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Applausi per Ibra© AC Milan via Getty Images

Applausi per Ibra

Il motivatore del Milan, il progetto Fagioli e il Brasile contro Ancelotti.

Stefano Olivari

02.11.2023 ( Aggiornata il 02.11.2023 17:11 )

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Tutti danno per fatto il ritorno di Zlatan Ibrahimovic al Milan, con un ruolo abbastanza indefinito: un po’ motivatore di e per Pioli, un po’ confidente dei giocatori, un po’ aspirante dirigente. Insomma, Ibrahimovic tornerebbe al Milan nella sostanza per fare Ibrahimovic, in questo momento senza un vero perché visto che stiamo parlando di una squadra che è a 3 punti dallo scudetto ed i cui problemi sono oggettivi, dalla mancanza di un’alternativa a Giroud ai troppi infortuni muscolari, due terzi del totale: a risoverli dovrebbero essere Pioli, il preparatore atletico e il direttore sportivo, non un ex campione che si annoia. Con questa storia si è arrivati così avanti che soltanto Ibrahimovic potrebbe togliere tutti dall’imbarazzo facendo un intelligente passo indietro per poi farne due avanti: uno con il suo carisma deve mettersi alla prova come l’allenatore, vincere o fallire ma non fare la vecchia gloria lamentosa perché non la fanno rientrare, tipo Totti. 

Il prolungamento del contratto di Fagioli, dal 2026 al 2028, con anche l’aumento dell’ingaggio è qualcosa a prima vista di incredibile. Ma come, tu scommettendo danneggi la Juventus facendoti squalificare per praticamente una stagione e rischiando di trascinarla in guai ancora più gravi per l'omessa denuncia e tutto il resto, e vieni anche premiato? Cosa che già era avvenuta non sospendendogli l’ingaggio in questi mesi. Ben diverso il trattamento per un’altra ingenuità grave, sia pure di altro genere e con squalifica più lunga, come quella di Pogba. È chiaro a tutti che non si sta discutendo del mitico ‘recupero del ragazzo’ (o dei soldi per i suoi creditori), ma di circoscrivere lo scandalo. Cosa che del resto sta avvenendo anche per altri casi in altre squadre, vendendo mediaticamente la barzelletta di un Lucignolo, Tonali, che avrebbe portato sulla strada del vizio un unico Pinocchio. L’importante, in fondo, è che ci credano i 2 milioni (fonte, molto ottimistica: De Siervo all’Equipe) di abbonati a DAZN.

Il Brasile non vuole Carlo Ancelotti commissario tecnico della Selecão: da Lula all’ultimo che passa per strada, l’ipotesi (l’allenatore del Real Madrid non ha ancora firmato, né potrebbe farlo) di Ancelotti guida del Brasile piace soltanto al presidente della CBF e a qualche giornalista esterofilo. Nulla contro Ancelotti, ma spesso nei paesi che credono di avere inventato il calcio (il Brasile e l’Italia sono fra questi) la sola ipotesi di far allenare la nazionale ad uno straniero è ritenuta scandalosa. Ed infatti in Brasile non è mai accaduto, fatta eccezione per 3 amichevoli nella notte dei tempi. Come di fatto mai è accaduto in Italia, ricordando le poche partite di Czeizler ed Herrera, Francia, Spagna (erano ‘spagnolizzati’ Herrera, Kubala e Santamaria), Argentina e Germania. Uniche vere eccezioni, fra chi ha vinto un Mondiale, l’Inghilterra con Eriksson e poi Capello, e l’Uruguay con Passarella e adesso con Bielsa. Non è difficile capire il perché di questi meccanismi: tutti accettano di avere generazioni di calciatori più scarse che nel passato, quasi nessuno invece accetta che qualcuno da fuori venga a spiegargli il calcio. Abbiamo gli occhi e vediamo che Scamacca non è Riva e nemmeno Vieri, però non accettiamo l'ìdea che Guardiola ne sappia più di Spalletti (ammesso che sia così). Ancelotti è tutt’altro che un teorico-guru e con i brasiliani ha sempre avuto un feeling particolare, ma non scommettermmo che questo bello scenario, cioè un allenatore tagliato su misura per il Mondiale che finalmente allena al Mondiale, si materializzi. 

stefano@indiscreto.net

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