Giornale di critica e di politica sportiva fondato nel 1912

L'estate di Mancini

L'estate di Mancini

L'Italia da cambiare, le azzurre sulla RAI, la scelta di Garcia e la Serie A al ribasso.

Stefano Olivari

16.06.2023 ( Aggiornata il 16.06.2023 16:18 )

  • Link copiato

Per il calcio italiano un’altra bella sconfitta, anche se la semifinale di Nations League con la Spagna e la finale per il terzo posto con l’Olanda saranno dimenticate in caso di qualificazione ad Euro 2024. Che il risultato di Enschede, figlio di circostanze anche casuali, rende leggermente più difficile visto che agli eventuali spareggi avrebbe avuto diritto anche la vincitrice della Lega A (ma il posto potrebbe comunque essere dell’Italia nel caso Croazia o Spagna arrivino fra le prime due nei loro gruppi). Discorsi prematuri e, speriamo, inutili. Mentre già adesso si può dire che dopo tanta sperimentazione l’Italia di Mancini è ancora abbastanza sperimentale, e non per il 3-5-2 che si era già visto ma per le scelte degli uomini: una difesa vecchia (Toloi 33 anni, Bonucci 36, Acerbi 35), un centrocampo senza più il doppio regista (e a questo punto Verratti diventerà un caso) e con due che si inseriscono come Frattesi e Barella, una coppia di punte che in azzurro vede pochissimo la porta. Immobile non segna su azione con l’Italia dall’Europeo di due anni fa e Zaniolo non segna e basta, poi fra gli esclusi non è che ci sia Haaland e ci si chiede quale potrà essere la sorte di Retegui, operazione sbagliata sotto ogni punto di vista (anche quello di Retegui). L'estate di Mancini sarà piena di pensieri, perché qualsiasi rinnovamento passa dal pensionamento del gruppo precedente: se a settembre con Macedonia e Ucraina dovesse rivedersi l'ibrido con Bonucci, Immobile, Jorginho (con la Spagna dignitoso, ma non è questo il punto), Spinazzola, eccetera allora il problema diventerebbe Mancini. 

Il Mondiale femminile si vedrà sulla RAI, alla fine, che del torneo in programma dal 20 luglio in Australia e Nuova Zelanda trasmetterà le partite dell’Italia, quella inaugurale, le semifinali e la finale. Insomma, ciò che umanamente sarebbe stato possibile guardare anche con a disposizione tutte le partite di una manifestazione passata a 32 squadre e circondata da una retorica insopportabile. Quella che circonda da anni il calcio femminile ma soprattutto quella di Infantino, che rispetta il mitico ‘mercato’ soltanto quando è al rialzo e non quando stabilisce che il calcio femminile come spettacolo (altra cosa è la dignità del gioco e della pratica sportiva, che vale per tutti) e capacità di far scattare l’identificazione collettiva vale pochissimo. Per mille motivi, che si possono anche analizzare uno ad uno, ma ancora nel 2023 in Italia e in gran parte del mondo è così. Però la maglia azzurra fa scattare altri meccanismi e gli ottimi risultati di share agli Europei dell’anno scorso lo dimostrano, quindi l’EBU, il gruppo di emittenti di cui la RAI fa parte e che ha preso anche i diritti dei Mondiali giovanili fino al 2027, si è dimostrata più intelligente della FIFA, che gonfia di soldi derivanti dal Mondiale ‘vero’ i diritti del resto del calcio dovrebbe regalarli per fare promozione.

La missione impossibile di non far rimpiangere il Napoli di questa stagione è stata affidata a Rudi Garcia e con il senno di prima la scelta di Aurelio De Laurentiis è stata la più sensata possibile. Non perché il francese prediliga il 4-3-3, sa giocare anche in altri modi e comunque il presidente del Napoli ha la tattica come ultimo dei suoi interessi, ma perché è stato ritenuto con le spalle abbastanza larghe per sopportare una pressione che nessun emergente avrebbe sopportato e che nessun marpione italiano avrebbe accettato. Fra l’altro Garcia non è legato ad alcuno degli eroi dello scudetto, quindi la partenza del Kim della situazione gli scivolerà addosso se verrà adeguatamente rimpiazzato. In positivo si può dire già adesso che difficilmente dal calciomercato a somma zero che si sta profilando per tutti uscirà una grande favorita per lo scudetto, quindi il Napoli di Garcia potrà senz’altro fare ottime cose. A 59 anni Garcia non ha segreti: non è in un gran momento della carriera, visto come sono andati il ritorno in Francia e poi l’avventura nell’Al Nassr di Cristiano Ronaldo, ma in Serie A alla Roma ha fatto molto bene: rispetto all’immagine che aveva Spalletti anche soltanto un anno fa Garcia non è certo un passo indietro. Al di là del passato, Garcia è una scelta totalmente di De Laurentiis e del resto con Giuntoli nel limbo il Napoli non ha un direttore sportivo, con davanti due mesi e mezzo in cui a livello di rosa può davvero succedere di tutto.

Non c’era la coda per allenare il Napoli, non c’è la coda per trasmettere la Seria A con buona pace di chi minacciava di fare la televisione di Lega (sarebbe finita già sulla scelta dei telecronisti). Le offerte per il post 2024 sono arrivate soltanto dalle solite Sky e DAZN, con l’aggiunta di Mediaset che potrebbe essere interessata al Monday Night (ma non di lunedì...) all’italiana. Adesso trattative private anche per evitare figuracce, cioè una cifra complessiva molto lontana dal miliardo e mezzo annuale sognato e dagli 1,15 miliardi del bando. Un punto di partenza è il maldestro tentativo di un mese e mezzo fa della Lega, con il volto nell’occasione di Lotito, per prolungare gli attuali contratti con DAZN e SKy, 927,5 milioni a stagione complessivi. In aprile pensavano di non arrivare nemmeno a quella cifra e in giugno sono convinti che la Serie A valga come minimo il 24% in più? Difficile da credere.

stefano@indiscreto.net

Condividi

  • Link copiato

Commenti

Leggi Guerin Sportivo
su tutti i tuoi dispositivi