe anche vinto lo scudetto, una Lazio in cui Eriksson poteva mettere in campo Nesta, Nedved, Veron, Boksic, Mihajlovic, Salas, Marchegiani, Simeone, Stankovic, eccetera, utilizzando come riserve Mancini e Simone Inzaghi. Qualcuno si chiede ancora come abbia fatto quella squadra a non vincere tre Champions e tre scudetti consecutivi, o comunque a perdere nei quarti dal pur ottimo Valencia di Cuper (all’andata l’imbarcata al Mestalla fu presa senza Marchegiani e Nesta infortunati), ma questo ormai è il passato. Utile però per capire il valore sportivo di quanto ha fatto la Lazio di oggi.

stefano@indiscreto.net

Condividi

  • Link copiato

Commenti

Leggi Guerin Sportivo
su tutti i tuoi dispositivi