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Gli operai di Allegri© Getty Images

Gli operai di Allegri

Vlahovic in panchina, i vuoti di Fiorentina-Juventus, le opportunità di Colombo, Mourinho contro la Lega e l'addio di Lucescu

Stefano Olivari

06.11.2023 ( Aggiornata il 06.11.2023 13:08 )

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La Juventus in lotta per lo scudetto, a 2 punti dall’Inter capolista, è una sorpresa? Una tesi che piace ad Allegri e giustifica i suoi 1-0 lacrime e sangue, ma che non ha alcun riscontro nella realtà, visto che anche in questa stagione il monte ingaggi del club bianconero è sempre il primo della Serie A, con 129 milioni di euro lordi, davanti ai 115 dell’Inter, ai 102 della Roma, agli 85 del Milan, ai 72 di Lazio e 69 Napoli, ai 52 della Fiorentina battuta ieri con il gol di Miretti e ai 39 dell’Atalanta. In quasi tutti i casi, Juve compresa, cifre in calo rispetto al recente passato, ma le proporzioni sono queste e che Vlahovic parta dalla panchina è un segno di forza, non certo una mossa che possa permettersi una provinciale. Quindi che Juventus e Inter lottino per lo scudetto, non si dice vincerlo, sembrerebbe a tutti il minimo ma per diversi motivi questa barzelletta della squadra operaia piace sempre.

Come si è potuto giocare Fiorentina-Juventus nonostante una Firenze e soprattutto una provincia di Firenze sepolta dal fango a causa del maltempo? Non perché il Franchi fosse impraticabile o per la retorica del genere ‘Lo sport si deve fermare a riflettere’, ma per lo schieramento di poliziotti e vigili per una partita sempre a rischio incidenti, persone evidentemente sottratte ad altri compiti. In segno di protesta gli ultras della Fiorentina non soltanto hanno disertato quasi in massa la partita, ma hanno anche in più posti dato una mano a chi era in difficoltà. Clamorosi i numeri: a fronte di 38.225 paganti, fra biglietti e abbonamenti, al Franchi si sono presentati in 31.628. Quindi 6.597 persone, in gran parte ultras, hanno ritenuto inopportuna la disputa della partita, e 31.628 hanno invece ritenuto corretta la decisione della Lega e del prefetto, ma anche dei due club che però non ci hanno messo la faccia, di farla disputare. Comunque la si veda, queste sono le proporzioni fra il pubblico da stadio, figurarsi fra quello da divano. Non è quindi giusto parlare di calcio insensibile o cose del genere, visto che non è diverso di chi lo guarda.

Gli italiani in Serie A sono così pochi che qualsiasi buona prestazione fa gridare al miracolo e così i due gol di Lorenzo Colombo al Verona possono anche essere letti come un atto d’accusa al Milan, che dopo tanti discorsi sul vice-Giroud il vice-Giroud ce l’aveva in casa e nemmeno inferiore a Jovic. Ma il discorso va ribaltato: fosse rimasto in rossonero, senza infortuni di altri, quante opportunità avrebbe avuto il centravanti dell’Under 21 di giocare? Senza contare il fatto che emergere in una realtà senza pressione come il Monza è molto diverso dal farlo al Milan. Nella sconfitta rossonera di sabato sera con l’Udinese il peggiore in campo è stato forse proprio Jovic, ma è giusto ricordare che 5 anni fa, ai tempi dell’Eintracht, fa Jovic aveva la stessa età di Colombo oggi e veniva considerato, anche dal Real Madrid che poi lo avrebbe preso, il miglior attaccante del mondo nella sua generazione. E nel Milan di Pioli? Finora solo 2 partenze da titolare e 0 gol. 

Dopo la vittoria all’ultimo respiro della Roma sul Lecce sfidiamo Google e diciamo di non ricordare, a memoria, alcun allenatore di Serie A che abbia polemizzato con l’amministratore delegato della Lega come ha fatto Mourinho nei giorni scorsi. E ancor meno ricordiamo dirigenti della Lega come De Siervo che hanno risposto ad un allenatore, pur avendo ragione nel merito e non potendo dire la verità fino in fondo, cioè che le televisioni non vogliono al lunedì le squadre più importanti. Situazione per i Friedkin molto strana: la principale ricchezza della Roma potrebbe diventare il principale problema.

L’addio al calcio di Mircea Lucescu, a 78 anni stanco di allenare la Dinamo Kiev con discrete probabilità di essere bombardato, è il pretesto per omaggiare un grande del calcio mondiale, una persona di grande cultura che ha segnato anche l’incredibilmente ricco, con gli occhi di oggi, calcio italiano degli anni Novanta, anche se tutte e quattro le sue esperienze (Pisa, Brescia, Reggiana e Inter) si conclusero con esoneri o dimissioni a stagione in corso. Detto che in Romania, Turchia e soprattutto Ucraina ha vinto tantissimo, Lucescu sarebbe tagliato su misura per la Serie A di oggi, quella della valorizzazione di sconosciuti o mezzi giocatori giocando possibilmente un buon calcio. Ma a livello mediatico non ha mai avuto il phisique du rôle del maestro, pur essendolo.  

stefano@indiscreto.net

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