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Addio Ibrahimovic© AC Milan via Getty Images

Addio Ibrahimovic

Il saluto di un fuoriclasse, la Conference di Allegri, la rosa della Lazio, il miglior Rabiot, il debutto del Monza e l'invasione di Brescia.

Stefano Olivari

05.06.2023 ( Aggiornata il 05.06.2023 11:23 )

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Il saluto di Zlatan Ibrahimovic sarà ricordato a lungo dai tifosi del Milan, non perché sia strano che un quarantaduenne si ritiri ma perché lo svedese è stato l’uomo chiave nella rinascita rossonera dopo il troppo lungo addio di Berlusconi (in cui va conteggiato anche Yonghong Li) e in mezzo alla ristrutturazione al risparmio da parte di Elliott. Uomo chiave in campo, finché ha potuto farlo, e soprattutto fuori: la commozione dei compagni ci è sembrata sincera, ed anche Pioli nei momenti peggiori di questa stagione ha potuto beneficiare di questo capitano non giocatore senz’altro più decisivo di quelli di Coppa Davis. E così per un’altra stagione il Milan di Ibrahimovic, una delle scelte forti di Paolo Maldini, è andato al di là dei propri limiti: quarto in campionato con una rosa da quarto posto (come del resto quella dello scudetto), semifinalista di Champions davanti a tante corazzate dalle spese no limits e con mezza rosa che potrebbe avere tranquillamente la maglia dell’Udinese. Molto particolare il rapporto con Pioli, l'altro artefice di queste stagioni, capace di girare la faccia dall’altra parte di fronte all’ego ipertrofico di Ibra ma anche di canalizzarlo: non tutti gli allenatori accetterebbero lezioni di vita, per non dire altro, da un proprio giocatore. E adesso? Le parole nel momento dell’addio al calcio giocato lasciano aperta ogni strada, l’idea di rimanere in orbita Milan si scontra con la realtà che impone il limite di un ex campione alla volta.

L’ultima giornata di Serie A ha ufficializzato la qualificazione di Atalanta e Roma alla prossima Europa League, e della Juventus alla Conference con l’asterisco di un probabile provvedimento dell’UEFA che la mandi in Purgatorio per una stagione: ma il vero danno è comunque la mancata partecipazione alla Champions che senza il meno 10 sarebbe stata ottenuta con 2 punti di vantaggio sul Milan: per la squadra di un nervoso Allegri, che ha mandato ad Elkann messaggi in codice ma molto chiari (In sintesi: nessuna trattativa, se lo ritenete giusto mi dovete cacciare e pagare come l'altra volta), una stagione comunque pessima, da ben prima che processi, penalizzazioni e sconti fornissero facili alibi. Discorso Europa League che si è legato a quello riguardante la salvezza che si concluderà con lo spareggio Spezia-Verona: non occorre essere complottisti per avere intravisto nell’andamento incrociato di Milan-Verona e soprattutto di Roma-Spezia un po’ dei cattivi sapori di una volta, ma in generale il finale di questa stagione è stato fra i più puliti, nel senso che quasi tutti si sono impegnati, nella storia della Serie A.

Il secondo posto della Lazio è il miglior risultato dell’era Lotito e non è banale dirlo visto che questa era è iniziata 19 anni fa. Meglio dei terzi posti di Delio Rossi nella stagione post Calciopoli e del Pioli 2014-15: grossi risultati ma, con tutto il rispetto, ottenuti in una Serie A meno forte di quella attuale. Cosa manca alla squadra di Sarri per l’ultimo passo? Domanda che ha cittadinanza, visto che la sua situazione tecnica è migliore rispetto a quella del Napoli 12 mesi fa. La risposta è semplice: qualche giocatore assimilabile ai titolari, a maggior ragione in uno scenario senza Milinkovic-Savic. Non è una questione di numeri, ma di qualità. Perché la Lazio è la squadra di Serie A che ha utilizzato meno giocatori, 24, ma questo potrebbe non essere un male visto che in fondo alla classifica ci sono anche Napoli, Inter e Atalanta. Per più di 45 minuti di media, quindi il significativo impiego per metà partita di media, Sarri ha utilizzato 15 giocatori, contro gli 11 (!) dell’Atalanta, i 13 del Napoli, i 14 di Milan, Roma e Juventus e i 16 dell’Inter. Non è quindi vero che Sarri ha dovuto spremere più giocatori importanti rispetto alla concorrenza. 

A proposito di addii a zero, tutto si può dire di Adrien Rabiot tranne che c’entri qualcosa con le plusvalenze della Juventus. Arrivato a zero dal PSG nel 2019, se ne va di nuovo in scadenza di contratto e da miglior giocatore della Juventus di quest’anno, anche se non conta soltanto l’ultima impressione: Allegri l’ha preso nel verso giusto, anche umanamente, cosa che Sarri e Pirlo non avevano fatto. Nel calcio di oggi, dove i cicli durano anche soltanto un anno, gli svincolati di qualità sono sempre più decisivi: certo fra il trentenne bolso che rubacchia l'ultimo contratto e quello motivato che vuole vincere il confine è sottilissimo.

Il Monza undicesimo è stato una delle migliori debuttanti nella storia della Serie A, anche se ben lontano da Parma e Chievo, ma del resto Berlusconi e Galliani non sono certo i classici dirigenti di una provinciale. Bravi non tanto per il risultato, più o meno in linea con l’importo degli ingaggi fatti, ma per essere intervenuti tempestivamente sulla panchina: certo Palladino, che ha appena rinnovato di un altro anno, non sa di calcio più di Stroppa, ma altri per la mitica ‘scossa’ avrebbero scelto un mestierante e non un presunto predestinato. Un genere che a loro piace, fra Seedorf, Pippo Inzaghi e Brocchi, e che non sempre funziona: a questo giro sì e anche benissimo.

La retrocessione in Serie C del Brescia ha quasi dell’incredibile, ma al di là delle colpe di Cellino negli occhi è rimasta anche l’invasione dei campo del Rigamonti a pochi secondi dalla fine del playout con il Cosenza: un ‘numero’ che nel calcio italiano di una volta era quasi la regola, all’ultima partita di stagione, che ci fosse da festeggiare, salutare rubando qualche zolla o pezzo di rete (di solito l’intento era quello), più raramente contestare, come è avvenuto al Rigamonti. Comportamenti del genere stanno tornando a diffondersi, si pensi soltanto ai tifosi del Napoli (e poi a quelli dell'Udinese) a Udine, non perché alcuni tifosi siano diventati più stupidi, ma perché l’uso del manganello è diventato dal punto di vista mediatico più difficile da gestire.

stefano@indiscreto.net

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