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Fra Allegri e De Zerbi© Juventus FC via Getty Images

Fra Allegri e De Zerbi

Il livello di Milan-Juventus, gli applausi per Tonali, il caso Gomez e i giudizi su Bobby Charlton

Stefano Olivari

23.10.2023 ( Aggiornata il 23.10.2023 12:08 )

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De Zerbi e Conte, e magari anche Farioli e Thiago Motta, possono aspettare, un po’ per tutti e non solo per Allegri (o #Allegriout che dir si voglia) che battendo il Milan a San Siro con il gol di Locatelli ha portato la Juventus a 2 punti dalla vetta dove è tornata l’Inter. E quindi sarà la settimana, facciamo tre giorni, dei processi a Pioli per il cambio Adli-Krunic e dei dibattiti sul ‘gioco europeo’ che vale quanto gli indimenticati ‘Eurogol’ anni Settanta-Ottanta, in genere tiracci da lontano, quelli che in Italia si diceva che mancassero sempre. Certo i 99 minuti di Milan-Juventus, abbastanza tristi, sembrano fatti apposta per alimentare questo tipo di dibattito. Il fatto che ci siano diverse squadre di livello medio-alto, con rose tanto gigantesche quanto incomplete, fa sì che tutto venga ridotto agli allenatori-frontman, inevitabilmente in discussione: Garcia ha rotto gli equilibri di Spalletti, Pioli ha bisogno di Ibrahimovic mental coach, Inzaghi non ha un carattere da campionato e fa giocare sempre gli stessi, Allegri è un tecnico da anni Ottanta, Mourinho sa soltanto provocare e farsi espellere, Sarri tutto contropiede e lamentele. Stessi discorsi ai livelli più bassi, da Juric a tanti altri. Per questo De Zerbi, che non ha sfigurato nello scontro diretto fra guru con Guardiola, e Conte, carichissimo nelle ultime interviste, per non parlare degli altri di moda (a questo giro nessuno dall'Ajax...) aleggiano un po’ su tutti. Di solito più si abbassa il livello dei giocatori e più si parla degli allenatori: ancora in Italia non ci siamo abituati ad un mondo in cui i soldi veri li hanno in tanti, spendendoli ormai anche per la classe media. Non si può paragonare il posto nel mondo del club italiani del 2023 con quello che avevano anche soltanto nel 2003. Certo De Zerbi è molto bravo, ma il suo impatto sulle questioni geopolitiche rimane limitato.

La vicenda scommesse, che chiameremo calcioscommesse quando verrà fuori una partita truccata (e al momento non è ancora accaduto), dice molto su come sia cambiata nella società la percezione della responsabilità individuale. Dalla gogna di una volta al buonismo di oggi, sintetizzato in maniera impressionante dagli applausi del St. James’ Park per Sandro Tonali, sabato alla sua probabilmente ultima apparizione con il Newcastle per un anno. Un calciatore scommette sul calcio, una delle poche cose espressamente vietate, attira nella rete delle scommesse altri colleghi intelligenti come lui, e facciamo anche cori in suo onore? Vomitevole poi il circo del patteggiamento: tutti ludopatici, tutti che hanno iniziato un percorso, tutti che hanno capito i propri errori (l’interrogatorio dei magistrati gli ha fatto vedere la luce), tutti che andranno a raccontare la loro esperienza nelle scuole. E nel tutti comprendiamo anche i prossimi.

Sul caso di doping riguardante il Papu Gomez si è detto già tutto, ma rimane il mistero sul perché il Monza abbia ingaggiato un giocatore con la consapevolezza, per stessa ammissione del club diretto da Galliani, e secondo quanto detto dallo stesso Gomez, che fosse a rischio squalifica da ben 10 mesi, visto che la notifica della positività gli era arrivata prima della finale del Mondiale con l’Argentina (da lui non giocata, comunque). Fra l’altro Gomez è seguito da Beppe Riso, autentica creatura di Galliani, che come procuratore al Monza ha Pessina, Colombo, Gagliardini, Bettella e diversi giovani. 

Con la morte di Bobby Charlton se ne va uno dei grandi della storia del calcio, già da mezzo secolo cristalizzato nel suo mito da giocatore visto che dopo il ritiro ha quasi sempre fatto di professione l’ex campione, un po’ come Baggio ma con molte vittorie pesanti in più da celebrare, dal Mondiale alla Coppa dei Campioni. Uno degli ultimi campioni, Charlton, ad essere ricordato quasi soltanto in bianco e nero anche se è più un problema nostro visto che le trasmissioni a colori della BBC iniziarono nel 1967 e quindi gli ultimi anni della sua carriera li intercettarono. Di sicuro uno di quei campioni, ed è stato così fino agli anni Novanta, che si potevano vedere in campo soltanto ai Mondiali e quando le loro squadre affrontavano l’Italia o club italiani. Questo per dire che i giudizi di oggi nei confronti dei giocatori magari sono sbagliati, ma almeno sono fondati su partite che si possono vedere. Questo non toglie che il fratello di Jack fosse un mito anche per chi lo poteva ammirare ogni sabato pomeriggio.

stefano@indiscreto.net

 

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