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La Champions di Inzaghi© LAPRESSE

La Champions di Inzaghi

L'Inter al bivio, i due anni di Vlahovic, la Supercoppa di nessuno, il perché degli agenti e i messaggi di Mourinho.

Stefano Olivari

18.12.2023 ( Aggiornata il 18.12.2023 14:45 )

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Fra Simone Inzaghi e il suo primo scudetto in carriera sembra esserci soltanto la Champions League, con il sorteggio di Nyon che ha dato ai nerazzurri l'Atletico Madrid di Simeone negli ottavi di finale di febbraio, mentre il Napoli affronterà il Barcellona e la Lazio avrà il Bayern Monaco. In Serie A 4 punti di vantaggio sulla Juventus senza impegni europei e 9 su un Milan molto vivo, per quanto pieno di infortunati, ma con una Europa League (trovato il Rennes nello spareggio, mentre la Roma giocherà con il Feyenoord) che per motivi aziendali non può snobbare. Non è un segreto che da Zhang a Marotta allo stesso Inzaghi lo scudetto della seconda stella sia considerato prioritario rispetto al cammino in Champions League, diversamente contro la Real Sociedad Lautaro Martinez e Thuram avrebbero giocato entrambi dal primo invece di essere gestiti da un allenatore che ritiene, a ragione viste le attuali versioni di Arnautovic e Sanchez, che l’infortunio di uno di loro sarebbe la differenza fra una stagione vincente ed una buttata. Senza contare che l’immagine internazionale è già a posto con la qualificazione certa alla prima vera Coppa del Mondo per club.

Magari non ci riuscirà per mancanza di offerte credibili, ma a tutti quelli che possono guadagnare qualcosa dal trasferimento è noto da settimane che la Juventus voglia liberarsi di Dusan Vlahovic già a gennaio, esattamente due anni dopo la megaoperazione (80 milioni alla Fiorentina e un contratto a salire all’attaccante, arrivato a 12 milioni netti a stagione) che con il senno dell’epoca sembrava fondata: meglio investire tanto sul centravanti del futuro che la stessa cifra divisa su quattro mezzi giocatori. Al di là degli ultimi mesi, condizionati anche dal modo di giocare di Allegri (redditizio per la Juve, ma non per Vlahovic personalmente, sempre con il pizzuliano problema di girarsi), nella Juventus ha segnato un gol ogni 195 minuti in campo, contro il gol ogni 144 nella Fiorentina. Il confronto è ancora più significativo con i pochi mesi in cui è stato allenato da Italiano, con due esterni offensivi ed una squadra che di fatto giocava per lui: un gol ogni 102 minuti, quasi uno a partita. Con altri allenatori, da Prandelli a Iachini a Montella, ha avuto un rendimento simile a quello che sta avendo con Allegri. In altre parole, come realizzatore Vlahovic non è mai stato Haaland anche se il vero problema, per la Juventus attuale, è che lui è un’eredità di Andrea Agnelli.

Terza data e quindi secondo cambio di data per la più travagliata Supercoppa italiana di sempre: si giocherà il 18 (Napoli-Fiorentina), il 19 (Inter-Lazio) e 22 gennaio (la finale, un lunedì), come ha deciso il Consiglio di Lega. Tutte e tre le partite a Riad, niente più Gedda, con stadi ancora imprecisati ma la finale quasi certamente in quello dell’Al-Nassr di Cristiano Ronaldo (25.000 posti, come lo Zaccheria di Foggia) e per le semifinali favorito lo stadio dell’Al-Shabab, 16.000 di capienza. Dal 4-8 gennaio si era passati al 21-25, con gli arabi paganti (23 milioni per ogni edizione ospitata, di cui 7 alla squadra vincitrice) che premevano per un ulteriore rinvio e le quattro italiane invece per togliersi il dente il prima possibile. Un balletto figlio non di chissà quali manovre geopolitiche ma della delusione degli arabi per la mancanza di Juventus e Milan o, se vogliamo, per la presenza di Lazio e Fiorentina. Del resto nella Supercoppa spagnola, che ospiteranno fra il 10 e il 14 gennaio, devono beccarsi l’Osasuna che non è che abbia milioni di tifosi da quelle parti. Vicenda da cui escono male sia il compratore sia il venditore e che potrebbe avere altri colpi di scena.

Ondata di indignazione dopo che la FIFA ha pubblicato il report 2023 sulle commissioni agli agenti, che hanno toccato il record di 808,17 milioni di euro: prima la Premier League con 255,95, seconda la Serie A con 105,28, terza la Bundesliga con 80,96, quarta la Saudi Pro League con 78,25, eccetera. Commissioni per acquisti e cessioni, ovviamente sottostimate visto il nero o ‘normali’ triangolazioni, ma comunque un record: quasi il quadruplo rispetto a dieci anni fa. Non sembrano grandi cifre, visto il giro d’affari dei campionati che le generano, in ogni caso sono frutto di una trattativa e non di un’estorsione. Generando per i club un teorico risparmio, visto che la commissione è proporzionalmente più alta quando è basso o nullo il prezzo del cartellino. Non possiamo applaudire i grandi e mitici dirigenti che ingaggiano calciatori a fine contratto, o che pagano il procuratore per liberare il club da un giocatore bollito, e pensare che questo schema non abbia un costo.

La chiusura a tarallucci e vino, ammenda da 20.000 euro per il club e di 20.000 per l’allenatore, della vicenda Mourinho-Sassuolo si presta a considerazioni di segno opposto, benzina per mourinhani e anti-mourinhani con entrambi i partiti che seguono con apprensione i messaggi di amore eterno nei confronti della Roma, l'ultimo dopo la sconfitta con il Bologna. La prima è che con questo precedente qualunque allenatore prima di una partita potrà, senza aspettare l’episodio penalizzante, seminare apertamente sospetti sull’arbitro (Marcenaro, nel caso) e sull’avversario più pericoloso (Berardi), rischiando soltanto una modesta sanzione pecuniaria: poco in proporzione ai vantaggi ottenibili mettendo pressione all’arbitro. La seconda è che di solito queste cose vengono fatte dagli ascari mediatici dei club, a volte senza nemmeno bisogno della telefonata del dirigente X, e dietro notizie fintamente asettiche. Insomma, Mourinho ha soltanto messo la faccia su una cattiva usanza di tanti club. Però rimane lo stesso diverso il peso delle parole di un giornalista e quello dell’allenatore della tua avversaria.  

stefano@indiscreto.net

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