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La Coppa di Mediaset© LAPRESSE

La Coppa di Mediaset

I nuovi soldi per il calcio, le mosse del Cagliari, Lukaku solo, la Fiorentina araba e l'esonero di Pioli.

Stefano Olivari

31.10.2023 ( Aggiornata il 31.10.2023 10:31 )

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C'erano tante voci sulla RAI, ma alla fine la Coppa Italia con annessa Supercoppa è rimasta a Mediaset anche per il triennio 2024-27, dietro pagamento di poco meno di 60 milioni di euro a stagione, circa il 20% in più rispetto al contratto attuale ed in controtendenza rispetto al campionato, che per la prima volta nella sua storia si è venduto al ribasso, sia pure di poco. Ancora una volta inutili i grandi ragionamenti politico-sportivi, visto che per il calcio che conta si è assistito ad una tranquilla spartizione: Nazionale alla RAI, Coppa Italia-Supercoppa a Mediaset, Serie A a DAZN, coppe europee e un po' di Serie A a Sky. 

Non ricordiamo in Serie A rimonte come quella del Cagliari contro il Frosinone, da 0-3 a 4-3 con gli ultimi due gol, quelli di Pavoletti, segnati al 4’ e 6’ minuto di recupero. Certo l’importanza della partita raddrizzata da Sheringham e Solskjaer era diversa, ma come dinamica questo Cagliari-Frosinone rimarrà indimenticabile. Anche per bookmaker e scommettitori, ci sembra giusto dirlo. In Serie A ci sono stati altri casi, anche non troppo antichi, di rimonte da 0-3 (e anche da 1-4) con vittoria, ma segnare i gol decisivi negli ultimi 2 minuti del recupero rimarrà un record imbattibile, al massimo eguagliabile. Fra l’altro una rimonta con una sua logica tecnica, perché la squadra di Ranieri ha giocato bene per quasi tutti i 90’, sprecando occasioni anche prima che Oristanio riaccendesse la speranza. L’esempio di come con le cinque sostituzioni a qualsiasi livello la mano dell’allenatore conti, visto come hanno giocato Pavoletti, Oristanio, Viola e Azzi (Zappa era entrato per l’infortunio di Nandez, non per scelta tecnica). A volte anche in negativo, ma non è stato questo il caso. Anche perché Ranieri si è formato un un calcio non ancora totalmente a zona, un calcio in cui gli avversari venivano studiati (anche troppo) e si studiavano gli accoppiamenti e le mitiche ‘mosse’, invece di concentrarsi sul mitologico ‘nostro calcio’ (peggio ancora ‘il mio calcio’). Non significa che gli allenatori di una volta fossero meglio in assoluto, ma nella lettura della partita a partita in corso forse sì.

La montagna della contestazione dei tifosi interisti a Lukaku ha partorito il topolino di fischi e fischietti assordanti sì, ma come quelli che di solito si riservano all’avversario più temibile. Una lezione per chi cerca di cavalcare i peggiori istinti e a facendo ruotare le maglie racconta le storielle su dirigenti buoni, vera fortuna delle loro aziende (che però sono quasi sempre in perdita), e calciatori traditori. Poi nella partita che ha consentito all'Inter di conservare la testa della classifica Lukaku ha giocato male anche perché lasciato da solo, anzi solissimo, con la panchina della Roma (senza lo squalificato Mourinho) a distinguersi come al solito per le proteste. Un atteggiamento troppo frequente per non essere studiato, che a volte procura rigorini ma più spesso antipatia anche da parte degli arbitri in buona fede.  

La Fiorentina non è in vendita, stando a Commisso, ma l’inchiesta di Report ha confermato che si tratta di un club nel mirino di chi ha i soldi veri. Questo al di là del ruolo di Matteo Renzi come mediatore con gli arabi o di altre offerte che si starebbero materializzando visto che agli occhi di uno straniero il principale asset della Serie A è…l’Italia. Perché c’è una enorme differenza fra l’appeal internazionale della Premier League e quello del campionato italiano, per motivi solo in parte calcistici, mentre le parti si invertono fra Firenze e Sheffield, fra Milano e Newcastle, fra Roma e Manchester. Per questo tutti, a partire dei potenziali venditori, sono convinti che i club italiani siano ancora sottovalutati: diversamente gli Zhang avrebbero già venduto l’Inter, e forse Elkann avrebbe fatto un pensiero sulla Juventus.

Come si fa a parlare di esonero di Pioli con un Milan a 3 punti dalla scudetto e che è stato ad un niente dall'umiliare il Napoli a casa sua? Cosa direbbe il mitologico Ibrahimovic a Giroud e Leão scontenti per essere stati sostituiti, come il 90% dei giocatori dell'Universo? Eppure si sono messi in moto meccanismi ben noti a tutte le latitudini, per isolare un allenatore che si può discutere, come tutti, ma che ha sempre fatto rendere il Milan ai confini del suo potenziale. È chiaro che criticare Pioli significa implicitamente sostenere che gli abbiano dato in mano una rosa da sicuro scudetto, quando invece il Milan è una squadra con qualche lacuna (in difesa, in particolare, oltre che in attacco dove il vice Giroud dovrebbe essere Giroud) esattamente come la concorrenza. 

stefano@indiscreto.net

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