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Sampdoria dopo Ferrero© Getty Images

Sampdoria dopo Ferrero

L'affare di Radrizzani, il primo Napoli di De Laurentiis, il trionfo di Icardi e i decenni di Cairo.

Stefano Olivari

31.05.2023 ( Aggiornata il 31.05.2023 13:54 )

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Come sarà la Sampdoria di Andrea Radrizzani? Di sicuro non farà rimpiangere quella di Ferrero, nonostante la sorta di maledizione lanciata dal proprietario uscente, alla Babe Ruth o Bela Guttmann dei poveri. Una onesta ripartenza dalla B con qualche punto di penalizzazione, forse 4, per gli stipendi 2023 non ancora pagati, un futuro a rinfoltire quella classe media della Serie A che ormai è quasi un campionato a parte. La Sampdoria di Radrizzani e Matteo Manfredi, magari in futuro anche di Nasser El Khelaifi, chiude definitivamente l’era Garrone di cui qualcuno avrebbe visto la prosecuzione attraverso l’offerta di Barnaba. Asterisco: dopo 9 anni ancora non è chiaro perché Garrone si sia inventato Ferrero. Il prezzo pagato dalla nuova cordata? Fra soldi subito ed aumento di capitale programmato siamo vicini ai 70 milioni di euro, tutto sommato una cifra accettabile per mettere piede (ovviamente dal 2024, se va bene) in uno dei campionati più seguiti del mondo. Meno della Premier League che Radrizzani ha appena perso con la retrocessione del suo Leeds United (che però sempre con lui, e Bielsa in panchina, ci era tornato dopo 16 anni di assenza), ma proprio per questo con potenzialità inespresse. Parlando di calcio, quale Sampdoria si vedrà nell’immediato? È possibile che rimanga Stankovic come allenatore, anche se la squadra sotto la sua gestione è stata un disastro, tenendo conto anche della scorsa stagione come media punti inferiore a quella del vituperato Giampaolo. Solo con i giocatori sotto contratto, da Audero a Djuricic, ed i rientri dai prestiti c’è già una Sampdoria credibile per la promozione. E chissà che Quagliarella non si ritiri dal ritiro, lacrime per lacrime meglio chiudere con una vittoria.

Dopo 19 anni sta per nascere il primo Napoli davvero di Aurelio De Laurentiis? Mai infatti il club si era trovato ad inizio giugno al tempo stesso senza allenatore e senza direttore sportivo, con il paradosso che il Napoli Spalletti e Giuntoli li avrebbe ancora sotto contratto ed in teoria potrebbe obbligarli a rimanere al proprio posto. Certo è che il presidente non sembra avere fretta e che il suo casting sembra fatto apposta per depistare, mettendo insieme mestieranti, guru ed emergenti. La storia recente dice che De Laurentiis, entrato nel calcio senza nemmeno essere tifoso, ha spesso ridicolizzato i dogmi degli uomini di calcio, a partire da ‘Squadra che vince non si cambia’. Certo prima del 2023 non aveva mai vinto qualcosa di importante... Visto come si stanno muovendo alcuni mediatori e agenti FIFA e chi stanno offrendo, uno scenario credibile è quello di vendere benissimo un paio di campioni e di consegnare ad un allenatore emergente una squadra senza pressione.

Come si classificherebbe il Galatasaray nella nostra Serie A? Domanda non soltanto da bar, visto che nella squadra appena diventata campione di Turchia per la ventitreesima volta hanno giocato da protagonisti Icardi, Lucas Torreira, Muslera, Sergio Oliveira e Mertens, e un po’ meno da protagonisti ma comunque discretamente Ayhan e Zaniolo arrivati a inizio 2023. La copertina è per Icardi, rinato dopo tre anni al PSG al di sotto delle aspettative, anche se il primo fu buono: per lui 21 gol nell Super Lig turca, secondo marcatore dietro a Enner Valencia e davanti a Fabio Borini, anche lui semi-rinato, nel Karamguruk ormai non più di Pirlo. Cosa vogliamo dire? Che ci sono le categorie, per citare Allegri, e chi non fa la differenza in un campionato può farla in un altro apparentemente simile. Non è però il caso di Icardi, che la differenza l’ha sempre fatta: magari un giorno scriverà un libro sul giornalismo e sugli input che riceve, ci piacerebbe leggerlo.

Abbiamo invece già letto quello di Beppe e Marcello Bonetto, Cose di calcio, cose da Toro, storia di mezzo secolo di calcio italiano e di quasi un ventennio di Torino (Bonetto senior era il direttore generale della squadra dell’ultimo scudetto, 1975-76, con presidente Orfeo Pianelli). Molto interessante quando si parla della costruzione di una squadra che ha fatto storia, pezzo per pezzo ed in un contesto in proporzione difficile come quello di oggi: calcio autarchico ma proprio per questo con valori più difficili da sovvertire. Urbano Cairo, un po’ come De Laurentiis, fa parte di quello strano periodo del calcio italiano in cui gloriose realtà finanziariamente fallite furono quasi regalate dalla politica agli imprenditori giusti. Un po' come era accaduto con le mitiche privatizzazioni... Detto questo, c’è chi dallo stesso punto di partenza è arrivato allo scudetto, chi alla Champions League e chi da nessuna parte.

stefano@indiscreto.net

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