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Ritorno da Osimhen© LAPRESSE

Ritorno da Osimhen

La finale di Milan e Napoli, le assenze di Spalletti, il patteggiamento della Juventus, Euro 2032 come Italia '90.

Stefano Olivari

13.04.2023 ( Aggiornata il 13.04.2023 10:33 )

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L’andata del quarto di finale tutto italiano della Champions League non ha certo deluso, fra occasioni sia per il Milan sia per il Napoli, gestione arbitrale opposta nei due tempi (nel primo ammesso il rollerball, nel secondo cartellini irritanti), altissima tensione perché chissà quando capiterà di nuovo di avere come orizzonte una finale del massimo trofeo continentale, per non dire mondiale: al Napoli non è mai successo nella sua storia, il Milan ha prospettive un po’ diverse da quelle con il Berlusconi di fine anni Ottanta.

Nonostante la sconfitta il Napoli può quasi essere contento, perché in almeno due occasioni, alla fine di entrambi i tempi, poteva crollare ed invece ha reagito da grande squadra mostrando perché sta vincendo lo scudetto: certo i 22 punti di differenza che ci sono in Serie A con i rossoneri non si sono visti, ma non si è visto nemmeno Osimhen e non è detto che martedì prossimo al Maradona il nigeriano sia in una versione presentabile, al di là dello scendere in campo che avverrebbe anche su una gamba sola. Già, Osimhen: senza di lui in questa stagione il Napoli ha giocato 9 partite, vincendone 7 e perdendone 2, entrambe con il Milan. Ce n’è una con i rossoneri anche fra le 9 vinte, ma andando oltre i numeri tutti ricordano che il Napoli che il 18 settembre vinse a San Siro fu anche molto fortunato, con la squadra di Pioli a dominare buona parte della partita. In sintesi, nella stagione Spalletti non ha mai affrontato il Milan con Osimhen, e in Champions lo ha fatto anche senza Simeone e con mezzo Raspadori. Un discorso semplicistico? Basta guardare la partita di Elmas, generosa e basta. Quanto al Milan, ha confermato di stare bene, ma nel finale in superiorità numerica nonostante l'entusiasmo del pubblico si è stranamente spento: il ritorno sembra la classica partita da Rafael Leão, comunque importante anche ieri. Impressionante Maignan, soprattutto sul tiro di Di Lorenzo: questi sono davvero gol, purtroppo per i portieri e per i difensori mai adeguatamente celebrati.

La procura della FIGC ha chiuso le indagini sulla seconda parte delle vicende riguardanti la Juventus: la partnership, cioè il sistema, messo in piedi con Atalanta, Bologna, Cagliari, Sassuolo, Sampdoria e Udinese, le manovre stipendi e i compensi agli agenti a fronte di nessuna operazione ufficiale. Saltiamo come al solito la parte da giuristi di Google e andiamo alla sostanza sportiva, che del resto è anche quella del citatissimo articolo 4: il 19 aprile ci sarà una sentenza definitiva sul meno 15, per il resto è impensabile che il primo processo ai bianconeri possa avvenire prima di fine maggio. E al di là delle sanzioni scontate nel 2022-23 la Serie A non si può permettere un’estate piena di asterischi. Sulla categoria in cui giocherà la Juventus, sulle sanzioni agli altri 6 club coinvolti, e su singole situazioni come il caso Osimhen (ma sarebbe meglio dire Manzi-Liguori-Palmieri-Karnezis)-Lille. Previsione? Una sostanziale depenalizzazione delle plusvalenze gonfiate, per non punire 20 squadre su 20, e un megapatteggiamento per situazioni più gravi come gli accordi privati: diversamente si ferma tutto.  

Euro 2032 come il Mondiale del ’90? La FIGC ha inviato all’UEFA il dossier stadi, che riguarda 10 città: Bari, Bologna, Cagliari, Firenze, Genova, Milano, Napoli, Roma, Torino e Verona. Rispetto alle 12 di Italia ’90, anch’essa manifestazione a 24 squadre, mancano Udine e Palermo, oltre alle città che insieme a Torino e Udine hanno gli impianti più moderni, cioè Bergamo e Reggio Emilia. Finora un manifesto di buone intenzioni, con una filosofia chiara: gran parte dei mitici nuovi stadi sarà fatta con soldi pubblici, con soluzioni ai confini dell’assurdo come nel caso del Franchi.

stefano@indiscreto.net

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