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Jorginho nella storia© Getty Images

Jorginho nella storia

I rigori contro Sommer, gli infortunati di Juventus-Inter, i torti di Cairo e il tiro a Mazzarri.

Stefano Olivari

16.11.2023 ( Aggiornata il 16.11.2023 21:07 )

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L’osservato speciale nelle prossime due partite dell’Italia sarà senza dubbio Jorginho, il centrale di centrocampo ideale di qualsiasi 4-3-3 e a maggior ragione di quello abbastanza tradizionale di Spalletti, con gli esterni difensivi che spingono molto. Non soltanto perché sembra tornato ad alto livello con l’Arsenal, ma perché insieme a Donnarumma e Mancini è stato il volto del trionfo a Euro 2020, così assurdamente (sono passati poco più di due anni) vicino. Così come vicini sono i due rigori sbagliati (il primo parato) contro Sommer, nelle due partite contro la Svizzera che gli azzurri tutto sommato non avevano giocato male. Sliding doors da bar, ma con un fondamento perché cambiando l’esito di un episodio si potrebbe riscrivere la storia del calcio, figurarsi quella della panchina dell’Italia. Anche se bisogna sempre ricordare che il sempre più triste Mancini formalmente non è stato cacciato, ma se ne è andato. In discussione sarebbe stato adesso, dopo una qualificazione (si spera) non brillante.

Juventus-Inter 2-1, mentre scriviamo queste righe gli infortunati con la maglia azzurra o prima ancora di indossarla vedono in vantaggio i bianconeri (Locatelli più Miretti con l’Under 21, contro Bastoni), ma stando a certi segnali è probabile che il punteggio vada aggiornato in attesa di vedere la partita vera fra le due squadre in lotta per lo scudetto. Senza entrare nel merito dei singoli infortuni, si tratta di una cattiva usanza che ormai è tollerata dalla FIGC, che almeno una volta per decenza imponeva che chi non era abile per la Nazionale nemmeno avrebbe potuto giocare la successiva partita di campionato. Detto che fra i suoi primi convocati Spalletti ha perso anche Meret, Calabria e Toloi, speriamo di non vedere in Juventus-Inter nessuno degli infortunati in azzurro: infortuni lievi, ma almeno infortuni. 

Il Torino ha avuto 200 episodi arbitrali contro, negli ultimi tre campionati, a fronte di 50 sfavorevoli. Dopo gli episodi di Monza, con il gol annullato a Rodriguez ed il rigore negato a Lazaro, Urbano Cairo ha citato questa statistica un po’ spericolata, iscrivendosi al campionato del vittimismo che vede comunque sempre in testa le grandi tradizionali, quelle che sono davanti anche nella classifica vera. Non ha però spiegato perché gli arbitri dovrebbero avercela con uno dei più grandi editori italiani, fra giornali, televisione e pubblicità, oltre che dirigente fra i più influenti della Lega (la retromarcia riguardo al canale, tornando in ginocchio da DAZN, è stata ispirata da lui) e del calcio italiano. Ancora più difficile spiegare come mai in 18 anni di presidenza il suo Torino non sia mai andato oltre il settimo posto, sia stato nell’ultima stagione il quattordicesimo club per percentuale di riempimento dello stadio ed abbia meno spettatori rispetto alla prima stagione in Serie B, subito dopo l’arrivo di Cairo sulle ceneri della precedente gestione.

In un mondo che al momento dell’ingaggio esalta anche i cani, per puri motivi di marketing e quieto vivere, denigrando l’allenatore appena esonerato, un serio professionista come Walter Mazzarri è l’eccezione. Sbeffeggiato da più parti per la sua fama di allenatore che protesta (invece Sarri e Mourinho accettano tutto serenamente), per il suo essere una minestra riscaldata (Allegri no, invece), per la sua immagine di allenatore difensivista, quando tranne l’Atalanta tutte le squadre italiane più forti vivono di contropiede. E difensivista, che per noi non è un insulto, è anche il mitizzato Farioli, che in molti vedono al Napoli l'anno prossimo. E quindi? Mazzarri è bravo ad allenare, ma non ad allenare i giornalisti. E nemmeno i tifosi, visto che non ha alcun profilo sui social network. 

stefano@indiscreto.net

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