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Finaliste di Champions© LAPRESSE

Finaliste di Champions

Tre squadre in maschera, la concretezza di Sarri, il caso Vlahovic, interisti in partenza, la pace di De Laurentiis e l'allargamento di Calciopoli...

Stefano Olivari

17.04.2023 ( Aggiornata il 17.04.2023 09:15 )

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Che cosa sarà mai un banale turno di campionato di fronte alla prospettiva di arrivare alla finale di Champions League? Napoli, Milan e Inter hanno giocato in maschera con Verona, Bologna e Monza ed in tre partite tristissime i risultati si sono visti. Il peggiore è quello della squadra di Simone Inzaghi, al quinto posto e due punti sotto la zona Champions, con il quarto ed ultimo (a meno che a Istanbul vinca un’italiana…) posto utile occupato dal Milan. E ridurre tutto al rendimento scadente dei quattro attaccanti, al di là del fatto che davvero sia scadente, non si può quando in campionato le sconfitte sono già 11. Ma si può esonerare un allenatore che nella competizione più importate potrebbe arrivare fino in fondo?

L’unica squadra di vertice che sta correndo, in ogni senso, è la Lazio, che sarebbe seconda anche senza il meno 15 della Juventus. La squadra di Sarri ha nettamente la miglior difesa del campionato ed il secondo miglior attacco dietro al Napoli, ma è tutt’altro che una squadra per esteti al di là di alcuni gol costruiti in stile Playstation. È anzi una squadra concretissima, da contropiede, da calcio all’italiana con buona pace di chi vede maestri e innovazioni ovunque. La differenza fra gli expected goals a favore e contro dice infatti che la Lazio dovrebbe essere ottava in classifica dietro a Napoli, Inter, Roma, Atalanta, Milan, Juventus e e Fiorentina: con questo non si vuole dire che la posizione in classifica sia immeritata, perché il calcio non è la ginnastica artistica e sfruttare una percentuale più alta di occasioni da gol è un merito, non fortuna, ma soltanto che molti giudizi sugli allenatori da progetto, alla Sarri, hanno una logica da fan club. Quale commentatore, anche ammiratore di Mourinho, direbbe che la Roma a livello di gioco produce statisticamente più della Lazio? Eppure è così.

Quale futuro per Dusan Vlahovic? Da tanto che si parla di lui, sia che segni sia soprattutto che non segni, sembra che l’attaccante serbo sia alla Juventus da dieci anni ed invece sta lavorando con Allegri soltanto dal gennaio del 2022, quando venne acquistato dalla Fiorentina per 80 milioni di euro, pagabili in 5 rate. Se qualcuno offrisse oggi una cifra simile, anche meno ma non di tanto, subito Scanavino accompagnerebbe Vlahovic all’uscita, al di là dell’incertezza futura a causa delle note vicende. Perché in definitiva in bianconero segna un gol ogni 200 minuti, discreta media ma non da predestinato, e soprattutto ha mostrato qualche limite tecnico che all’inizio era nascosto da uno stato di forma straordinario. Insomma, con il senno di poi l'affare l'ha fatto Commisso ma con quello di prima non non l'avremmo detto. La sconfitta con il Sassuolo non è certo imputabile soltanto a Vlahovic, ovviamente, visto che la squadra di Dionisi ha davvero dominato pur rischiando nel finale di subire il pareggio, ma di certo Vlahovic è un caso al pari di Pogba. Soltanto che il suo è risolvibile facilmente.

Sempre per stare su discorsi non nuovi: l’Inter è in vendita? Più che altro è quasi impossibile che Zhang riesca a tenerla oltre il 2024, a meno di vedersi rinnovare i prestiti a tassi da usura e comunque insostenibili con un club che come gli altri grandi non produce utili e non ne produrrà mai. Da Investcorp a Radrizzani alla cordata italiana vagheggiata da Ernesto Pellegrini (ma che fine ha fatto l'InterSpac di Cottarelli?), qualunque potenziale acquirente è verosimile, il mondo è pieno di soldi veri in cerca di un impiego, per un ritorno di immagine da giocarsi su altri tavoli. Una situazione che ha effetti sportivi immediati: anche nel 2023-24 Marotta con o senza Inzaghi proporrà un instant team, cedendo il cedibile dopo il disastro combinato con Skriniar. Nella lista della monetizzazione è entrato anche Onana, più facile da sostituire (forse con Vicario) di altri. E l'enorme percentuale di giocatori in partenza spiega il campionato nerazzurro più dello stato di forma di Correa.

Proprio a pochi giorni dal decisivo appuntamento di Champions è scoppiata la pace fra De Laurentiis e gli ultras del Napoli, con il presidente del terzo scudetto che si è fatto ridere dietro da mezzo mondo per la foto della riconciliazione, dopo anni di freddezza e mesi di autentiche minacce, da lui subite, che hanno portato ad assegnargli una scorta. Il produttore cinematografico non è impazzito né ha cambiato opinione sugli ultras, ma si è soltanto piegato a richieste che evidentemente sono arrivate molto dall’alto e che certo non gli hanno fatto piacere visto che ha dovuto fare la mezza promessa di coinvolgere gli ultras nei festeggiamenti dello scudetto e di una parziale marcia indietro sulla card per le partite casalinghe, che nella sostanza ha creato un danno ai bagarini. E gli ultras del Napoli, elevati al rango di interlocutori istituzionali, cosa hanno concesso? Di rispettare il regolamento dello stadio in materia di striscioni e tamburi, bontà loro. Vicenda ridicola ma anche gravissima, con De Laurentiis e il Napoli vittime di una cattiva concezione del quieto vivere.

Grande curiosità per la puntata di stasera di Report, su Rai Tre, dopo le anticipazioni riguardanti l’intervento di Massimo Cellino, ricordando il periodo in cui fu presidente della Lega dopo le dimissioni di Galliani. L’attuale presidente del Brescia ha sostenuto che per salvare mezza Serie A avrebbe distrutto tanti documenti che certificavano irregolarità su fideiussioni, pagamenti IRPEF, in generale iscrizioni ai campionati. In sostanza Calciopoli, perché è di questo periodo che si parla, sarebbe stata soltanto una piccola parte del marcio del calcio italiano. C'erano dubbi?

stefano@indiscreto.net

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