Giornale di critica e di politica sportiva fondato nel 1912

La mano di Dia© Getty Images

La mano di Dia

La festa della Salernitana, quelli fuori dalla Champions, la mossa di Mourinho, le occasioni dell'Inter ed il valore di Palladino.

Stefano Olivari

01.05.2023 08:36

  • Link copiato

Il dio del calcio ha voluto punire il triste circo messo in piedi per rinviare Napoli-Salernitana a domenica pomeriggio, in modo da poter festeggiare il terzo scudetto del Napoli al Maradona, nel luogo intitolato al protagonista dei primi due. Dopo la sconfitta della Lazio a San Siro occorreva una vittoria, ma un po’ di sfortuna e soprattutto una Salernitana in salute (e certo non disposta a fare da sparring partner, per diversi motivi, fra cui il fatto che il Napoli gode di grande simpatia al Sud ma poca nel resto della Campania) hanno rimandato di quattro giorni la festa. Niente che possa rovinare una stagione fantastica, al di là di ogni aspettativa, ma certo dal punto di vista mediatico una celebrazione in trasferta a Udine, o peggio ancora il giorno prima se la Lazio non batterà il Sassuolo, non è come una in casa propria. Senza contare il record dello scudetto con 6 giornate di anticipo che è sfumato: per questo Spalletti l’ha presa molto peggio dei giocatori, perché il record sarebbe stato del ‘Napoli di Spalletti’. Una stonatura in un coro di elogi, con sempre in testa l’uscita dalla Champions League che invece è tutt’altro che una stonatura visto che darà la finale al Milan o all’Inter. E se ci fosse qualcosa in più della finale allora sì che la festa sarebbe rovinata, più che da un gol di Dia.

La vittoria dell’Inter sulla Lazio e quella dell’Atalanta sul Torino, unite ai pareggi di Milan, Roma e Juventus, hanno accorciato la zona Champions: 6 squadre in 6 punti, dai 61 della Lazio ai 55 dell’Atalanta, per 3 posti. E se uno di questi 3 fosse dalla Juventus chissà fino a quando si dovrà aspettare, fra processi e ricorsi, per averne la certezza. Quanto alla trattativa con la FIGC per il megapatteggiamento, non c’è bisogno di un genio della politica sportiva per intuire che una Juventus in Champions ‘sul campo’ avrebbe un po’ di potere contrattuale in più, utile per evitare la Serie B, quindi in ogni caso i reali posti Champions rimanenti sono 3 per 5 squadre. Oltre che gli scontri diretti (fra una settimana Milan-Lazio, Roma-Inter e Atalanta-Juventus: a volte il calendario sembra una sceneggiatura) conterà ovviamente l’impegno della classe media, più o meno stimolata da certi rapporti di mercato. Molto buono il calendario della Lazio, buono quello della Roma, se non vincono gli scontri diretti (da ricordare anche Juventus-Milan e Inter-Atalanta) rischiano grosso le due semifinaliste di Champions.

Inter e Milan non erano nelle condizioni di classifica per risparmiarsi in vista del derby europeo e infatti nella doppia sfida con Roma non si sono risparmiate. I rossoneri di Pioli hanno preso al 97’ un pareggio che comunque sta loro stretto, contro un Mourinho che meglio di tanti altri ha bloccato la catena di sinistra del Milan: tutti dicono di volerlo fare, ma lui l’ha fatto davvero, con un 5-3-2 a sorpresa e Celik a uomo, proprio come una volta, su Rafael Leão. Per la Roma vittoria sfumata, vista la situazione generata dal gol di Abraham, ma corsa Champions ancora viva, a pari punti proprio con Milan e Inter.

La squadra di Inzaghi si è mostrata nella migliore versione di stagione, già prima dell’ingresso in campo di un Lautaro Martinez poi decisivo nel quarto d’ora finale, e lo ha fatto contro una Lazio abitualmente lascia pochissimi spazi e che fino a ieri era la miglior difesa della Serie A. Come al solito tante occasioni per i nerazzurri, ma i punti di distacco dal Napoli, con un organico sulla carta superiore, sono 22 e gli errori degli attaccanti, magari non in questa occasione, sono errori e non sfortuna: annata ancora in bilico fra il trionfo ed il semi-fallimento. La squadra di Sarri non ha invece tante alternative, ma è anche vero che senza coppe non ne avrebbe così bisogno, quindi il suo evidente calo fisico è qualcosa di inspiegabile.

Raffaele Palladino è l’allenatore dell’anno? Il Monza salvo con 6 giornate di anticipo, alla sua prima stagione in Serie A, direbbe questo e ancora di più lo direbbe il gioco mostrato dalla squadra di Berlusconi e Galliani, sempre propositivo. Però bisogna evitare, in questo ed in altri casi, la retorica sulla piccola squadra che dà fastidio (se arrivasse ottavo il Monza potrebbe anche sognare l’Europa…) ai giganti, perché il monte ingaggi lordo del club brianzolo è il nono della Serie A e quindi non c’è da gridare al miracolo: bravo Palladino, ma ha fatto il suo. Molto più del loro, pensando agli ingaggi dei calciatori a disposizione, hanno fatto invece Spalletti, Sarri, Sottil e Baroni. Poi possiamo anche pensare che i club buttino via i soldi, ed in parte è proprio così, ma di base nessun allenatore è felice per un calciomercato in economia. 

stefano@indiscreto.net

Condividi

  • Link copiato

Commenti

Leggi Guerin Sportivo
su tutti i tuoi dispositivi