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Lautaro Martinez la differenza© Inter via Getty Images

Lautaro Martinez la differenza

La nona Coppa Italia dell'Inter, la stagione di Italiano e la nuova corsa all'Europa.

Stefano Olivari

25.05.2023 ( Aggiornata il 25.05.2023 10:16 )

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La nona Coppa Italia nella storia dell’Inter, la terza in quella decisamente più breve, 7 anni, di Simone Inzaghi allenatore, che la può mettere insieme alle 4 Supercoppe. Nella finale contro la Fiorentina non si è vista la migliore Inter, quella del derby di andata di Champions, ma si è visto il miglior Lautaro Martinez e pensando alle partite che in campionato hanno scavato la voragine con il Napoli è probabile che Inzaghi preferisca così. In due mesi da allenatore sull’orlo dell’esonero in più partite, con tanto di soluzione trash (il mitico traghettatore), ad allenatore a termine, per essere adesso riconfermato al 100% da Marotta e da Zhang, quest’ultimo peraltro sempre stato suo sostenitore silenzioso. In ogni caso Inzaghi si sta avvicinando alla partita della vita con il Manchester City con un’Inter nelle migliori condizioni psicofisiche possibili, addirittura con il ritorno di Skriniar almeno in panchina: che poi bastino è un altro discorso. Comunque probabile che nel mondo delle mani avanti Guardiola usi uno dei suoi schemi preferiti, inserendo anche Inzaghi nel girone dei maestri: qualcosa in questo senso ha già detto. 

La Fiorentina se l’è giocata molto bene, centrata sulla partita ben più degli avversari, e ha poco da rimproverarsi sia come atteggiamento sia come occasioni create: la scommessa di Italiano di lasciare uno contro uno Milenkovic e Martinez Quarta contro Lautaro Martinez e Dzeko, per essere più propositivi davanti, non ha pagato ma aveva un senso. Inutile commentare la parata di Handanovic su Jovic, la cattiva serata di Cabral o le altre situazioni, il calcio è questo e nella media chi ha i giocatori più bravi vince di più. Adesso l’Europa del club di Commisso passa soprattutto dalla finale di Conference League del 7 giugno a Praga contro il West Ham, partita sulla carta alla pari nonostante la narrazione che accompagna anche le peggiori squadre della Premier League, come appunto il West Ham. Un trofeo cambierebbe tante valutazioni, perché non bisogna dimenticare che fino a fine febbraio la stagione della Fiorentina è stata un disastro, anche in rapporto al minitorneo delle realtà medie, e che la stessa finale di Coppa Italia sia arrivata grazie alla Cremonese che ha fatto il lavoro sporco eliminando Roma e Napoli.

La finale di Coppa Italia, unita al meno 10 per la Juventus deciso dalla Corte d’appello della FIGC, permette di togliere qualche asterisco alla corsa per l’Europa. La Fiorentina non può aritmeticamente più raggiungere il settimo posto in Serie A, quindi la sua Europa passa soltanto da Praga: battendo il West Ham andrà in Europa League, perdendo passerà i giovedì 2023-24 a riposarsi. In ogni caso, dando per quasi sicuro che l’Inter arrivi fra le prime quattro, il posto di Europa League per la vincitrice della Coppa Italia tornerà a disposizione del campionato: quindi oltre alla quinta ci andrà anche la sesta. Atalanta e Roma, guardando la classifica. Insieme ad una Fiorentina vincente a Praga, quindi 3 italiane in totale, o a nessuno se i viola perderanno. Altro bivio la Roma di Istanbul: battendo il Siviglia farebbe diventare cinque le italiane in Champions, le quattro di campionato (Napoli, Lazio, Inter e Milan, mettiamo) più la Roma, perdendo farebbe l’Europa League. Ma nel primo scenario, quello della vittoria di Mourinho, ci potrebbe essere anche la qualificazione della Juventus, settima ma con 5 squadre in Champions, all’Europa League. Siccome è probabile che sulla Juventus intervenga anche la UEFA si scalerebbe, per l’Europa League, all’ottavo posto, per cui sono in corsa Monza, Bologna, Torino e la stessa Fiorentina. Non sono calcoli cervellotici, ma la spiegazione del perché si stiamo vedendo più partite vere rispetto al passato.

stefano@indiscreto.net

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