Giornale di critica e di politica sportiva fondato nel 1912

Gli anni di Trevor Francis© Getty Images

Gli anni di Trevor Francis

Addio ad un campione al quale gli infortuni non hanno impedito di vincere tanto e di mettere il suo marchio su 15 anni di calcio inglese e italiano...

Stefano Olivari

25.07.2023 17:49

  • Link copiato

Come tutti i campioni dell’epoca in cui il calcio inglese in Italia si riusciva ad intravvedere ma non davvero a vedere, Trevor Francis era un mito. Forte già da giovanissimo, il meglio l’aveva dato nel Birmingham City, più giovane ad indossare quella maglia prima di Bellingham, ma nessuno onestamente si ricorda delle stagioni di Willie Bell e Alf Ramsey, le migliori di Francis, prima del clamoroso passaggio al Nottingham Forest, primo calciatore a sfondare il muro del milione di sterline di valutazione, per l'esattezza 1,15 milioni, con due Coppe dei Campioni vinte e le estati passate a giocare benissimo nella NASL, con i Detroit Express, dove come compagno aveva Alan Brazil, arrivato con la stessa formula dall'Ipswich Town.

Per gli italiani Francis è stato soprattutto Sampdoria, uno dei primi grandi colpi di Paolo Mantovani, oltre che icona del Mondiale 1982 dove fu tra i migliori di un’Inghilterra di fatto senza Keegan. Oggi però la cosa che colpisce di più nella sua carriera sono i due anni in quel Forest. Che Brian Clough e il suo assistente Peter Taylor avevano preso in mano nel gennaio 1975, quando era in fondo alla Second Division (l’odierno Champioship), per portarlo alla promozione la stagione dopo, e subito al titolo di campione d’Inghilterra, prima di due Coppe dei Campioni consecutive e di una storia poco ricordata ma più che dignitosa anche negli anni Ottanta, con Francis altrove, fino ad arrivare alla nascita della Premier League.

Sarebbe possibile oggi un Nottingham Forest campione d’Europa? La risposta è sì, con le dovute proporzioni. Perché quel Forest non era un club ricco, ma era basato sul debito e su quello che pomposamente viene definito player trading: in questo senso uno dei più grandi colpi fu quello di quintuplicare il valore di Peter Withe, il luogo comune sul centravanti all'inglese fatto uomo, venduto dopo la vittoria del campionato e rimpiazzato dal talento locale Gary Birtles: Withe si sarebbe rifatto vincendo la Coppa dei Campioni con un Aston Villa ugualmente di culto.

E dopo la prima Coppa dei Campioni, proprio quella vinta con il gol di Francis in finale sul Malmö, altre dolorose partenze, su tutte quella di Tony Woodcock in direzione Colonia. Nel 1980, dopo la vittoria in finale, senza Francis infortunato (ma obbligatorio ricordare che era stato decisivo nei quarti con la Dinamo Berlino ed in semifinale con l'Ajax), sull’Amburgo di Keegan, lo smantellamento: in due stagioni via fra gli altri Birtles, Martin O’Neill, Shilton e McGovern, il capitano.

Oltre appunto a Francis, che nel settembre del 1981 fu ceduto ad un Manchester City un po’ diverso da quello di Guardiola per una somma comunque superiore a quanto era stato pagato due anni prima. Di sicuro fare strada nella Coppa dei Campioni era più facile che farla nella Champions League odierna, visto che le migliori squadre (tranne ovviamente la prima) dei grandi campionati erano distribuite nelle altre due coppe. Questo nulla toglie al valore di Francis, che da sano era un attaccante velocissimo e tecnico, oltre che un esempio di correttezza. Non amatissimo dagli allenatori, che lo volevano all'ala e che spesso gli davano del malato immaginario, non ebbe grandi rapporti (eufemismo) nemmeno con Ulivieri e Bersellini. La sua carriera è stata per molti versi parallela e alternativa a quella di Keegan: anche in nazionale nei periodi no dell'uno veniva il momento dell'altro, anche se Francis si sentiva una prima punta ed insieme a Keegan avrebbe giocato volentieri. 

stefano@indiscreto.net

Condividi

  • Link copiato

Commenti

Leggi Guerin Sportivo
su tutti i tuoi dispositivi