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L'Italia di Wembley

L'Italia di Wembley

L'Europeo della classe media, il canale Serie A e l'era della ludopatia.

Stefano Olivari

17.10.2023 ( Aggiornata il 17.10.2023 16:08 )

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Esiste una nazionale vincitrice di un grande torneo che sia scomparsa più rapidamente dell’Italia di Euro 2020? Domanda che ha cittadinanza, a poco più di due anni dalla finale di Wembley vinta dagli azzurri di Mancini sull’Inghilterra di Southgate e a poche ore dalla partita di qualificazione per Euro 2024. Di quegli 11 titolari Spalletti stasera ne schiererà soltanto 3, Donnarumma, Di Lorenzo e Barella, e non certo perché abbia escluso ingiustamente qualcuno che meritasse. Quella dell’11 luglio 2021 fu la vittoria della solida classe media italiana, quella che non è mai mancata e che al di là del disfattismo non manca nemmeno adesso. C’era un allenatore in missione, come del resto per motivi diversi è anche Spalletti, e quella magia che fa girare tutto bene. Era un’Italia simpatica e trasversale rispetto al tifo di club: di per sé non sono qualità che aiutino a vincere, ma ad essere ricordati in un certo modo sì. Chi non ha capito cosa ci fosse dietro quell'abbraccio fra Mancini e Vialli non può capire niente. 

Di quanti tifosi di bocca buona c’è bisogno per far tornare i conti? L’ennesimo rinvio per quanto riguarda l’assegnazione dei diritti televisivi italiani della Serie A per il quinquennio 2024-29 ha evidenziato la spaccatura fra chi vorrebbe usare i vecchi metodi, cioè tirare fuori il massimo possibile dalle televisioni esistenti, e chi vorrebbe mettersi davvero sul mercato vendendo la Serie A su una piattaforma gestita dalla Lega. La vera domanda non è più sulla fattibilità tecnica del secondo scenario, ma sul numero di persone disposte ad abbonarsi ad un Canale Serie A o comunque a comprare singole partite in pay-per-view in misura tale da far rientrare dell’investimento. Ognuno dei 20 proprietari ha un’idea diversa, ma tutti più o meno concordano sul fatto che questo abbonamento possa essere venduto per un ventina di euro al mese, i proverbiali 19,99 euro (anche ieri in Lega è stata fatta questa cifra), magari con un upgrade per chi volesse usarlo su più dispositivi o condividerlo. Questo significa che per raggiungere il traguardo minimo dei 927,5 milioni attuali (parliamo di diritti per la trasmissione in Italia), ed ipotizzando 200 euro all’anno per persona (occorrerà qualche promozione, in ogni caso), sche come minimo servono 4.637.000 fedelissimi della Serie A per mantenere le entrate attuali. Dovessero mancare il recupero potrebbe avvenire soltanto con pay-per-view ed abbonamenti per squadra, abbandonati a suo tempo perché avrebbero ufficializzato differenze enormi di utilità per la causa. Si può fare? I numeri degli abbonati vengono gestiti come un segreto militare, ma i presidenti sanno bene che al massimo, ai tempi di Sky e Mediaset Premium, si è arrivati di poco sopra i 4 milioni. De Laurentiis qualche mese fa aveva detto che ora fra DAZN e Sky sono meno della metà. Come dicevano ai tempi di Telepiù, giudicate voi.

Siamo tutti ludopatici. Potrebbe essere questo lo slogan (asterisco: stiamo scherzando) della FIGC per salvare Fagioli, Tonali, Zaniolo e i prossimi protagonisti della vicenda scommesse da squalifiche che vadano al di là del fargli perdere qualche mese di carriera. Una perizia psichiatrica non si nega a nessuno, così come qualche campagna giornalistica sulla ‘fragilità’ e cose del genere. Tutti hanno iniziato un imprecisato ‘percorso’ che li porterà a diventare l’immancabile ‘esempio per i giovani’. L’ipocrisia nel trattare il tema scommesse non ha limiti.

stefano@indiscreto.net

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