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De Laurentiis vicino a Garcia, un allenatore in stand-by, il record di Riva e i nuovi Fagioli.

Stefano Olivari

12.10.2023 ( Aggiornata il 12.10.2023 17:10 )

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Il gran rifiuto di Antonio Conte non migliora la situazione di Garcia, ma gli darà ancora qualche chance sulla panchina di un Napoli che in teoria ha tutto per riprendersi in campionato e fare una discreta figura in Champions League. Un Napoli, questo il sospetto, che dopo la scorsa stagione avrebbe fatto male anche con Spalletti in panchina ed a maggior ragione ha fatto male con il suo successore. Certo con tutti i giocatori che si credono fenomeni, dando in escandescenze quando vengono sostituiti, questa sarebbe la tipica situazione da sergenti (De Laurentiis li chiama colonnelli) di ferro, appunto alla Conte (o alla Tudor, scenario rimandato), cosa che Garcia non è mai stato. Il tiro all’allenatore, soprattutto di tifosi VIP, rimane comunque indecente: nell’Italia del posto fisso, almeno come aspirazione, l’unico lavoratore di cui si invoca apertamente il licenziamento è l'allenatore. Intanto c’è il commissariamento. Comunque, essendoci serie Netflix su tutto, quella intitolata ‘De Laurentiis sta vicino alla squadra a Castel Volturno’ avrebbe di sicuro una audience altissima.

Le cose già scritte mille volte sul Napoli non devono però far dimenticare la posizione di Conte, visto che ha rifiutato una panchina scomoda ma di grande visibilità, per rimanere a casa. Ovviamente un allenatore di 54 anni non ha come massima aspirazione quella di rimanere sul divano, con tutto il rispetto per la famiglia, ma al netto della voglia di ripartire dall'estate 2024 va detto che paragonato al Conte post-Inter, quello del 2021, il Conte attuale ha molto meno mercato internazionale. Non perché sia diventato meno bravo, al di là del mezzo fallimento con il Tottenham con cui ha risolto il contratto lo scorso marzo, ma perché si è creato la fama di piantagrane, di eterno insoddisfatto del mercato del suo club. Un vincente, Conte, qualsiasi cosa voglia dire vincente, ma anche uno che fa passare i proprietari dei club per gente dal braccino corto, cosa che l’americano di turno nemmeno concepisce visto che per lui l’allenatore non è un guru indiscutibile ma un funzionario della società. La sua collocazione migliore sarebbe stata la Nazionale, ma dopo le dimissioni di Mancini era la seconda scelta e tale è rimasto. 

Mentre scriviamo queste righe l’attacco più probabile dell’Italia nella partita di sabato contro Malta sembra Berardi-Kean-Raspadori. Gol totali segnati in Nazionale la bellezza di 15: 6 Berardi, 4 Kean e 5 Raspadori. Ancora più significativo che il capocannoniere azzurro fra i giocatori in attività sia con 17 gol Ciro Immobile, esentato da questo doppio impegno e comunque a 33 anni quasi al capolinea. Fra le tante statistiche insulse questa fa davvero impressione, visto che il capocannoniere storico dell’Italia è Gigi Riva con 35 gol (l’ultimo nel 1973), davanti a Meazza con 33 (l’ultimo nel 1938, il famoso rigore nella semifinale mondiale con il Brasile, tirato tenendosi i calzoncini con l'elastico rotto) e Piola con 30 (l’ultimo nel 1946). Un dato incredibile, visto che oggi le nazionali giocano quasi il doppio delle partite rispetto ai tempi di Riva, e ancora di più rispetto a quelli di Meazza e Piola, al di là del fatto che segnare sia più facile per le regole diverse (il passaggio al portiere su tutte) e una diversa tutela degli attaccanti da parte degli arbitri. Infatti quasi tutti i record delle altre nazionali sono di giocatori moderni, il che significa una sola cosa: nonostante le logiche tifose l’Italia raramente ha nell’ultimo mezzo secolo avuto grandissimi attaccanti. A volte ha avuto chi, da Rossi a Schillaci, è stato baciato dal dio del calcio nel momento più importante, ma in generale in azzurro non si sono mai visti campionissimi e questo bisogna dirlo a chi rimpiange gli anni Settanta, Ottanta, Novanta, Zero, quasi come professione. Questo non ha impedito di vincere Mondiali (nel 2006 i nostri capocannonieri furono Toni e Materazzi, con 2 gol) ed Europei, e di fare bene in altre occasioni. Quindi il piagnisteo preventivo ha poco senso, con una Germania che nell’ultima partita aveva come prima punta il trentaquattrenne Thomas Müller ed in una Spagna che nella stessa posizione aveva il trentunenne Morata.

Il caso Fagioli ha buone probabilità di trasformarsi in una valanga di squalifiche, per la ovvia considerazione che sono tantissimi i calciatori che scommettono sul calcio (anche su piattaforme legali, cosa che comunque è sportivamente illegale), soprattutto per interposta persona. Fra l’altro i bookmaker sarebbero lietissimi di liberarsi di questa clientela pericolosa, in quanto in possesso di informazioni migliori rispetto ai quotisti (non sempre, come hanno dimostrato i vari calcioscommesse), e sarebbero collaborativi. Manca insomma da parte della FIGC, ma avviene così un po' ovunque, la volontà di indagare e di andare al di là del giochino del ‘Chi è’. Nessuno è davvero anonimo sul web.

stefano@indiscreto.net

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