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La settimana di Rafael Leão© LAPRESSE

La settimana di Rafael Leão

La testa a Milan-Inter, la preparazione di Sarri, il sogno di Mourinho, il futuro di Giuntoli e Ballardini senza narrazione

Stefano Olivari

08.05.2023 ( Aggiornata il 08.05.2023 09:11 )

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Rafael Leão sarà in campo mercoledì sera contro l’Inter? Tutte le analisi tattiche, i copia e incolla sui precedenti storici, le previsioni dei soliti vip e le curiosità da riempitivo scompaiono di fronte alle condizioni del portoghese, cioè uno dei due giocatori (l’altro è ovviamente Theo Hernandez) con cui il Milan nell’ultimo anno e mezzo ha spaccato le partite giocate bene e ancor di più quelle giocate male. In questa stagione Rafael Leão è mancato a Pioli due volte, in entrambi i casi per squalifica: due sconfitte, una era con il Napoli. Al di là di Leão le due milanesi si sono avvicinate al loro derby di Champions con la testa giusta, con l’Inter che sembra stare fisicamente meglio: essendo divise da 2 punti dopo 34 turni di campionato, fra nove giorni troverà l’ennesima applicazione il “Chi vince è un bravo ragazzo, chi perde …” con tutto quel che segue, ben conosciuto da ogni allenatore.

Sarri e Mourinho sono molto più iconici, qualsiasi cosa voglia dire, di Pioli e Inzaghi, di sicuro sono sempre lo scudo delle loro squadre dopo le sconfitte. Il fine settimana della corsa per la Champions sarebbe stato decisivo soltanto con una vittoria della Lazio a San Siro, ma contro il Milan la squadra di Sarri ha perso, anzi straperso nonostante l’apparentemente dignitoso 2-0 per i rossoneri. La Lazio nonostante sia da tempo fuori dalle coppe (eliminata il 24 gennaio dal Milan in Coppa Italia ed il 16 marzo dall’AZ in Conference League) è in condizioni fisiche cattive non soltanto per gli uomini da copertina, Immobile e Milinkovic-Savic. Ed in campionato ha perso 3 delle delle ultime 4 partite, fra cui 2 con Inter e Milan. Si dice questo non per sminuire il lavoro di Sarri, che in rapporto agli ingaggi dei giocatori sta facendo una stagione come quella di Spalletti, ma per dire che la sua Champions adesso sembra davvero in pericolo.

Molto diverso il discorso su Mourinho, trincerato dietro infortuni (ma quelli muscolari sono quasi sempre colpa dell’allenatore, quindi sua), presunte persecuzioni arbitrali ed un rapporto con i Friedkin che da mesi è soltanto formale e comunque a distanza. Una partita da contropiede, avendo come sola punta il Belotti attuale (che poi è quello degli ultimi due anni), contro un’Inter tornata in forma poteva essere portata a casa soltanto sugli episodi, che però hanno detto male ad un allenatore che rimane il motivo principale per cui la Roma è credibile in campo internazionale. Lo sanno i tifosi giallorossi che riempiono l’Olimpico quasi sempre, lo sa lui. L’addio con una qualificazione Champions, via campionato o Europa League, è il suo sogno ambizioso che Lazio e giustizia sportivo rendono realistico.

Il ciclo del Napoli di Spalletti è appena iniziato ed è già finito? In mezzo ai festeggiamenti per lo scudetto, che giustamente dureranno anche per le ultime quattro partite di campionato, bisogna registrare le parole criptiche ma non troppo di Cristiano Giuntoli, l’uomo che da 8 anni fa il mercato del club: possono sembrare un addio, con vista sulla Juventus, come una richiesta di riconoscimento da parte di De Laurentiis, ma certo sono il segnale che qualcosa non va. Più prevedibile, ma per i tifosi del Napoli non meno preoccupante, l’atteggiamento passivo-aggressivo con cui Spalletti ha accolto la decisione del Napoli di esercitare l’opzione per allungargli il contratto di un anno. Uno Spalletti in lotta con i fantasmi, già visto altrove, ma anche con uno scenario reale e cioè che questo Napoli possa soltanto peggiorare: perché gli stessi giocatori, anche a non cederne nessuno (cosa già difficile), la prossima stagione non saranno più in questa fase perfetta della loro carriera, forti ma non ancora celebrati. La soluzione sarebbe inserirne qualcun altro, sperando di trovare, magari per la difesa, un altro Kvaratskhelia, ma a 64 anni Spalletti è po’ stanco di reinventarsi e non ha dimenticato chi meno di un anno fa lo voleva cacciare da Napoli: tanti.

La Cremonese difficilmente eviterà quella Serie B in cui già si può considerare la Sampdoria, ma si sta ribellando al suo destino: la vittoria con lo Spezia, adesso rimasto solo al terzultimo posto, rende ancora più amare le vittorie sfumate nelle precedenti due giornate con Milan e soprattutto Verona, distante 6 punti quasi impossibili da recuperare. Certo è che Ballardini ha fatto un lavoro pazzesco, con una media punti quasi doppia (1,20 contro 0,65) rispetto ad Alvini, le imprese in Coppa Italia con Napoli e Roma, soprattutto con la fiducia che riesce a dare a tutte le sue squadre. E da qualche partita, con la difesa a quattro, fare gol alla Cremonese è diventato difficilissimo. Un maestro senza dietro la narrazione (che spesso si riduce ad un maglione attillato e a due frasi in calcese) dei maestri.  

stefano@indiscreto.net

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