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Scudetto senza Maradona© Getty Images

Scudetto senza Maradona

Il terzo campionato di Serie A vinto nella storia del Napoli è stato fra i più meritati della storia per il modo in cui è stato costruito e per quello in cui è arrivato. Inevitabile il confronto con i primi due...

Stefano Olivari

05.05.2023 ( Aggiornata il 05.05.2023 10:37 )

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Il terzo scudetto nella storia del Napoli è stato così atteso e così celebrato, con festeggiamenti partiti giustamente in gennaio, che davvero non rimane più qualcosa da dire di nuovo sul trionfo della squadra di Spalletti, ma più ancora di De Laurentiis e Giuntoli, con 5 turni di anticipo: impresa riuscita a pochissimi, e nella marea di statistiche insulse in circolazione bisogna ricordarlo. Torino 1947-48, Fiorentina 1955-56, Inter 2006-07, Juventus 2018-19.

E adesso il Napoli, proprio nell’anno della ricostruzione dopo le partenze di Insigne, Koulibaly, Mertens, Ghoulam, Fabian Ruiz e Ospina, i primi quattro fra gli ultimi eroi del Napoli che 5 anni fa arrivò secondo con 91 punti dietro alla Juventus di Allegri. Per molti napoletani (e anche per De Laurentiis) la vera stagione del terzo scudetto rimane quella, anche se la squadra di Spalletti con un personale di livello medio inferiore ha giocato un calcio spesso superiore. Del Napoli di Sarri rimangono Zielinski e Mario Rui, oltre ovviamente ad un De Laurentiis che al calcio applica una legge base del cinema: si pagano tanto gli attori famosi e si paga il giusto (anzi, meno) la classe media. Osimhen, arrivato già con lo status di stella, al lordo non arriva ai 6 milioni annui: nella Juventus sarebbe il quattordicesimo in classifica, dietro anche a Milik che a Napoli conoscono bene. Senza arrivare ad un colpo pazzesco come Kvaratskhelia, che non supera il milione netto l’anno, quasi tutto il Napoli è formato da giocatori che guadagnano meno di quanto guadagnerebbero da altre parti, anche in Italia, ed anche per questo è una squadra difficile da difendere e da migliorare.

Questi sono già discorsi post-festeggiamenti, portando in trionfo uno Spalletti spesso arrivato a un passo dalla gloria, ma che la gloria ha trovato soltanto a 64 anni, in linea con i tempi che hanno spostato in avanti l'età media di tutto. Inutili adesso gli scenari di calciomercato, ricordando che un anno fa molti tifosi si sarebbero volentieri liberati dello stesso Spalletti, che con una squadra forte almeno come quella attuale avrebbe, come l’Inter, regalato lo scudetto al Milan prima perdendo in casa lo scontro diretto e poi, in aprile, suicidandosi con Fiorentina, Empoli e anche Roma, con quel pareggio di El Shaarawy al 90’.

Insomma, il terzo scudetto del Napoli è figlio anche di quelli sfiorati 5 anni fa e l’anno scorso, ma il paragone con i due del Napoli di Maradona è inevitabile. Soprattutto con il primo, quello con Ottavio Bianchi allenatore ed una rosa inferiore a quella con cui avrebbe vinto Bigon tre stagioni dopo. Nel 1986-87 un fenomeno con due campioni, Bagni e Giordano, un po’ di classe media e un po’ di classe bassa. Oggi due campioni, Osimhen e Kvaratskhelia, e tanta classe medio-alta e media. Punto di contatto l’avere sfruttato l’annata sbagliata delle principali concorrenti, senza quindi avere avuto una vera rivale. Cosa che invece fu diversa per il Napoli di Bigon, Careca e Alemão che fino all'ultimo lottò con uno dei Milan più forti di sempre. Era meglio prima, come dicono i vecchi? Di sicuro meglio di tutti era Maradona. Ed anche il fatto che, parliamo del primo scudetto, c'erano tanti napoletani o campani in squadra, l'identificazione del tifoso era più facile ed emozionante: De Napoli, Bruscolotti, Ferrara, Romano, Volpecina, Caffarelli, Celestini, Carannante, Filardi, Puzone, Muro... Bei tempi.

Altro punto di contatto, ma lo si noterà meglio nei prossimi mesi, è la pretesa di essere simpatici alle altre tifoserie d'Italia e non solo d'Italia (De Laurentiis ha parlato di 83 milioni di tifosi del Napoli nel mondo... come se il mondo avesse 120 miliardi di abitanti), quando invece la base del successo del calcio è proprio la rivalità, quindi l'essere antipatici quando si vince. Nessun tifoso di Juventus, Inter e Milan pensa che gli altri siano contenti dei suoi successi, ma la narrazione del Napoli e di Napoli, fatta anche dai non napoletani, è sempre stata diversa. Forse non è un caso che il primo scudetto senza Maradona sia arrivato da un Napoli senza una grande identità napoletana, un Napoli che prendendolo dal presidente all'ultima delle riserve potrebbe tranquillamente essere una ottima squadra di Premier League, diciamo l'Arsenal. Di certo questo scudetto per il modo in cui è arrivato, ed in proporzione ai soldi investiti, è stato uno dei più meritati della storia. 

stefano@indiscreto.net

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