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Le sei giornate di Napoli© LAPRESSE

Le sei giornate di Napoli

La Fiorentina di Bernardini, l'Atalanta a fari spenti, le panchine bloccate e la Serie A senza italiani.

Stefano Olivari

26.04.2023 ( Aggiornata il 26.04.2023 15:51 )

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Ci sono record insulsi, spesso figli del loro tempo (più dure le marcature per Chinaglia o per Immobile?), ed altri che davvero fanno la storia. Questo accadrebbe se il Napoli battesse la Salernitana e la Lazio non andasse oltre il pareggio con l’Inter a San Siro: situazioni quantomeno possibili, non fantacalcio. Se si materializzassero la squadra di Spalletti diventerebbe campione d’Italia con 6 turni di anticipo. Impresa mai riuscita ad alcuno, mentre con 5 di anticipo c’è una ristretta élite: il Torino 1947-48, la Fiorentina 1955-56, l’Inter 2006-2007 e la Juventus 2018-19. Più frequente questa situazione all’estero, nei campionati con un minimo di dignità il record è del PSG 2015-16 (allenatore Blanc, leader tecnici Ibrahimovic e Di Maria) con 8 turni di anticipo. Ma rimanendo in Italia il paragone è scontato: questo Napoli in estate non aveva certo le aspettative del Grande Torino al suo massimo, dell’Inter post Calciopoli di Mancini rinforzata da Ibrahimovic, della Juventus di Allegri dopo l’arrivo di Cristiano Ronaldo. Più facile il paragone con la Fiorentina di Fulvio Bernardini, che aveva alcuni giocatori forti (Julinho, Virgili, Montuori) ma non campionissimi e comunque fuori dai radar delle grandi tradizionali. Una squadra che la stagione dopo sarebbe arrivata alla finale della Coppa dei Campioni contro il Real Madrid di Di Stefano, Kopa e Gento.

Si parla poco di Atalanta, per i soliti motivi di audience, ma questo non toglie che anche nel post-Percassi, peraltro mai davvero iniziato (Antonio Percassi sempre presidente, anche se da azionista di minoranza al 45%), la squadra allenata a volte pare di malavoglia da Gasperini, tatticamente però molto più creativo che in passato, stia lottando per la Champions. E dopo la vittoria sulla Roma i punti di svantaggio sulle quarte (Milan e proprio Roma) sono soltanto 4, Le dinamiche politico-sportive di questa stagione sono tali che il sistema non può permettersi fra processi e ricorsi di assegnare un posto Champions ai nerazzurri bergamaschi, ma speriamo di sbagliarci.

Dopo la disastrosa sconfitta di Newcastle il Tottenham ha esonerato Cristian Stellini, apparso fin da subito una scelta stravagante essendo lui più contiano di Conte: 4 punti in 4 partite e adesso l’attesa di un futuro italiano insieme a Conte. Visto che nemmeno lui sa dove allenerà è assurdo che lo facciamo noi. Certo è l’unica panchina fra quelle delle prime sette che dovrebbe al 90% liberarsi è quella dell’Inter (tranne che in caso di trionfo nella Champions), mentre la Roma è appesa agli umori di Mourinho, attualmente tendenti al buono. Ma viste le modalità della separazione nel 2021 un ritorno all’Inter, con questa stessa dirigenza e con i soldi che guadagna adesso Conte (senza contare quelli da dare a Inzaghi) sarebbe per entrambe le parti un po’ perdere la faccia. Il mercato delle panchine è bloccato anche per le seconde sette, dal Bologna alla Salernitana: tanti emergenti, da Thiago Motta a Palladino, in attesa di un treno giusto che a questo giro non passerà e quindi tanti rinnovi o conferme senza entusiasmo. Ma del resto, al netto delle celebrazioni dopo la vittoria di giornata, quale club da alta Champions è alla porta di Italiano, Juric, Sottil, Dionisi e Paulo Sousa?

I grandi dibattiti sugli italiani che non giocano in Serie A sembrano confinati alle conferenze stampa di Mancini, visto che la Lega ha rifiutato anche soltanto la prospettiva del 6+6, proposta dalla FIGC e ovviamente gradita al sindacato calciatori. 6+6 significa avere in rosa almeno 6 giocatori di formazione nel club e 6 di formazione in un settore giovanile italiano, dove per formazione si intendono 3 anni. Una proposta ragionevole, ricordando il regime UEFA di 4+4. Insomma, non si sarebbe trattato di inventarsi campioni che non ci sono ma soltanto di dare qualche sbocco in più ai settori giovanili. Un grave errore, proprio in una stagione che ha dimostrato che con una classe media bene allenata si può arrivare in altissimo. Poi va sempre ricordato che gli ultimi due Mondiali li abbiamo visti da spettatori non perché mancasse il 6+6 ma per il fallimento di squadre che avevano in canna una qualificazione tranquilla. Nella direzione giusta invece il 5+5  (5 convocabili in azzurro e 5 di qualsiasi nazionalità ma con 2 anni nello stesso settore giovanile) per la Primavera a partire da subito, con l'obbiettivo del 10+10 in tre anni: che poi questi ragazzi trovino uno sbocco in Serie A è un altro discorso. 

stefano@indiscreto.net

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