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Premier League per stranieri© Getty Images

Premier League per stranieri

Il nuovo contratto televisivo del campionato più seguito al mondo dimostra che anche con un prodotto di qualità altissima il pubblico locale dà segni di stanchezza. Ma di sicuro gli inglesi sono i più attrezzati di tutti per conquistare nuovi mercati...

Stefano Olivari

05.12.2023 ( Aggiornata il 05.12.2023 12:26 )

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La Premier League ha rinnovato i suoi contratti televisivi per il mercato domestico: nelle 4 stagioni dal 2025 al 2029 incasserà in totale l’equivalente di 7,8 miliardi di euro, in media 1,95 miliardi all’anno contro gli attuali 1,83. Con i cantori del modello inglese ad esaltarsi per un nuovo record, che tanto record non è visto che l’incremento rispetto al contratto attuale è intorno al 6,5% e lontanissimo dall’inflazione (che nel solo 2023 in UK è stata del 6,7%) prevista nel quadriennio. Ecco, se vogliamo parlare male del calcio italiano facciamolo (noi stessi ne siamo specialisti), ma parlare di boom della Premier League basandosi su questo contratto è una forzatura.

Certo è più del doppio di quanto la Serie A ricava e ricaverà dal mercato italiano, nessuna novità, ma rispetto agli investimenti e all’hype mediatico sembra una segnale di crisi più che di salute. Niente di drammatico: il mercato domestico è per sua natura limitato e una Premier League sempre meno identitaria, come personale e come pubblico, ha come orizzonte il mondo ed è qui che non c’è partita, visto che dall’estero il massimo campionato inglese con i suoi 2,1 miliardi a stagione incassa 6 volte tanto rispetto alla Serie A. Situazione irreversibile, perché il successo chiama il successo e perché ogni prodotto culturale angloamericano parte con diversi giri di vantaggio, a parità di tutte le altre condizioni: anche con gli stessi Embiid, Jokic, James, Curry, Doncic, eccetera, non puoi avere la NBA in Italia.

Fra l’altro, parliamo sempre del mercato domestico britannico, le partite visibili dal pubblico locale saliranno dalle attuali 200 a 270, sulle 380 totali: nella sostanza fra Sky e TNT si vedrà tutto tranne le partite delle 15 del sabato, le nostre 16 (noi in Italia le possiamo vedere su Sky), ultimo baluardo della tradizione. Lo spirito della norma è che il tifoso, anche il più acceso, non possa a nessuna cifra vedersi tutte le partite a casa o al pub ma debba almeno qualche volta mettere piede allo stadio. Quanto alla BBC, rimane in pista per i soliti highlights, base dello storico Match of the Day che però con lo spezzatino ha perso la sua centralità, pur essendo seguitissimo per i commenti. Significativo che da tutto sia rimasta fuori Amazon, che attualmente trasmette 20 partite (fra cui tutte quelle del Boxing Day). E ancora più significativo che i nuovi contratti, già di loro non clamorosi rispetto al passato, riguardino 270 e non 200 partite: come a dire che il prezzo, per non dire il valore, medio di una partita di Premier League è in calo.

In sintesi: la Premier League è il migliore campionato del mondo per distacco e rimarrà per tanti anni il più televisto, ma sul mercato domestico non sta vivendo alcun boom, anzi. Semmai si può dire che resiste meglio di altri al calo di interesse dei giovani nei confronti del calcio ed al ben più insidioso calo dell’attenzione del telespettatore medio, sempre meno disposto a stare 90 minuti davanti a una partita, sia pure bellissima. Quale lezione per la Serie A? L’ha già messa in pratica con i nuovi contratti con Sky e DAZN: piuttosto che niente è meglio piuttosto

stefano@indiscreto.net

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