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Gennaio senza Osimhen© LAPRESSE

Gennaio senza Osimhen

La solita Coppa d'Africa, le belle perdite della Roma e la strada davanti alle donne

Stefano Olivari

06.12.2023 ( Aggiornata il 06.12.2023 14:07 )

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Come accade ogni due o tre anni, a seconda del calendario e dei rinvii, i club italiani e non soltanto il Napoli di De Laurentiis hanno scoperto che esiste la Coppa d’Africa e che quindi rischiano di perdere per più di un mese (si gioca dal 13 gennaio all’11 febbraio) i loro giocatori africani convocati. In teoria una cinquantina, due rose complete di serie A… Con titoli per Osimhen, Chukwueze e Lookman (Nigeria), Anguissa (Camerun), Nzola e Luvumbo (Angola), Cheddira (Marocco), Bennacer (Algeria), N’Dicka (Costa D’Avorio), Dia e Seck (Senegal), ma la partenza anche di una robusta classe media, Udinese e Salernitana le squadre potenzialmente più danneggiate, Inter, Juventus e Lazio quelle meno (zero convocabili). Fra l’altro questa edizione della Coppa d’Africa era nata come un atto di buona volontà della CAF, visto che in origine era stata prevista per giugno-luglio del 2023. Sarebbe stata la seconda volta nella storia con la manifestazione in periodi compatibili con il calendario sportivo non soltanto dell’Europa, dove giocano quasi tutti gli africani, ma anche di buona parte del mondo. E allora cosa è successo? È successo che la manifestazione è stata assegnata alla Costa d’Avorio, che però poi ha scoperto che nella stagione delle piogge, tipicamente giugno-luglio, fare previsioni sulla disputa di partite di calcio è impossibile. Di qui lo spostamento al periodo tradizionale, per il dispiacere di chi questi giocatori li paga. Certo il Mondiale a novembre-dicembre, che verrà replicato in Arabia nel 2034, ha reso meno credibili le proteste: nel momento in cui accetti tutto, ti viene imposto di tutto.

L’ultima frontiera dei media, e purtroppo anche di una parte considerevole di tifosi, è quella di guardare i bilanci ed esultare se un club perde meno rispetto alla stagione prima. Lo abbiamo visto con Inter (meno 85 milioni) e Juventus (meno 123), sta accadendo qualcosa di simile con la Roma con i suoi meno 102,7 milioni. Un marziano sbarcato oggi in Italia potrebbe chiedersi come nel suo pianeta verrebbero definiti dirigenti che perdono soldi pur con un calciomercato in larghissimo attivo (si parla del 2022-23) ed un fatturato record. Discorsi in ogni caso senza senso, visto che i Friedkin stanno spostando l’indebitamento da quello verso terzi a quello verso la proprietà, cioè loro stessi. Però esultare per la riduzione delle perdite è troppo.

L’Italia femminile è davvero ripartita, dopo il cattivo Mondiale ed il cattivo addio a Milena Bertolini, seguiti da una ricerca del successore che Gravina ha fatto partire da grossi nomi per poi arrivare, con tutto il rispetto, a Soncin. Dopo l’enorme impresa con la Spagna, senza dimenticare bella prova in Svezia, la vittoria con la Svizzera e la permanenza nella Serie A della Nations League. Non vogliamo improvvisarci esperti di una realtà di cui onestamente seguiamo soltanto le partite della Nazionale, ma chiunque può capire l’importanza di rimanere agganciati al treno giusto visto che in Italia il 38,5% dei maschi gioca o ha giocato a calcio in vita sua contro l’1,2% delle femmine: si parte da qui, lontanissimi-lontanissime dagli Stati Uniti e anche dalla Spagna, ma con un’atmosfera molto più favorevole al calcio femminile rispetto al passato. Certo non si possono costringere per decreto i telespettatori a guardarlo, visto che chiunque l’abbia avuto negli ultimi anni ha cercato di liberarsene.

stefano@indiscreto.net

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