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Perché Italia-Turchia 2032© Getty Images

Perché Italia-Turchia 2032

Il pareggio di Gravina, gli skybox dell'Arechi, il miglior Milan di Pioli, la Serie A dal vivo, l'uscita di Evani, più inglesi per tutti e il poker di Zhang.

Stefano Olivari

28.07.2023 17:14

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Italia-Turchia 2032: nella storia recente degli Europei le organizzazioni congiunte non sono mancate, ma questa è la più assurda di tutte. Eppure è quasi certo che il 10 ottobre l’Esecutivo UEFA ufficializzi il tutto, visto che in quella data assegnerà le edizioni 2028 (al 99% Regno Unito-Irlanda) e appunto 2032, per cui Italia e Turchia sono le due sole candidate. Al di là della geografia (Olanda-Belgio, Austria-Svizzera, Polonia-Ucraina: paesi fra loro più affini di Italia e Turchia, senza bisognio di spiegare il perché) e dell'Europeo diffuso ma in prevalenza inglese del 2020, Gravina si è arrampicato sugli specchi per spiegare una svolta che senza troppe dietrologie ha due ragioni molto chiare: la volontà anche arrogante dei britannici di avere ancora l’Europeo dopo la fase finale dell'edizione 2020 (cioè 2021) vinta dagli azzurri di Mancini, la paura della FIGC di non avere per il 2032 dieci stadi di nuova generazione (anche ristrutturati) pur usando qualsiasi escamotage e finanziamento pubblico immaginabile. Italia-Turchia 2032 significa, se l’aritmetica non è un’opinione, che le città italiane coinvolte saranno 5 e non 10: probabilmente Milano, Torino, Roma, Napoli e Firenze. Una mezza sconfitta o una mezza vittoria?

A proposito di stadi, chiediamo per un amico: la Regione Campania è per caso diventata azionista della Salernitana? Perché i 95 milioni che verranno usati per ristrutturare totalmente l’Arechi sembrano un regalo ad un’azienda privata, più che un investimento sullo sport pubblico. A meno che Springsteen e Vasco Rossi vogliano fare dieci concerti all'anno a Salerno... Il presidente della Regione Vincenzo De Luca si è anche entusiasmato parlando di aree hospitality e di skybox: ma non potrebbe pagarli Iervolino?

Fra le pretendenti allo scudetto l’unica squadra già definita e quindi commentabile è il Milan, con l’asterisco di un centravanti d’occasione che potrebbe ancora arrivare. Inutile precisare che tutto è sulla carta, giudicare con i risultati alle spalle è più facile, però si può tranquillamente dire che il primo Milan del post-Maldini sembra migliore di quelli che lo hanno preceduto, anche di quello che due anni fa ha vinto lo scudetto. Ed è tutt’altro che un Milan alla Moneyball, come si ipotizzava anche soltanto un mese fa: sembra anzi fatto da un vecchio direttore sportivo, che però in questo caso non c’è, con giocatori già emersi in campionati importanti ma sottovalutati (Chukwueze potrebbe essere un altro Rafael Leão) oppure ridimensionati (Pulisic). Non è certo un Milan fatto da Pioli, ma è il Milan più pioliano possibile, pieno di soluzioni sulla linea dei trequartisti, con una classe media di livello più alto rispetto a quella dei Saelemaekers e dei Messias. Certo ha perso bandiere come Maldini e Tonali, ed un influencer come Ibrahimovic, ma il tifoso vive nel presente. Non deve però dimenticare chi il Milan l'ha risanato e portato fin qui, commettendo errori ma anche vincendo.

Un’inchiesta del Corriere dello Sport ha confermato una tendenza interessante ed in un certo senso antimoderna: la Serie A, che fa fatica a vendere i diritti televisivi alle stesse cifre del passato, vista dal vivo ha un’attrattiva ancora enorme. A provarlo, con un mese di calciomercato ancora da vivere, l’andamento degli abbonamenti: tutti esauriti quelli disponibili di Inter e Milan (che metà San Siro lo ‘vendono’ di volta in volta), la Roma anche lei oltre quota 40.000 e i numeri dell’anno scorso, così come quasi tutti gli altri confrontando le tessere con quelle vendute nel 2022 a tre settimane dal via. In lieve controtendenza soltanto la Juventus, ma è realistico pensare che si avvicinerà ai 20.200 abbonamenti della scorsa stagione. E i dati della televisione in chiaro, a parità di interesse delle partite, dicono che il calo dell’audience da divano non dipendono soltanto dai soldi pagati a Sky o DAZN ma da un qualcosa di più profondo. Il calcio rito collettivo allo stadio, messa pagana, non è invece mai stato così bene. Per il momento gli arabi possono comprare i calciatori, ma non i tifosi.  

Chicco Evani è fuori dalla Nazionale, senza un vero perché se non la promozione di Bollini dall’Under 19 campione d’Europa ad assistente di Mancini, quella di Nunziata dall’Under 20 all’Under 21 e la nomina di Lombardo proprio all’Under 20 rifiutata da Evani, che in precedenza aveva rifiutato anche la proposta della FIGC della Nazionale femminile al posto della Bertolini dopo il Mondiale attualmente in corso. Una vicenda molto strana, visto che Mancini lo aveva sponsorizzato per l'Under 21 a cui Evani puntava: quindi o Mancini non gli ha detto la verità oppure il c.t. non è il coordinatore-supervisore di tutte le nazionali, come era stato detto. 

La decisione della FIGC di far tornare comunitari i giocatori britannici acquistati dalla Serie A da questa sessione di mercato in avanti ha fatto molto discutere: in fondo dalla Brexit in senso politico sono passati poco più di tre anni. Niente che cambi gli equilibri del campionato: i giocatori britannici sono nella media più costosi di un italiano di pari valore, difficile che ci sia un’invasione di scarti della Premier League. Ed in generale anche le nuove norme sugli extracomunitari sono una liberalizzazione totale: nella sostanza, senza metterci ad elencare tutti i sottocasi, tutti possono averne tre, e parliamo di tre che non siano stati in grado di inventarsi un passaporto comunitario per matrimonio o discendenza. Le retorica estiva ispirata dalle nazionali giovanili è pronta ad essere dimenticata nel nome di qualche mezzo giocatore spacciato per opportunità di mercato.

Abbandonare il tavolo in perdita o rilanciare? Il dilemma del pokerista è anche quello degli Zhang, proprietari di un’Inter indebitata e soprattutto data anche in pegno al loro principale finanziatore, il fondo Oaktree. Il rilanciare, cioè rinegoziare il debito a tassi ancora più da strozzinaggio, ha un solo argomento a favore: i grandi marchi sportivi stanno aumentando il loro valore, con un’altra Champions League straordinaria o con una più realistica partecipazione al primo vero Mondiale per club nel 2025 (lì conta il ranking UEFA) Suning potrebbe uscire dalla partita iniziata nel 2016 con un guadagno. Certo fra cinque minuti l’arabo della situazione invece di dare un miliardo a Mbappé potrebbe metterne uno e mezzo per l’Inter e fare contenti tutti, tranne chi crede che i club debbano essere dei tifosi. 

stefano@indiscreto.net

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