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La Serie A a 18 squadre© LAPRESSE

La Serie A a 18 squadre

Sta tornando d'attualità, dopo 20 anni, almeno la discussione su un format che è stato quello più usato nella storia italiana...

Stefano Olivari

13.02.2024 ( Aggiornata il 13.02.2024 20:51 )

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La Serie A a 18 squadre sarebbe uno scandalo? Un tema di grande attualità, che vede da una parte della barricata la FIGC, insieme a Inter, Juventus, Milan e Roma, e dall’altro le altre 16 squadre di A oltre ovviamente a chi spera di salire dalla B o comunque si è abituato ad un più o meno onesto su e giù. Ognuno ha motivazioni diverse: Gravina punta su una riforma generale dei campionati, le tre grandi tradizionali più una Roma che punta alla qualificazione Champions invece vogliono soltanto 4 partite di campionato in meno da sostituire con partite europee (con la nuova SuperChampions saranno come minimo 2 in più, con 8 partite garantite, ma è chiaro a tutti che si andrà presto ad un ulteriore aumento) e nella logica di proprietà straniere, ormai anche quella bianconera è quasi tale, più utili al rafforzamento del marchio. Quanto alle 16 contrarie, c’è chi ha la cilindrata per la Champions come il Napoli, c’è il gruppo di chi vivacchia con il Torino come rappresentante e ci sono poi le candidate alla retrocessione.

Comunque la si pensi sulla Serie A a 18 squadre, non si tratterebbe certo di una novità. Il massimo campionato italiano di calcio ha infatti avuto 18 partecipanti dal 1929, nascita del girone unico, al 1934, dal 1952 al 1967 e dal 1988 al 2004. Ben 36 edizioni, più di un terzo dei campionati a girone unico disputati, contro i 30 a 16 squadre, i 25 (compreso quello in corso) a 20 squadre e quello a 21, il campionato 1947-48, con le squadre dispari dovute al ripescaggio della Triestina per motivi politici, visto che Trieste era ancora sotto la minaccia dell’invasione jugoslava e che si intendeva così lanciare un segnale. Saltando le tante rivisitazioni storiche possibili possiamo comunque dire che il format a 18 squadre è stato il più utilizzato dalla Serie A e che dal punto di vista del calendario è sempre sembrato un compromesso fra la mini Serie A a 16 squadre (chi mai oggi vorrebbe iniziare la stagione a metà settembre? A volte si partì addirittura in ottobre…), familiare a chi è stato bambino negli anni Settanta, e l’ingolfamento attuale.

Come ha ricordato Galliani, oggi con il Monza sul fronte del no alle 18 squadre, dal 1988 si passò da 16 a 18 perché i grandi club, fra cui il suo Milan, spingevano per il terzo straniero e quelli piccoli pretesero l’allargamento come moneta di scambio. E nel 2004, quindi vent’anni fa, si passò alle 20 non per una scelta o una trattativa, ma per il caso Catania, in realtà un caso che coinvolse più squadre in un delirio di ricorsi a cavallo fra giustizia sportiva e amministrativa. Per farla breve, per accontentare tutti furono abolite le retrocessioni dalla B alla C alla fine del campionato 2002-2003 e quello successivo diventò a 24 (con l’ammissione, al posto del Cosenza fallito, della Fiorentina che era stata promossa in C1, regalandole quindi una promozione), con ricadute sulla incolpevole Serie A. La stagione 2003-2004 vide infatti 3 retrocessioni in B e 5 promozioni in A, arrivando quindi alle 20 squadre attuali. Nessuna grande scelta sportiva o di marketing, quindi, ma soltanto tutela dell'orticello. Insomma, le 20 squadre non sono un dogma scritto nella pietra, ma il frutto di normali trattative e ricatti, con ognuno che fa i propri interessi. È curioso che dopo decenni passati a fare discorsi del genere ‘Si gioca troppo’, 'Si rischiano infortuni', 'Basta con i turni infrasettimanali', eccetera, molti addetti ai lavori adesso ritengano la Serie A a 20 squadre un valore quasi da mettere nella Costituzione.

stefano@indiscreto.net

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