Contenti per Brozovic e Tonali

Milan e Inter hanno perso due giocatori di valore assoluto, Tonali ceduto al Newcastle e Brozovic all’Al-Nassr, spingendoli in diverse maniere ad andare via, anche se va sempre ricordato che il calciatore si può opporre: nessuno è stato insomma depeortato. La cosa colpisce non per le operazioni in sé stesse, tutte giustificabili dal bisogno dei club di fare cassa e dal desiderio dei giocatori di guadagnare il triplo, ma per la passività con cui i tifosi le hanno accettate. Dagli ultras all’abbonato medio a DAZN, è il festival dell’aziendalismo, come se a un tifoso dovesse importare qualcosa di Cardinale o Zhang (ma potremmo scrivere anche Lotito o Pozzo). Se tutti rispettassero le stesse regole il discorso starebbe in piedi, ma nel calcio le carte sono truccate, adesso dall’Arabia Saudita e in passato da altri. Anche dalla mitizzata Serie A degli anni Ottanta e Novanta. 

Non è normale che dal club campione d’Italia, senza problemi finanziari, prima ancora che il calciomercato sia davvero iniziato se ne vadano l’allenatore, il direttore sportivo e il miglior difensore, mentre il miglior giocatore fa un giuramento di amore eterno quantomeno sospetto. Notevole è anche che il Napoli a inizio luglio non abbia ancora un direttore sportivo e che ogni minima operazione sia gestita da De Laurentiis insieme a un gruppo di collaboratori non certo di primo piano, con tutto il rispetto, gente che magari crescerà (come Antonio Sinicropi, che fra l’altro ha studiato da direttore sportivo e che è il fidanzato della figlia di De Laurentiis, Valentina) ma che oggi certo non può contraddirlo. Strano. Perché in 19 anni nel calcio De Laurentiis si è sempre affidato a gente di calcio, limitandosi alle grandi scelte di fondo come l’allenatore (ma più sotto il profilo umano che tecnico) ed alcune cessioni pesanti, quindi nel tempo i vari Marino, Bigon e Giuntoli hanno avuto sia spazio sia soprattutto tempo per lavorare. Raramente il presidente ha suggerito un acquisto, non essendo un grande appassionato di calcio vede poche partite oltre a quelle del Napoli, quindi in questa fase può davvero succedere di tutto. Eppure la differenza fra il produttore e il regista dovrebbe essergli chiara. Certo è che finora le intuizioni di fondo di De Laurentiis sono state giuste, uno scudetto del genere gli fa meritare almeno il beneficio del dubbio: dopo aver dimostrato che allenatori e calciatori sono sopravvalutati, farà la stessa cosa anche con i dirigenti?

La scelta del successore di Nicolato alla guida della Nazionale Under 21 si avvicina, in questo momento Evani e De Rossi sono davanti agli altri candidati ma l’unica certezza è che l’ultima parola sarà di Mancini, sperando che le prossime partite di qualificazione europea non mettano in discussione proprio lui. Il c.t. avrà anche la supervisione dell’Under 20 mentre la altre nazionaline saranno sempre sotto il coordinamento del sacchiano Viscidi, che occupa questo ruolo dal 2016 e gode di molto credito fra i teorici. A Viscidi nessuno ha chiesto conto del perché l’Italia non abbia un centravanti giovane decente, non si dice Piola.  

Che impatto avranno sul calcio francese i fatti che in questi giorni stanno sconvolgendo la Francia? Nessuno lo sa, ma l’impatto è stato forte sulla vita di Christophe Galtier, che fino a un mese fa non sarebbe certo stato arrestato per le considerazioni, private, fatte sui giocatori neri e musulmani ai tempi in cui guidava il Nizza. Chi si esprime in termini socialmente accettabili mette l’enfasi sul dover schierare ‘i nostri giovani’, ‘i prodotti del settore giovanile’, ‘i giocatori attaccati alla maglia e alla città’, ma il punto d’arrivo non è poi così diverso rispetto a quello dell’ormai ex allenatore del PSG.

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