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Le solite tre© LAPRESSE

Le solite tre

Il campionato post-Spalletti, la difesa di De Laurentiis, il linguaggio di Mourinho e il momento di Donnarumma.

Stefano Olivari

04.12.2023 ( Aggiornata il 04.12.2023 12:45 )

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Inter, Juventus e Milan. Tanti discorsi sulla crescita del prodotto Serie A, sulla NBA, eccetera, e poi a giocarsi lo scudetto sono sempre quelle tre, con possibili inserimenti di Napoli e Roma ma proprio quando azzeccano annate miracolose. Domanda sgradevole, visto che riguarda il 75% dei tifosi italiani e quindi, immaginiamo, anche il 75% dei lettori del Guerin Sportivo: come mai, eccezioni a parte, i rapporti di forza nel calcio italiano non cambiano mai? Lo chiediamo per la Fiorentina, il Bologna, l’Atalanta della situazione. Almeno fino al finto fair play finanziario a sparigliare le carte c’era il miliardario della situazione e non stiamo parlando della preistoria visto che il cambio di status di Chelsea, PSG, Manchester City, eccetera, è avvenuto con soldi esterni al sistema e certo non derivanti dalla gestione caratteristica. Detto questo, nei grtandi campionati e in tanti di quelli piccoli vincono sempre gli stessi, quindi bisogna anche chiedersi se in fondo alla gente non vada bene così. 

Dopo Napoli-Inter viene da chiedersi se in quest’ultimo periodo un Garcia sfiduciato avrebbe fatto peggio del Mazzarri 2.0, quello che asserisce di ispirarsi a Spalletti, ma certo il momento in cui l’allenatore toscano è tornato al Napoli è stato cattivo anche come calendario: vittoria in trasferta sull’Atalanta, sconfitta a Madrid, sconfitta al Maradona, 8 gol subiti in 3 partite, e venerdì sera ultimo treno scudetto con la Juventus. Un Napoli crollato in difesa, rispetto a quello dello scudetto di Spalletti, molto al di là delle colpe degli allenatori perché solo per limitarsi alla partita con l’Inter Rrahmani non si era mai visto così male e le assenze (Mario Rui, Olivera, anche Zanoli) hanno costretto Natan ad una figuraccia da fuori ruolo: in altre parole un direttore sportivo vero ingaggiato per tempo o un Giuntoli costretto a rimanere avrebbero facilmente capito chi aveva giocato vicino ai propri limiti. È sicuro che De Laurentiis, grande imprenditore, saprà vendere al meglio chi c’è, ma per comprare ci vuole una competenza specifica. Poi quest'aria di smobilitazione certo non giustifica gli errori arbitrali come quelli di cui ha beneficiato l'Inter. al Maradona: mai dimenticare gli episodi, il calcio non è ginnastica artistica.  

Dove vuole arrivare José Mourinho? Il faticoso successo sul Sassuolo, preceduto dalle insinuazioni preventive sull'arbitro Marcenaro (questo tipo di pretattica ha poi funzionato, come si è visto) e su Berardi, con le parole sul giocatore ripetute anche a Dionisi per giustificare una rimessa non restituita, non rientra nelle mille partite più belle nella storia della Roma. E le risposte in portoghese sembrano l'ennesima trovata a livello di comunicazione. Per arrivare dove? A salutare con un quarto posto da Champions che potrebbe tranquillamente arrivare con altre vie? Mourinho è un grande allenatore ancora oggi, ma si sta trasformando in quel tipo di allentore che una proprietà americana non vorrebbe vedere nemmeno dipinto (resistiamo allo scrivere di pinto, staccato).

Esiste un caso Donnarumma? Perché del campione d’Europa in carica, stella decisiva dell’Italia di Mancini insieme a Jorginho, si sottolineano sempre i suoi errori con il PSG e mai le tante cose buone. L’ultimo errore, in solido con la difesa piazzata male e Luis Enrique, è arrivato con il Le Havre, dopo quelli con Monaco e Newcastle, uscita con fallo da espulsione e buona entrata in campo di Tenas, che nessuno (tranne Luis Enrique, che da c.t. spagnolo lo teneva in considerazione) sapeva realmente come giocasse visto che era arrivato per fare da terzo dietro anche a Keylor Navas, ex titolare ed attualmente semi-infortunato. Di sicuro Donnarumma non è il portiere dei sogni del suo allenatore, che preferisce uno magari più scarso fra i pali ma bravo nel costruire di piede dal basso, come appunto pare Tenas. Fosse ancora vivo Mino Raiola, inizierebbe a guardarsi intorno anche se il punto d’arrivo previsto da Raiola con Donnarumma ancora minorenne, cioè la Juventus, sembra in questo momento impraticabile per mille motivi. Rimane curioso, ma nemmeno tanto, il caso mediatico: vietato lasciare l’Italia, in questo caso il Milan, per propria volontà e non perché è il club a scaricarti.

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