Giornale di critica e di politica sportiva fondato nel 1912

Immobile alla Altafini© LAPRESSE

Immobile alla Altafini

L'idea di Sarri ha un fondamento nella realtà ma non nell'orgoglio di un campione. Perché nella storia quasi nessuno ha fatto volontariamente un passo indietro...

Stefano Olivari

30.11.2023 ( Aggiornata il 30.11.2023 17:42 )

  • Link copiato

La doppietta di Ciro Immobile al Celtic, dopo essere entrato a metà secondo tempo al posto di Castellanos, a prima vista ha dato di nuovo ragione a Maurizio Sarri, che qualche settimana fa aveva prospettato per lui nella Lazio un impiego alla Altafini. Facendo arrabbiare Immobile, visto che di impiego alla Altafini si parla soltanto per giocatori sul viale del tramonto, al di là della evidente fondatezza del progetto: giocando meno e soprattutto nei finali di partita un attaccante di classe può allungarsi la carriera di diversi anni, con le difese che concedono di più e un minore rischio di infortuni. E siccome il piano A di Immobile è rimanere alla Lazio, rimandando il più possibile l’Arabia… Facile a dirsi, meno a farsi, perché anche campioni molto intelligenti, e a maggior ragione quelli stupidi, al momento di fare un passo indietro hanno pensato di essere quelli di una volta, con il risultato di chiudere da sopportati speciali. Da Del Piero a Totti, da Mancini a Baggio, nessuno ha preso bene la soluzione più logica e i casi si sono risolti andandosene o venendo messi alla porta.

Detto questo, il paragone fra Immobile e Altafini è fondato? Nel calcio di oggi le sostituzioni sono decisive: in Serie A si possono portare in panchina, anche se non tutti lo fanno, fino a 15 giocatori e le sostituzioni possibili, uno dei peggiori lasciti dell’era Covid, sono arrivate a 5. Ai tempi di Altafini il sostituto era di fatto un titolare ed ognuno al suo livello era decisivo. Quando nel 1972, a 34 anni (nominalmente quasi l’età di Immobile, in realtà per un calciatore quasi 40 di adesso), Altafini passò dal Napoli alla Juventus le sostituzioni possibili in Serie A erano due, di cui soltanto una con un giocatore di movimento: in ogni caso in panchina andavano soltanto in due. Il campione del mondo 1958 capì subito che Vycpalek gli avrebbe dato spazio, perché di solito il giocatore di movimento in panchina era un centrocampista difensivo, quello che chiamavamo mediano. Quindi se la Juventus aveva investito su di lui era per farlo giocare al posto di Anastasi e Bettega, o magari insieme a loro, non per tamponare eventuali infortuni.

Nel 1973 la regola cambiò di poco, perché i giocatori in panchina diventarono tre ma la sostituzione di uno di movimento rimase una. Ai 5 in panchina, con 2 sostituzioni libere, saremmo arrivati nel 1980, quando Altafini aveva già chisuo la carriera a Chiasso e Mendrisio. E come andarono quei quattro anni alla Juve, al di là dei 37 gol in 117 presenze totali, uno ogni 181 minuti giocati? Decisamente bene. Quell’Altafini considerato da molti finito diede un contributo decisivo a due scudetti (con Parola allenatore il secondo) ed in realtà la riserva la fece soprattutto dal 1974 in avanti, visto che nelle prime due stagioni lo zio di Zeman spesso lo schierò titolare insieme ad Anastasi e Bettega (così fece anche nella finale di Coppa dei Campioni persa a Belgrado contro l’Ajax di Cruijff).

Tornando a Immobile, davvero ci possono essere analogie con Altafini? Per età sì, ma il problema, anche per Sarri, è che i potenziali titolari non sono all’altezza nemmeno dell’Immobile attuale, Immobile non è che dalla panchina guarderebbe giocare Anastasi e Bettega giovani. Comunque meglio vederlo mezz’ora nella Lazio che non vederlo (ci sono notizie della Saudi League?) 90 minuti nell’Al-Hilal.

stefano@indiscreto.net

Condividi

  • Link copiato

Commenti

Leggi Guerin Sportivo
su tutti i tuoi dispositivi