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L'ultimo Allegri© Juventus FC via Getty Images

L'ultimo Allegri

Il progetto della Juventus, le partite da Inzaghi, l'anno di Ibrahimovic e il giorno di Napoli-Salernitana.

Stefano Olivari

27.04.2023 ( Aggiornata il 27.04.2023 21:46 )

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Nella storia della Juventus una Coppa Italia cambia poco, ma in quella di Massimiliano Allegri può fare la differenza. Perché la semifinale con l’Inter se l’è giocata davvero male, a livello sia tattico sia di atteggiamento. Trasmettendo anche un nervosismo che non faceva parte del suo bagaglio, anzi, ma che da qualche mese è evidente, si pensi soltanto all’atteggiamento tenuto con Spalletti (mai stato un suo amico, in ogni caso) e con Marotta (invece sempre suo grande sponsor ed estimatore). Non avendo Vlahovic impostare una partita da contropiede non era uno scandalo, del resto dal Real Madrid in giù nell’Europa (e nell’Italia, a partire dal fu ‘giochista’ Sarri) che conta giocano così quasi tutti. Ma farlo con Chiesa in queste condizioni non è sembrata una grande idea, mentre decisamente meglio le cose sono andate nel secondo tempo di San Siro quando Milik è entrato per Kostic. La Coppa Italia è però ormai il passato, fra l’altro visto l’orientamento dell’UEFA non avrebbe probabilmente dato biglietti per l’Europa, il tema è adesso il futuro. Di Allegri e di buona parte dei giocatori, con un Pogba impresentabile e che sintetizza tanti errori di Agnelli visto che le sue ultime mezze stagioni al Manchester erano visibili a tutti. Domanda per Calvo, oltre che per il futuro uomo di calcio del club: se non avesse ancora due anni di un contratto pazzesco Allegri sarebbe scelto come allenatore per la Juventus da progetto, qualsiasi cosa voglia dire, dei prossimi anni? La risposta, anche quella intima di Allegri (da qui la tensione) è un grosso no. Previsione del momento: divorzio non amichevole (Allegri non ha il mercato di 4 anni fa e a maggior ragione non farà sconti), auspicato anche da parte dei tifosi, per non dire da Lapo Elkann.

La semifinale di Coppa Italia, pur vinta bene, cambia poco nel futuro di Simone Inzaghi, che in una stagione difficile si è confermato allenatore da eliminazione diretta anche in una partita con un numero di occasioni sbagliate simile a quello del campionato, anche con attaccanti in forma come Lautaro Martinez o che la forma stanno ritrovando come Lukaku. E se Inzaghi dopo la Supercoppa conquistasse la Coppa Italia, l’accesso alla finale di Champions ed il quarto posto in Serie A? Scenari possibili, senza far gridare al miracolo, quindi la domanda ha cittadinanza anche fuori dal bar. La storia recente del calcio italiano e della stessa Inter (Conte, Leonardo, Benitez, Mourinho, Mancini…) è piena di allenatori che sono stati esonerati o, più di frequente, si sono dimessi dopo una vittoria, in certi casi una grande vittoria. Previsione del momento: separazione più o meno (ci sarebbe un contratto) soft.

Nessuna finale di Champions, nemmeno nel caso il Milan vincesse il derby europeo, per Zlatan Ibrahimovic che del resto non fa nemmeno parte della lista UEFA dei rossoneri e che nel riscaldamento prima di Milan-Lecce si è fatto male per l’ennesima volta. Una cosa logica per un quarantaduenne, anche per uno che è da poco tornato nella sua nazionale. Ibrahimovic si aspetta di ricevere da Maldini una proposta per prolungare di un anno, anche a cifre inferiori rispetto a quelle attuali (1,5 milioni netti a stagione) che per il suo status sono modestissime. Non sarebbe un premio alla carriera o una mossa di marketing per vendere qualche maglia in più, ma il riconoscimento dell’importanza che Ibrahimovic ha avuto nella scorsa stagione, e anche in questa, nello scuotere lo spogliatoio nei momenti difficili ed anche in quelli di imborghesimento (che hanno riguardato anche Pioli, adesso tornato sul pezzo). È chiaro che lo svedese, come tutti i vecchi campioni che non hanno intenzione di allenare, pensa (esattamente come accaduto a Maldini a suo tempo o a Totti adesso) che dirigenti veri, non tagliatori di nastri, ci si possa anche improvvisare. Ma non funziona proprio così, anche se campioni e soprattutto tifosi la pensano diversamente. Previsione del momento: un altro anno di Milan da giocatore.   

E alla fine Napoli-Salernitana è stata rinviata da sabato a domenica pomeriggio alle 15, per motivi di ordine pubblico non chiaramente definiti visto che a Napoli per festeggiare la conquista matematica dello scudetto con sei turni di anticipo in ogni caso si sarebbe dovuto attendere l'esito di Inter-Lazio, domenica alle 12.30. E se il Napoli non battesse la Salernitana? La richiesta della Prefettura di Napoli, su cui si è espresso il CASMS (Comitato di Analisi per la Sicurezza delle Manifestazioni Sportive), era basata sulla necessità di concentrare i festeggiamenti in una sola giornata, ma in ogni caso il sabato non ci sarebbe stato alcunché da festeggiare. Una decisione che certo non farà piacere alle televisioni e nemmeno agli altri club, visto il conseguente spostamento a giovedì di Udinese-Napoli, prevista martedì. Forse però al di là dell'ufficialità lo spostamento non dispiace al Napoli, che in caso di non vittoria della Lazio a San Siro potrebbe festeggiare subito lo scudetto nel suo stadio, senza tappe intermedie. A dirla tutta il sospetto è proprio questo: che il circo sia stato messo in piedi soltanto per celebrare lo scudetto al Maradona.

stefano@indiscreto.net

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