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Quanto vale l'Under 21© Getty Images

Quanto vale l'Under 21

Per gli azzurri di Nicolato comincia un Europeo molto interessante, non soltanto per i tre posti olimpici che mette in palio ma per l'idea stessa che si ha oggi del calcio giovanile...

Stefano Olivari

21.06.2023 ( Aggiornata il 21.06.2023 10:14 )

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Comincia uno degli Europei Under 21 più interessanti di sempre, con tanti giocatori già affermati a partire da quelli dell’Italia di Nicolato. Per una volta non sentiremo il piagnisteo sui giovani che non giocano mentre in Spagna, Germania, Francia, eccetera… Da Tonali a Scalvini, da Miretti a Carnesecchi, da Ricci a Cambiaghi, parliamo di gente che sta in campo con dignità in Serie A (20 su 23 convocati) e non di promesse. Il risultato non è un dettaglio: le prime 3, su 16 partecipanti, vanno alle Olimpiadi di Parigi insieme alla Francia e gli azzurri ai Giochi non ci vanno da Pechino 2008, quando la squadra di Casiraghi, che aveva come stelle Montolivo, Giovinco e Giuseppe Rossi, fu battuta ai quarti di finale dal Belgio buttando via una medaglia (dopo 18 minuti era 1-0 e con un uomo in più per l’espulsione di Vermaelen).

Sulla carta, in attesa del senno di poi e delle carriere di quelli che sono comunque ancora ragazzi, quanto vale questa Under 21 rispetto a quelle del passato? Tornando molto indietro, all’epoca pre-Bosman in cui i giovani talenti italiani dovevano per forza giocare e quindi alla fine emergevano, è chiaro che vinca il passato. Cosa dire dell’Italia dell’Europeo 1978 con Collovati, Cabrini, Bagni e Giordano? E di quella del ciclo successivo con Franco Baresi, Tassotti e Ancelotti? Tutte le Under 21 di Vicini con gli occhi di oggi sembrano dream team, fino ad arrivare a quella che nel 1986 andò ad un passo dalla prima vittoria nel torneo: Vialli, Mancini, Donadoni, Giannini, De Napoli, senza contare Zenga e Matteoli che erano fuoriquota. E in panchina in quella finale con la Spagna di Suarez c’era un diciottenne Paolo Maldini… L’elenco dei campioni già affermati che popolavano le Under 21 vincenti di Cesare Maldini, Tardelli e Gentile è quasi infinito, una situazione che poi nel corso degli anni è cambiata, anche se quasi sempre l’Italia ha messo in campo una squadra dignitosa. Come qualità media le peggiori sono state quelle del ciclo 2009-2011 con Casiraghi e di quello 2013-15 con Di Biagio, ma tutte le nazioni importanti hanno avuto buchi di questo tipo.

In ogni caso, qualificazione olimpica o no, su Nicolato aleggia l’idea di Roberto Mancini supervisore dell’Under 21. Idea dello stesso Mancini, peraltro, che manderebbe un messaggio chiaro a tutto il calcio giovanile italiano: basta con l’inseguimento, comunque importante, di medaglie minori, ed enfasi sulla formazione dei calciatori nella prospettiva di inserirli nella Nazionale maggiore. Sarebbe fra l’altro la fine degli alibi anche per la Nazionale maggiore, che a questo punto non avrebbe più bisogno di sperimentare. L’idea ha però nella sua applicazione due ostacoli. Il primo è quello della logica: nessuno degli azzurri di Nicolato deve essere ‘formato’, nessuno è un talento grezzo fuori dai radar del grande calcio. Il secondo è quello della tempistica. Se questa idea fosse stata messa in pratica dopo l’Europeo, quello vero, vinto nel 2021 non ci sarebbe stato niente da dire, ma dopo un eventuale fallimento nelle qualificazioni ad Euro 2024 (basta perdere con l’Ucraina, non è probabile ma nemmeno fantacalcio) come si farebbe ad affidare tutto il calcio italiano a Mancini?

stefano@indiscreto.net

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